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Tredici anni fa a Capaci c’ero anche io

Publie le martedì 24 maggio 2005 par Open-Publishing

Dazibao Governi

di Maria Grazia Mazzola*

Tredici anni fa c’ero anch’io a Capaci, tra i cronisti increduli..che camminando sulle macerie osservavano attoniti quel che rimaneva di una vera e propria azione di guerra mafiosa, firmata Cosa Nostra. Ero inviata per Samarcanda, il settimanale di Michele Santoro. Sotto i miei occhi , quel che rimaneva dell’auto blindata del giudice Giovanni Falcone, della moglie e magistrato Francesca Morvillo, degli agenti di scorta . C’erano tre guardie del corpo sopravvissute..dimenticati da tutti salirono con le proprie gambe sull’ambulanza, feriti.

Li intervistai in ospedale, non avevano neanche un letto sul quale sdraiarsi, perche’ non c’erano posti...tutti in corridoio ,con i vestiti sporchi di sangue .Gaspare Cervello, il caposcorta, mi disse : "Solo il giudice Borsellino si e’ ricordato di noi, l’unico che e’ venuto subito a visitarci in ospedale".

Come ricordare Giovanni Falcone ,a tredici anni dal suo assassinio ? Certamente con le sue parole ,dal libro Cose di Cosa Nostra :"Alla mafia basta fare eleggere amministratori e politici amici e a volte addirittura dei membri dell’organizzazione. E cio’ sia per orientare il flusso della spesa pubblica, sia perche’ vengano votate leggi idonee a favorire le sue opportunita’ di guadagno e ne vengano bocciate altre che potrebbero esercitare ripercussioni nefaste sul suo giro d’affari".

Ricordare Falcone oggi, vuol dire avere imparato la lezione della storia, la sua lezione : la mafia non e’ pura manovalanza, non e’ l’uomo con la coppola e la lupara, ma un’organizzazione ampia che fa affari illeciti , si lega alla politica, ha i suoi colletti bianchi, riciclatori ,manovratori di flussi di danaro che come un fiume finisce all’estero,nei paradisi fiscali. E’ opportuno riflettere oggi sulle affermazioni del giudice, sempre attuali :" A proposito del dirottamento di voti nella consultazione elettorale del 1987, il pentito Francesco Marino Mannoia ci ha detto :"E’ stato provocato da Cosa Nostra per lanciare un avvertimento alla Democrazia cristiana, responsabile di non avere saputo bloccare le inchieste antimafia dei magistarti di Palermo".

I suffragi sottratti alla democrazia cristiana - scrive ancora Falcone su Cose di Cosa Nostra- non sono passati automaticamente ad un altro partito,ma sono confluiti verso quei partiti che avevano assunto una posizione fortemente critica nei confronti della magistratura : il Partito socialista e il Partito radicale".Fu tra i primi ,insieme con il vecchio pool antimafia, a indagare su politici come Vito Ciancimino, a risalire ai conti esteri, in Canada.

Fu tra i primi a comprendere che la forza della mafia e’ in quel tavolo comune con la politica, consapevole anche, pero’ ,della difficolta’ nell’accertamento della prova . Come non ricordare il giudice che rimase solo, perche’ bocciato come aspirante capo dell’Ufficio Istruzioni di Palermo, rifiutato anche alla superprocura antimafia ? Quante lacrime di coccodrillo e di circostanza, sono state versate alla sua morte ? Questa domanda la ripete spesso chi ha lavorato al suo fianco, come il giudice Leonardo Guarnotta. Servitori dello Stato lasciati soli...Falcone, Borsellino...e quelli assassinati prima....e mi torna alla mente l’immagine del caposcorta del giudice che, pochi minuti dopo la strage, sale con le sue gambe sull’ambulanza, senza una mano che lo sostiene." Si muore generalmente perche’ si e’ soli o perche’ si e’ entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perche’ non si dispone delle necessarie alleanze,perche’ si e’ privi di sostegno -scrive infine Falcone- In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo stato non e’ riuscito a proteggere".

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