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Prc : il no alla legge elettorale deve unirsi al no alla finanziaria

Publie le mercoledì 21 settembre 2005 par Open-Publishing

Dazibao Elezioni-Eletti Partito della Rifondazione Comunista Parigi

Il Cpn aperto da Bertinotti: «Le primarie hanno immesso la partecipazione popolare e cambiato l’agenda politica». Documento delle minoranze sul proporzionale

di Stefano Bocconetti

"No" all’una e "no" all’altra. Un "no" da dire insieme, nello stesso momento.

"Connettendo" le due risposte. La novità del comitato politico nazionale di Rifondazione sta proprio qui: nella scelta di legare il rifiuto all’improbabile nuova legge elettorale di cui si parla alla battaglia contro la finanziaria. Alla battaglia contro una manovra destinata ad aggravare "la sofferenza sociale". Due temi da tenere insieme.

Perché. Lo spiega Fausto bertinotti, avviando i lavori del "parlamentino" di Rifondazione. Si parte da cosa c’è oggi. In due parole: "Si è davanti al precipitare" della situazione politica. Le destre di governo sono allo sbando, il paese impoverisce.

Ed allora quelle stesse destre tirano fuori dal cilindro (meglio: tirano fuori «dall’empireo della politica separata») l’idea di una nuova legge elettorale. Proposta «ruffiana», perché ammicca ad alcuni dei problemi posti dalla sinistra. Ma è una manovra scoperta: l’obiettivo è solo quello di inventarsi «una via di fuga». Ecco perché Rifondazione, la parte maggioritaria di Rifondazione, il segretario dicono esplicitamente che eviteranno anche solo di entrare nel merito delle proposte elettorali di cui si parla. «Le cose stanno in termini elementari: un ciclo, quello che abbiamo chiamato il berlusconismo, si è imposto e si è svolto con questo sistema elettorale. Questo ciclo è fallito e non dobbiamo concedergli alibi o scorciatoie: con lo stesso sistema elettorale dovrà essere decretata la sua caduta». Di riforma elettorale, di proporzionale si parlerà dopo, invece. Dopo la fine del governo delle destre. Quando «si aprirà un’altra fase e potrà essere avviato un nuovo discorso sul sistema politico».

Questo è il primo «no». Per battere questa manovra disperata di Berlusconi, però, «non basta il semplice terreno del contrasto». Ci vuole di più: bisogna legare l’opposizione alla nuova legge elettorale a quella sulla legge finanziaria. Il motivo è semplice: «Per sconfiggere una manovra autoritaria bisogna saper connettere il tema della democrazia con la questione sociale». Arriva quindi la proposta: «Sulla finanziaria, occorre lanciare con grande forza alcuni obiettivi qualificanti, magari limitati numericamente ma socialmente significativi e che intercettino il cuore della sofferenza sociale: il potere di acquisto di salari e pensioni, la restituzione del fiscal drag, i temi drammatici della casa e della sanità».

Bertinotti ha in mente una mobilitazione forte, di massa. Il cui esito potrebbe essere anche la caduta anticipata del governo delle destre, il voto anticipato. «Se si accelerasse il suo sfarinamento».

E contemporaneamente a tutto questo, la corsa per le primarie. Che un risultato l’ha già raggiunto: «Abbiamo immesso un elemento dinamico, la partecipazione popolare per cambiare l’agenda politica e rompere le gerarchie dei rapporti di forza tradizionali». Queste sono le primarie per Rifondazione, questo è il senso della candidatura di Bertinotti.

Primarie già cominciate. Al punto che è già possibile tracciare un primo bilancio di queste settimane, di questi giorni. Lo fa il segretario: «L’ascolto, l’interesse, il consenso che le nostre proposte incontrano in soggetti tra loro assai differenti per percorsi, linguaggi, modalità di iniziativa, dimostrano che si è messo in moto un processo vero e che con queste primarie la questione del programma è uscita dal gioco delle diplomazie tra i partiti». Lo fanno tanti interventi, come quello di un giovane comunista di Palermo. Che racconta come, per la prima volta, la campagna dei «post it» abbia invertito i tradizionali canali di comunicazione della politica: non è più il partito che va a chiedere partecipazione attraverso i volantini. Ma sono i ragazzi e le ragazze dei call center che vanno a chiedere alla politica gli strumenti per uscire dalla loro condizione di precariato.

Primarie, dunque. Sulle quali è impegnato tutto il partito. Anche se qualche dubbio esiste. Ed è emerso anche nel dibattito di ieri. Soprattutto negli interventi degli esponenti delle minoranza. Come quello di Salvatore Cannavò, di «Sinistra critica», che ha ribadito come lo strumento sia estraneo alla cultura del movimento operaio. Di come possa diventare una «gabbia» per vincolare Rifondazione all’Unione. In parte gli ha risposto Giorgio Cremaschi. Ricordando l’esperienza del sindacato. Dove il referendum nacque da una spinta moderata (lo propose Benvenuto, quand’era segretario Uil) ma poi, nella pratica, è diventato uno «strumento di sinistra».

Ma differenze esistono anche sull’analisi di quel che sta avvenendo. Sulla legge elettorale, per esempio. Le minoranze, tutte insieme, oggi pomeriggio presenteranno un brevissimo ordine del giorno. Di rifiuto, ovvio, della legge truffa. Ma dove chiedono di utilizzare anche questo fine legislatura per provare ad imporre un nuovo sistema elettorale proporzionale. E’, insomma, la proposta di «andare a vedere» nel caso la proposta in campo diventasse più accettabile.

http://www.liberazione.it/giornale/050918/LB12D6EA.asp