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MILITARIZZARE LA PACE

Publie le martedì 8 marzo 2005 par Open-Publishing

Dazibao Governi

di Viviana Vivarelli

Berlusconi intende, con progressivi blitz parlamentari a colpi di maggioranza, trasformare la forma di questa repubblica, distruggendo via via i diritti democratici fondamentali. Ieri si è riaffacciato il truce tentativo di imbavagliare il diritto di informazione dai luoghi di guerra con quella che lui chiama ’riforma del codice militare’.

Il tentativo, già fallito in Commissione, è slittato ma si riaffaccerà minaccioso, sia perchè lo vuole il padrone americano, sia perché sarebbe un primo passo verso quell’imbavagliamento generale dell’informazione che è nei disegni perversi del leader di destra e che aprirebbe gli scenari di un nuovo fascismo.

Per il momento la riforma dei codici militari in tempo di pace è passata, nella astenia anemica della stampa di centrosinistra, come se la cosa riguardasse un oscuro paesello sudamericano e non i nostri diritti costituzionali.

Ci troviamo in una situazione equivoca, è sempre in vigore l’articolo 11 della Costituzione che dichiara che "l’Italia ripudia la guerra" e lo dice in modo inequivocabile e senza dubbio alcuno. Ogni nostro politico (eccetto Selva) non fa che proclamare a gran voce il nostro intento di pace, riusciamo a chiamare ’missione di pace’ persino la permanenza di 3000 soldati in tenuta di guerra e con velivoli da guerra a Nassirya, siamo chiaramente a fianco di un aggressore con operazioni di aiuto militare, non abbiamo mai fatto una dichiarazione di guerra all’Irak ma per la nostra condotta siamo ritenuti dagli Iracheni degli aggressori al pari dei nostri alleati, abbiamo consegnato senza fiatare centinaia di iracheni civili alle torture di Abu Ghraib, nessuno ha mai spiegato all’opinione publica il massacro della battaglia dei ponti di Nassirya in cui in cui i nostri bravi soldati hanno ammazzato civili, donne e bambini mentre si continua a parlare di una fantomatica ricostruzione a cui non abbiamo mai partecipato.

L’equivoco è inaccettabile. I confini tra guerra e pace si sono del tutto perduti.
Il minimo che un Parlamentgo dovrebbe fare è ridefinire questi confini e stabilire il discrimine tra una vera missione di pace e una operazione di guerra.
Addirittura manca qualsivoglia chiarezza sulle condizioni in cui gli ’alleati’ ci hanno messo e a che titolo stiamo in Irak. L’uccisione di Calipari apre intrrrogativi inquietanti sul nostro ruolo sui rapporti con gli angoamericani. Non siamo mai stati in Irak per conto dell’Italia ma sempre sotto comando inglese e sempre sotto imperio americano, cosa indegna di uno stato e di un governo civile, situaizone squalificante che mostra in quale stato confusionale a livello interno e internazionale viva ormai l’Italia. Normalmente un paese che ripudia la guerra come arma di offesa, può agire in un altro stato solo con l’avvallo dell’ONU, in Irak questo avvallo non c’è mai stato e Kofi Annan dichiara che non ci sarà mai, finché le truppe americane non se ne andranno.

Non possiamo accettare assolutamente lo status quo di una guerra preventiva, per di più respinta dalla comunità internazionale. Se questa è una guerra illegittima, noi siamo nella condizione di chi dà aiuto a dei criminali.
Oltre a questi elementi sostanziali di illegittimità e di anticostuzionalità, il testo di riforma presentato non tiene conto inoltre di vari camhiamenti che sono avvenuti: il nostro esercito non è più di leva ma a base volontaria, fare il soldato è diventato una professione. Sottoporre questa professione, in tempo di pace, a un codice militare è semplicemente assurdo.

Si intende aumentare i poteri (durissimi) dei tribunali militari , facendoli agire in tempo di pace come se fossimo in guerra, di una guerra che non abbiamo mai dichiarato! Appartengono stabilmente alle Forze armate categorie di soggetti, come la Guardia di finanza e l’Arma dei Carabinieri, che svolgono ampi e complessi compiti non
solo sul piano del diritto interno, ma anche nell’ambito delle missioni internazionali...

Essi verrebbero deferiti a corti militari, con esiti sconcertanti, per una stessa situazione sarebbero trattati con maggiore durezza rispetto a fattispecie simili ma regolate da tribunali civili, offendendo il principio della parità di ognuno di fronte alla legge, ci sarebbero reati militari punibili anche con la morte e reati simili, ma civili, puniti con pene leggere, se non depenalizzati. Si poteva allargare le competenze delle giurisdizioni ordinarie creando settori speciali, si poyeva democratizzare la giurisdizione militare, si è preferito MILITARIZZARE LA DEMOCRAZIA.

Inoltre si intende specificatamente METTERE IN PERICOLO LA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE, punendo, con questo riforma chiuque mandi da un fronte notizie non embedded, e ciò quando l’Italia, ufficialmente, non ha dichiarato nessuna guerra né è stata attaccata da nessun governo. Viviamo nel tempo di una guerra ma non siamo in stato di guerra. E’ pwer questo che abbiamo le proteste durissime della Federazione nazionale della stampa italiana, dei pacifisti, dei democratici, dei Movimenti, delle associazioni...dei Cocer delle Forze armate, dael’Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza.

Per questo il presidente dell’associazione nazionale magistrati militari si è dimesso. In questo momento non vorremmo vedere avanzare leggi autoritarie e antidemocratiche, ma vorremmo che i deputati europei si impegnassero a formare un regolamento comune europeo sui codici militari e sui loro rapporti con la giurisdizione ordinaria ratificabile dai singoli stati. Questa legge non solo tenta di militarizzare lo stato, ma tenta altresì di bloccare la libertà dell’informazione, che è un diritto imprescindibile dei popoli.