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CORRISPONDENZE DAL CHIAPAS (5) : Palenque

Publie le lunedì 12 settembre 2005 par Open-Publishing

Dazibao Movimenti America Latina Luca Martinelli

di Luca Martinelli

Palenque, quella nuova, è un reticolo di strade che salgono e scendono - a Oriente e Poniente - da un avenida centrale che pare un paradiso per turisti. Turisti di quelli che si fermano un giorno, e poi via da questa città umida e tropicale, una città di mare senza il mare.

Turisti in transito per visitare l’altra Palenque, quella dei Maya, uno dei siti archeologici più famosi al mondo, e poi scappare su a San Cristobal de Las Casas, gioiello coloniale nella valle di Jovel, duemila metri di dislivello e 210km di curve e dossi lungo la statale 190; oppure nella Selva Lacandona, a scoprire le città scomparse di Bonampak e Yackhilan, seguendo la linea del confine con il Guatemala lungo la carretera Fronteriza, oggi completamente asfaltata, regalo del Governo all’Esercito messicano, nel vano tentativo di catturare la Comandancia General dell’Esercito zapatista di liberazione nazionale [Ezln], che dal 1994 tiene in scacco le truppe federali.

Fa strano allontanarsene guardandola fuggire dietro i miei occhi, appollaiato sul retro di un furgoncino diretto all’ejido Roberto Barrios, sede del Caracol V “Que habla para todos” (“Che parla per tutti”), uno dei cinque centri di auto-governo regionale del Movimento zapatista, sede di una Junta de Buen Gobierno, sorta di consiglio regionale autonomo che ha festeggiato quest’estate il proprio secondo anniversario - si è formato infatti dopo il 9 agosto del 2003 -, e che si occupa di governare il territorio controllato dai ribelli, promovendo e vigilando la realizzazione dei progetti (educativi, sanitari, produttivi) che vengono implementati nell’ambito dell’Autonomia.

L’Autonomia

L’Autonomia, in terra zapatista, rappresenta l’applicazione unilaterale degli Accordi di San Andrés su Diritti e Cultura indigena, firmati il 16 febbraio 1996 e mai riconosciuti
dall’Esecutivo, frutto - unico - del dialogo tra Ezln e Governo messicano [mediato dalla Commissione Nazionale d’Intermediazione presieduta dal vescovo di San Cristobal de Las Casas, Samuel Ruiz, il “tatik”, il vescovo degli indigeni]; l’Autonomia sono una trentina di Municipi autonomi ribelli zapatisti [Marez], territori sottratti alla giurisdizione statale e nei quali governano autorità parallele, i Consigli autonomi, appunto.

I Consigli di una stessa zona - le regioni zapatiste sono Los Altos, Norte, Selva tzeltal, Selva tojolabal-fronteriza e Altamirano - conformano la Junta de Buen Gobierno, i cui membri - che possono essere una quindicina o una trentina, tra uomini e donne (poche, ancora) - si turnano, in genere settimanalmente od ogni dieci giorni.

Roberto Barrios

Nella Junta di Roberto Barrios siedono indigeni di etnia ch’ol e tzeltal, in rappresentanza di Municipi che portano nomi importanti come El trabajo (Il lavoro) e La dignidad (La dignità), due delle richieste avanzate dal Movimento zapatista dopo il 1 gennaio del 1994; o Vicente Guerrero e Francisco Villa, eroi nazionali, simbolo dell’indipendenza il primo e della Rivoluzione il secondo.

Non è facile, tuttavia, il cammino per la costruzione dell’Autonomia e, almeno nella zona Norte, deve fare i conti non solo con l’occupazione militare da parte delle truppe
dell’esercito messicano, ma anche con la presenza di truppe paramilitari, integrate da
“allevatori, piccoli proprietari e individui caratterizzati da un alto senso patriottico”, secondo il Plan de Campaña Chiapas 94 dell’Esercito messicano, della cui “creazione,
finanziamento, addestramento e copertura” sono colpevoli il Governo e l’Esercito, almeno secondo l’ultimo rapporto pubblicato nel febbraio scorso dal Centro diritti umani “Fray Bartolomé de Las Casas e titolato “La politica genocida nel conflitto armato in Chiapas”.

Attraverso testimonianze eccezionali, come quelle raccolte da un ex capo paramilitare del gruppo Paz y Justicia, il “più attivo” nella regione ch’ol della zona Norte, responsabile, tra il 1995 e il 2000, di decine di esecuzioni e sparizioni forzate, come del desplazamiento di migliaia di persone, il Centro prova finalmente quello che le Organizzazioni non governative e per i diritti umani sostengono da anni: l’implicazione diretta dell’Esercito messicano e della dirigenza statale del Partito Rivoluzionario Istituzionale, il PRI, Partito stato, al governo ininterrottamente nella Repubblica messicana tra il 1929 e il 2000.

I paramilitari ci sono anche a Roberto Barrios, gli abitanti dell’ejido non sono tutti basi
d’appoggio dell’Ezln, e numerosi sono stati gli episodi di violenza nel corso degli anni.
Ancora oggi, dopo le sei e mezza della notte, ai visitatori internazionali è proibito di
passeggiare all’interno della comunità e spesso i bambini prendono di mira, con le proprie sassaiole, la clinica autonoma, sebbene sia l’unico posto di salute nel raggio di chilometri, gestito da medici volontari, tirocinanti della UAM (Universidad Autonoma Metropolitana) di Città del Messico, e che presti il proprio servizio a tutti, senza alcuna distinzione per l’affiliazione partitica delle persone.

La regione chol

Nel Caracol incontro Lacho. Ch’ol, ha vent’anni e un figlio di tre. È promotore di agroecologia ed è venuto a Roberto Barrios per consegnare l’informe sul progetto di formazione sull’agricoltura biologica che sta coordinando nel suo Municipio Autonomo.

“Sono di AK’abal na. Sono arrivato l’11 agosto e mi hanno detto di aspettare, che sarebbe arrivata una visita italiana per il nostro Municipio”. La ‘visita’ sarebbe la nostra, e AK’abal na, in ch’ol, significa la casa della notte, “perché la montagna di AK’abal na, che domina il territorio del Municipio Autonomo, è sempre oscura”, gravida di pioggia.

Ufficialmente, la regione appartiene al municipio di Tila, famoso in tutto il Messico per il Signore di Tila, un Cristo che richiama ogni anno decine di migliaia di visitatori, non solo dal Chiapas, durante la Settimana santa; tristemente famoso, purtroppo, anche per essere la culla del movimento di Paz y Justicia.

Joljá

Il Centro di commercio regionale autonomo (la ‘Bodega’) si trova nella comunità di Joljá, cabeza de agua (sorgente) in ch’ol, una delle diciassette del Municipio Autonomo di AK’abal na. Le attività di vendita “all’ingrosso e al dettaglio”, come recita il cartello
all’ingresso della struttura, che invita ad entrare tutti coloro che desiderino acquistare, senza distinzione di organizzazione, sono iniziate il 6 agosto del 2004, dopo la nomina di un Consiglio direttivo formato da basi d’appoggio di AK’abal na e di un amministratore che si occupa a tempo pieno della struttura, insieme con la moglie.

Sono 3 i Municipi Autonomi della zona che si servono presso la Bodega, Rubel Jaramillo e La Dignidad oltre a quello che ospita la struttura. Il giorno della visita, la Bodega è vuota. “Con l’Allarme rosso [proclamato dall’Ezln il 18 giugno scorso], sono state chiuse tutte le struttura autonome, compresi i Caracol, le scuole e i centri di commercio. Abbiamo così spostato tutte le mercanzie in conto vendita nelle cooperative comunitarie di 17 comunità”. Oggi, gli amministratori si stanno occupando di
riscuotere i crediti delle merci vendute: “La prossima settimana faremo già un nuovo ordine per riassortire il magazzino”, mi salutano.