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Report di guerra #53

Publie le mercredi 9 avril 2003 par Open-Publishing

Impossibile stabilire un contatto con Baghdad, ormai da 24 ore. Questa
è
l’ultima corrispondenza che mi ha inviato dalla giordania Rosarita
Catani,
che segue la tv giordana ed i network arabi che trattano la guerra.

di Rosarita Catani
da Shafa Badran
(Amman)
Giordania"

8.04.03

h. 11.30. Stanotte non sono riuscita a dormire. Sentivo ancora i rombi
degli aerei ed il rumore delle bombe. Mi sono svegliata con un senso di
angoscia addosso.

Oggi gli anglo-americani sono a Bagdad.

I bombardamenti continuano. La città brucia.

Vedo le case carbonizzate. C’è fuoco dappertutto per le strade.

C’è sangue che scorre. Vedo un pezzo di una gamba, non c’è il corpo ;
solo
l’arto frantumato dal ginocchio al piede. Gente che scappa.

Ecco i carri armati, sono in una cittadina a pochi chilometri da
Bagdad. Si
fermano. I soldati scendono. Entrano nel cortile di un’abitazione. L’ho
già
vista questa scena.? No ! Non è un’immagine di repertorio.

Danno calci alla porta. Apre un uomo.

Sento la voce che in inglese ripete "Go out". "Go out." L’uomo
all’interno
fa cenno con le mani, gli dice di aspettare. Non sparate, non sparate.
Chiama qualcuno che si trova all’interno della casa. Esce ! C’è una
donna
con lui forse la moglie. Sì è la moglie. E’ una famiglia come tante.
Vedo
una ragazzina avrà forse quindici anni, un ragazzo un po’ più grande.
Ci
sono anche due bambini piccoli avranno quattro o cinque anni.

Li fanno inginocchiare per terra e gli fanno tenere le mani in alto. La
donna piange si mette le mani dinanzi la bocca. La figlia gli si
avvicina e
piange con le lei. Hanno paura. I soldati gli puntano il "baruda" il
fucile sulla testa.

I piccoli alzano anche loro le manine. Sono accovacciati per terra.
Reprimono il pianto. La telecamera li inquadra. Nei loro occhi grandi e
neri si vede il terrore.

Li guardo e penso a mio figlio. Mi viene da piangere.

Le forze anglo americane hanno catturato fino ad oggi 3.700 persone.
Tra
questi ci sono moltissimi civili sono stati fatti prigionieri.

Gli americani hanno formato dei punti di controllo intorno Bagdad. Non
sono
al centro della città.

Vedo le strade. Hanno colpito anche due palazzi presidenziali.

Si vede una casa colpita. All’interno della stanza da letto un grosso
buco
sul tetto ed un altro sulla parete esterna della casa. Resti di mura
sono
giacenti sul letto e per terra. Un uomo raccoglie il Corano, lo
spolvera e
lo bacia.

Un intera palazzina rasa al suolo. Le persone scavano tra le macerie
con le
mani. C’è un peluche a terra. Una donna in lacrime dice sono morti
tutti.
E’ morta tutta la mia famiglia. Mi è rimasto solo mio nipote di due
anni.

Il Ministro dell’informazione irachena lancia un annuncio alla
popolazione
e dice di non credere alla propaganda americana. Vedete dice, gli
americani
dicevano di aver occupato il Ministero dell’informazione. Ecco il
palazzo è
proprio alle mie spalle.

Ospedale di Bagdad. Negli ultimi tre giorni c’è stata una media di 100
feriti l’ora. Oggi nella sola città di Bagdad si contano per il momento
31
morti ma il numero è destinato a crescere.

Sui lettini sono distesi bambini. Sono tutti piccoli dai 18 mesi ai sei
anni. Chi è stato colpito alla testa, chi al ventre, chi al viso. Un
ragazzino ha un moncherino al posto del piede.

La lista è lunga ed interminabile.

Io mi chiedo quando arriveranno gli aiuti umanitari ?

La cittadina d’Al Musal è stata anch’essa violentemente bombardata. Qui
la
vita continua. Il centro della città è pieno di gente. Una donna
intervistata dice : "Questa è casa mia. Non mi muovo da qui, non ho
paura
quindi non me n’andrò. Non mi cacceranno via. Questa ! E’ casa mia "

Il giornalista commenta che secondo lui la popolazione irachena ha la
convinzione che la guerra entri nel vivo quando gli americani
entreranno
nel centro della città e quindi da lì loro formeranno la resistenza.