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Soldati, fate obiezione di coscienza

Publie le mercoledì 9 marzo 2005 par Open-Publishing

Dazibao Guerre-Conflitti Governi

di Lidia Menapace

Adesso -penso- abbiamo dei diritti e un dovere: chi? noi popolo della pace, donne, uomini, persone amiche di Giuliana e che non vogliono la guerra. Noi che siamo ora un soggetto politico maturo, capace di tenere un impegno forte, tenace e serio per molto tempo, che possiamo ridare fiducia nell’azione nonviolenta anche a quelli che, specialmente giovani, si erano disillusi, avevano avuto un calo di fiducia: impariamo tutti e tutte che buttare fuori dalla storia la guerra è impresa difficile, però aggrega e disperde persone in modo non prevedibile, trova un profondo sentimento di comunanza con tutto ciò che è umano.

Nicola Calipari fa parte di questa ampia umanità- ne fa parte a pieno titolo dato che ha svolto il suo compito difficile e rischioso con grande umanità oltre che con coraggio, dicendo a Giuliana appena l’ha vista le parole giuste per rassicurarla, le ha parlato di Pier e del giornale, le ha detto delle manifestazioni.

A me che sono una vecchia ex professoressa di latino vengono in mente citazioni classiche, mentre ai giovani vengono in inglese, comunque resta vero che "Nihil humani a me alienum puto", ritengo che niente di umano mi sia estraneo, e su questa base mi rivolgerò anche ai militari, a chi ha creduto davvero di essere ingaggiato in una operazione di pace e si ritrova a far parte di una fabbrica di massacri: prendete le distanze da tutto ciò, fate obiezione di coscienza, il popolo della pace vi accoglierà e difenderà.

Già numerosi militari americani di ritorno dall’Iraq (dove stanno sempre per pochissimo tempo) dichiarano di aver dovuto fare cose di cui si vergognano, e gli USA hanno difficoltà ad arruolare nuovi soldati; e un giornalismo nordamericano di grande coraggio civile denuncia atrocità uso di gas vietati e uccisioni di civili: questa intrepida America che si dissocia ammiriamo, di questa America siamo amici, ed esprimiamo ai e alle cittadine USA che nel nostro paese stanno col movimento della pace grande ammirazione e solidarietà e condvisione del dolore che provano nel vedere la loro patria imboccare strade di ingiustizia e crudeltà.

Adesso però abbiamo il diritto di sapere tutto: come è stata organizzata la liberazione di Agliana e degli altri e cosa è andato storto per uno di loro; come e perchè è stato ucciso Baldoni e perchè la salma non torna, forse ha addosso qualche proiettile "amico"?; e come è avvenuta per davvero la liberazione delle due Simone e quali rapporti ha gestito la Croce rossa. E soprattutto che cosa succede a Falluja e altrove per davvero? ormai si è dimesso il direttore della CNN, si è saputo che sono stati usati gas nervino e altre armi vietate internazionalmente; che la città è piena di cadaveri anche mangiati dai cani e chiunque si è interessato di Falluja ha avuto difficoltà più o meno gravi. Abbiamo questo diritto come cittadini e cittadine di questa repubblica democratica fondata sul lavoro e sul ripudio della guerra, e in più ce lo siamo riconquistato e riaffermato con la nostra azione politica democratica e nonviolenta.

Adesso vogliamo sapere tutto e avere i termini per giudicare responsabilità ed errori abilità e meriti.

Ma poichè a chi testimonierà (e Giuliana come avevo sempre saputo e anche scritto lo farà, lei è una donna di grande tempra morale, di grande donnità femminista, di grande spessore politico e culturale e lo farà, sta già facendolo) a chi parlerà arriveranno contumelie e sospetti e attacchi e forse anche ricatti e minacce, noi ripetiamo solennemente come un forte dovere comune ciò che già avevamo detto durante la prigionia di Giuliana e cioè che chiunque pensi di fare qualche male ai testimoni sappia che non potrà averne nessun utile, anzi solo danni, ripudio, rifiuto, disprezzo. La verità è un discrimine per il giudizio e fa parte della democrazia reale poter avere tutti gli elementi di fatto per poter giudicare e decidere.

http://www.liberazione.it/giornale/050308/archdef.asp