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E’ morto Pietro Valpreda

par Roberto Ferrario

Publie le lundi 8 juillet 2002 par Roberto Ferrario - Open-Publishing



il compagno che pagò al posto dei neofascisti



Con Pietro Valpreda scompare un compagno anarchico vittima di una vera e propria macchinazione politica che cercò attraverso la costruzione di una falsa e artefatta accusa di addebitare alla sinistra la strage di Piazza Fontana.

L’attentato alla Banca dell’Agricoltura causò 16 morti e 90 rimasero ferite : l’attentato diede inizio agli anni bui della "strategia della tensione". Trent’anni dopo per quella strage furono condannati gli esponenti neofascisti di Ordine Nuovo, Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni.

A maggior ragione, alla luce delle nuove indagini e dei nuovi processi sulle stragi, giudicate dalla stessa magistratura, le responsabilità fasciste sono state provate, lo Stato italiano gli è ancora debitore.

A distanza di tanti anni, molte verità che hanno visto protagonisti uomini e parti degli apparati di Polizia non sono mai state rivelate, ma anzi, tenute gelosamente nascoste.

Valpreda era stato arrestato quattro giorni dopo lo scoppio della bomba alla Banca dell’Agricoltura nel centro del capoluogo milanese il 12 dicembre del ’69, insieme al ferroviere Giuseppe Pinelli, che quattro giorni dopo morì "difinestrato" nella questura di Milano mentre veniva interrogato.

Valpreda fu arrestato sulla base della testimonianza di un tassista, che alla polizia disse : "Si è diretto con una borsa verso la Banca dell’Agricoltura, quando è tornato dopo pochi attimi, non aveva più la valigetta...". Pietro negò sempre ogni coinvolgimento, ma rimase comunque in carcere fino al 1972.

Sotto la mobilitazione e le numerose manifestazioni l’opinione pubblica constrinse il governo ad emettere un decreto legge che ridusse i termini della carcerazione preventiva, legge che tutti hanno sempre chiamato "legge Valpreda".

Lunedì scorso era stato riportato a casa dall’ospedale Fatebenefratelli. Gli erano vicini la moglie Pia, la sorella Maddalena, il figlio Tupac e il cognato.

Aveva 69 anni ed era da circa un anno malato di tumore. "L’ultimo anno è stato travagliato e doloroso, ma Pietro si è spento serenamente e senza sofferenze - ha detto la sorella - in questi ultimi giorni, tra ospedale e casa, sono venuti in tanti a portargli l’ultimo saluto e commoventi testimonianze d’affetto".

Rientrato nell’anonimato ha continuato le sue battaglie politiche e sociali, impegnandosi, a Milano, in decine di iniziative umanitarie. E si è dedicato alla scrittura, assieme al suo amico giornalista Piero Colaprico. Per guadagnare, era stato anche rivenditore di libri per l’Einaudi.

Rifondazione Comunista con L’Osservatorio Democratico sulle nuove destre sarà presente ai funerali di Pietro che si svolgeranno domani alle 14.30 presso il Circolo Anarchico del Ponte della Ghisolfa di Milano in Viale Monza.


ROBERTO
08.07.2002