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Bob Geldof: l’uomo che tradì i poveri

Publie le mercoledì 14 settembre 2005 par Open-Publishing
2 commenti

Dazibao G8 Povertà

L’uomo che tradì i poveri : Crollano le promesse del G8, ma Geldof resta zitto

di George Monbiot

A meno di due mesi dal vertice G8, quasi non resta altro che cenere. Anche gli scettici più incalliti sono rimasti sorpresi dalla rapidità con cui le promesse sono state infrante.

Vero è che non era stato promesso molto. Il World Development Movement definì l’accordo "un disastro per i poveri del mondo".(1) ActionAid denunciò che "il G8 non è assolutamente riuscito a ottenere giustizia nel commercio".(2) Christian Aid disse che l’8 luglio era "un giorno triste per i poveri dell’Africa e di tutto il mondo".(3) Oxfam si lamentò che "né il necessario senso di urgenza né il potenziale storico di Gleneagles sono stati compresi dal G8".(4) Ma c’è un uomo che l’ha vista diversamente. Bob Geldof, che aveva organizzato gli eventi del Live8, annunciò che "è stata fatta una grande giustizia. [...] Sugli aiuti, 10 su 10; sul debito, 8 su 10. [...] Missione compiuta, francamente".(5)

Se non vi avesse apposto la sua firma in questo modo, se non avesse descritto un attivista sudafricano che aveva criticato l’accordo come "una vergogna"(6), Geldof avrebbe potuto uscirsene dal vertice libero da ulteriori responsabilità. Avrebbe potuto passare il resto della sua vita in vacanza, e a nessuno sarebbe importato più di tanto. Ma poichè ha apposto il suo sigillo di approvazione sul G8, poichè ha detto a tutti noi, in effetti, che saremmo potuti andare a casa senza più preoccuparci dell’Africa, adesso ha la responsabilità di parlare apertamente.

L’utilità di Geldof è tutto sommato limitata. Prima del vertice, era considerato ingenuo, mal informato ed inaffidabile dagli attivisti. Ma può fare dichiarazioni pubbliche che hanno la possibilità di imbarazzare i politici. Se da un lato queste non vanno molto oltre il livello di "dateci i vostri soldi, gazzo", dall’altro possono catturare l’attenzione della stampa. Ma anche se quasi tutto ciò per cui diceva di stare combattendo è crollato a pezzi, lui non l’ha ancora detto al pubblico.

Subito dopo il vertice, mentre l’attenzione del mondo si spostava sulle bombe di Londra, Germania e Italia annunciarono che non sarebbero state capaci di far fronte agli impegni appena presi, per via di "vincoli di bilancio".(7) Una settimana dopo, il 15 luglio, il World Development Movement riuscì a ottenere documenti riservati che mostravano che quattro dei direttori europei del FMI stavano cercando di annullare l’accordo del G8 sul debito.(8) Quattro giorni dopo, Gordon Brown sganciò la bomba. Egli ammise che il pacchetto di aiuti promessi dai leader del G8 "includono le cifre per la cancellazione del debito".(9) I soldi in più promessi per gli aiuti e i soldi in più promessi per la cancellazione del debito sono in realtà la stessa cosa.

Nove giorni dopo, il 28 luglio, gli Stati Uniti, che sembravano aver ceduto un po’ di terreno a Gleneagles, annunciarono un patto con Australia, Cina e India per minare alle fondamenta il protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici.(10) Il 2 agosto, documenti trapelati dalla Banca Mondiale mostrarono che il G8, in realtà, non aveva cancellato il 100% del debito di 18 Paesi, ma aveva promesso solo denaro sufficiente a cancellare i pagamenti per i prossimi tre anni.(11) Il 3 agosto, le Nazioni Unite rivelarono che solo un terzo del denaro necessario per la carestia in Niger, e il 14% del denaro necessario per il Mali era stato promesso dai Paesi ricchi.(12) Circa 5 milioni di persone nel Sahel occidentale rimanevano a rischio di morte per fame.

Due settimane fa abbiamo scoperto che John Bolton, il nuovo ambasciatore USA alle Nazioni Unite, aveva proposto 750 emendamenti all’accordo che si intende concludere al prossimo vertice ONU. Questo, in effetti, cancella di un colpo gli obiettivi di sviluppo per il millennio su sanità, educazione e aiuti alla povertà, che le Nazioni Unite avevano fissato nel 2000.(13) Action Aid ha rilasciato ieri un rapporto che mostra che il primo di questi obiettivi - pari accesso all’istruzione per ragazzi e ragazze entro il 2005 - era stato mancato in oltre 70 Paesi.(14) "Si prevede che l’Africa mancherà tutti gli obiettivi", secondo il rapporto. La motivazione a fare qualcosa a livello ONU è così bassa che il vertice potrebbe generare "risultati peggiori che la situazione antecedente al G8". Eppure, Geldof rimane in silenzio.

"Siamo molto critici di ciò che Geldof ha fatto durante il vertice del G8", mi dice Demba Moussa Dembele, dell’African Forum on Alternatives. "L’ha fatto per curare la sua immagine. È per questo che ha spinto ai margini i cantanti africani, puntando i riflettori su se stesso e su Bono, invece che sui problemi. [...] Gli obiettivi dell’intera campagna Live8 avevano poco a che fare con la riduzione della povertà in Africa. È stato un piano che aveva lo scopo di proiettare Geldof e Blair come figure umanitarie, che venivano a salvare gli Africani "poveri ed inermi".(15)

"Fin dall’inizio", dice Kofi Mawuli Klu del Forum of African Human Rights Defenders, "ha agito per interesse personale. È stata tutta una questione di autopromozione, di usurpare il posto degli Africani. Il suo messaggio era ’stai zitto e guardami’. Senza neanche capire le cause prime dei problemi, ha usato il suo ruolo per coprire le voci degli Africani e sostituirle con la propria. C’erano molte persone esperte, sia africani che non africani, che avrebbero potuto dargli consigli, ma ha voluto fare da solo, inciampando nel suo io".(16)

Ho ascoltato commenti simili da tutti gli attivisti africani con cui ho parlato. Bob Geldof sta cominciando a sembrare come Madre Teresa o Joy Adamson. Per le aziende mediatiche, e quindi per il grande pubblico, è un santo. Ma quelli che hanno qualche conoscenza dei problemi lo detestano. Questi altri santi da prima pagina sembrano aver capito che, nel dare fastidio ai potenti, i giornali da cui dipende la loro immagine pubblica gli si sarebbero rivoltati contro. In caso di conflitto tra la loro immagine e la loro causa, è stata l’immagine a vincere. Mi sembra che Geldof abbia giocato lo stesso gioco.

Geldof ha preso in mano una campagna che suscitava grande entusiasmo nel pubblico, che aveva la possibilità di mettere in imbarazzo Tony Blair e George Bush. Ci ha chiesto di prestare attenzione non al male che i leader del G8 stavano facendo, ma all’aiuto che avrebbero potuto dare. Quando essi non hanno dato quello che avevano promesso, Geldof li ha lodati comunque. Il suo appoggio, e la dimenticanza pubblica che ha generato, ha dato ai leader la licenza di fare marcia indietro sui loro impegni. Quando lo hanno fatto, lui non ha detto niente. Questo mi sembra qualcosa di più che ingenuità politica. Mi sembra piuttosto che stia lavorando per la parte avversa.

Non voglio dire che abbia fatto, o stia facendo, questo di proposito. Dico che ha finito con l’identificarsi con le persone su cui avrebbe dovuto fare pressione. Nel fare in modo che la campagna trattasse di lui almeno quanto trattava dell’Africa, ha fatto sì che se la campagna fosse fallita, sarebbe stato lui a fallire. Aveva bisogno di una storia a lieto fine.

Ora resta solo una cosa che Geldof può fare per l’Africa: annunciare che il suo ottimismo era fuori luogo, che la missione non è stata compiuta, che la lotta per la giustizia è più urgente che mai. Ma intanto che tiene il silenzio, resterà l’uomo che ha tradito i poveri.

www.monbiot.com

Riferimenti:

(1) World Development Movement, 8 luglio 2005. "G8 condemn Africa to miss Millennium Development Goals". Comunicato stampa.

(2) ActionAid, 8 luglio 2005. "ActionAid’s reaction to the G8 outcome". Comunicato stampa.

(3) Christian Aid, 12 luglio 2005. "The G8 - in terms of build-ups it couldn’t have been bigger". Comunicato stampa.

(4) Oxfam, 29 luglio 2005. "Gleneagles: cosa è successo davvero al summit?" http://www.oxfam.org/eng/pdfs/bn050...

(5) DATA (Debt AIDS Trade Africa), 8 luglio 2005. "Bono, Geldof Reaction to G8 Africa Communique". Comunicato stampa.Ewen MacAskill, Patrick Wintour, Larry Elliott, 9 luglio 2005. "G8: hope for Africa but gloom over climate". The Guardian.Mark Townsend, 10 luglio 2005. "Geldof delighted at G8 action on aid". The Observer.

(6) Matthew Tempest, 8 luglio 2005. "G8 leaders agree $50bn Africa package". The Guardian.

(7) Oxfam, 29 luglio 2005, ibidem.

(8) WDM, 15 luglio 2005. "Leaks reveal IMF threat to already weak G8 debt deal". Comunicato stampa.

(9) Atti dalla testimonianza resa al Treasury Committee, 19 luglio 2005. Verrà pubblicato come HC 399-i, Camera dei Comuni. http://www.publications.parliament....

(10) Ad esempio, ABC Online, 27 luglio 2005. "Australia, US form climate change pact: report". http://www.abc.net.au/news/newsitem...

(11) World Development Movement e Jubilee Debt Campaign, 2 agosto 2005. "Leaks reveal G8 debt deal faces funding shortfall". Comunicato stampa.

(12) BBC Online, 3 agosto 2005. "Hunger in Mali is being ’ignored’". http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/af...

(13) Ad esempio, Julian Borger, 26 agosto 2005. "Bolton throws UN summit into chaos". The Guardian.

(14) Patrick Watt, 5 settembre 2005. "Development Under Attack: will the 2005 poverty agenda unravel at the UN World Summit?" ActionAid.

(15) Demba Moussa Dembele, 3 settembre 2005. Per email. (<<)

(16) Kofi Mawuli Klu, 4 settembre 2005. Per telefono. (<<)

Documento originale The Man Who Betrayed the Poor

Traduzione di Bruno Bontempi

http://www.zmag.org/Italy/monbiot-uomotraditopopolo.htm

Documento originale The Outer Limits of Empire:
Traduzione di Sergio De Simone
Copyright 2005 Tomdispatch


http://www.edoneo.org/

Messaggi

  • La povertà non può attendere
    di Bob Geldof

    Appena dieci settimane fa l’elite politica del mondo – spinta, persuasa e poi oggetto di una imboscata da parte di una “lobby” pubblica autenticamente di massa e da alcuni ostinati negoziati politici - ha raggiunto un accordo che, nel caso fosse stato rispettato, avrebbe salvato la vita a milioni di persone altrimenti destinate a morire.
    Violando la tradizione gli otto membri del club più esclusivo del mondo hanno apposto la loro firma in calce all’accordo raggiunto.

    Così facendo hanno allargato gli orizzonti precedentemente limitati del G8 in ordine alle persone più povere del mondo, la maggior parte delle quali vivono in Africa, un continente che nel punto più vicino dista dall’Europa appena otto miglia.

    Gleaneagles ha accettato di attuare 50 delle 90 raccomandazioni della Commissione per l’Africa istituita da Tony Blair per analizzare una via di uscita dal malessere africano. A Gleneagles il G8 ha proposto sulla cancellazione del debito e sugli aiuti (con un ulteriore stanziamento annuale per l’Africa di 25 miliardi di dollari) accordi assai più significativi di quanto ci si sarebbe potuto aspettare fino ad un anno fa.

    Sebbene gli scambi commerciali non facciano normalmente parte dell’agenda del G8 – se ne parla in sede di colloqui commerciali mondiali con il prossimo appuntamento fissato per il mese di dicembre a Hong Kong – a Gleneagles il G8 ha riconosciuto, per la prima volta, che le nazioni ricche non debbono imporre le ricette economiche ai Paesi poveri e ha preso l’importante impegno di costruire in Africa le infrastrutture e la capacità necessarie per il commercio – un problema che secondo la Commissione rappresenta per l’Africa un impedimento grave quanto le barriere commerciali delle nazioni ricche. Malauguratamente, malgrado le pressioni dell’ultimo momento, il G8 non ha raggiunto l’accordo da noi auspicato e inteso a porre fine al modo in cui i paesi ricchi sovvenzionano le esportazioni agricole e quindi danneggiano gli agricoltori dei Paesi poveri. Per questa ed altre battaglie dobbiamo aspettare il mese di dicembre a Hong Kong.

    Ma il compito più immediato consiste nel rimettere in moto i progressi in vista del dimezzamento della povertà nel mondo entro il 2015 – come convenuto al vertice Onu del 2000 e ribadito dagli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Sulla base delle attuali tendenze l’obiettivo per la riduzione della mortalità infantile fissato per il 2015 verrà raggiunto solamente nel 2115. Ecco quale livello di tragico cinismo può nascondersi dietro le parole solenni e “vincolanti” di così tanti documenti politici.

    Il pacchetto proposto dalla Commissione e sostenuto a Gleneagles indicava il modo per far ripartire gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, in particolare per quanto concerne l’Africa. Ma ora deve essere realizzato con decisione se vogliamo che tenga fede alle sue implicazioni storiche.

    Quanti di noi hanno preso parte alla Commissione per l’Africa, a Live 8 e al vertice di Gleneagles hanno sempre saputo che sarebbe stato un processo lungo e graduale. La Commissione ha completato i suoi lavori, Live 8 è stato realizzato e il vertice di Gleneagles si è concluso con una firma. Ma ora dobbiamo cercare di fare in modo che l’odierno vertice Onu collochi il problema della povertà in cima alla lista delle priorità. Il blocco africano in seno alle Nazioni Unite ha in questo senso un ruolo critico da svolgere.

    Altre questioni non possono distrarci da quello che consideriamo il problema mondiale più importante di tutti. È essenziale che gli impegni presi a Gleneagles vengano ribaditi tramite le Nazioni Unite e attivati, finanziati e realizzati nella loro interezza.

    La Commissione per l’Africa ha auspicato l’istituzione di un piccolo gruppo di monitoraggio con il compito di riferire in ordine ai progressi del processo di realizzazione. Prima della pausa estiva ho parlato con il primo ministro che si è detto d’accordo su questa necessità. Mi auguro che un piccolo gruppo credibile – destinato ad operare magari per cinque anni in rappresentanza sia dell’Africa che del mondo sviluppato e dotato di forza politica, autonomia e poteri – possa essere istituito al più presto per assolvere questo compito.

    C’é molto da fare per strappare alle loro miserabili condizioni i poveri, i malati, gli inermi e le persone prive di istruzione. Mi piacerebbe che gli aiuti previsti dalla Commissione vengano distribuiti nel 2008 e non nel 2010, vale a dire alla data più remota indicata nell’accordo. Olandesi e belgi debbono smetterla di cercare di smantellare l’accordo sul debito che non va prorogato oltre le riunioni della prossima settimana del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale né va usato come mezzo improprio per imporre condizioni sempre più gravose.

    Il mondo è diventato oltremodo dickensiano. Non portiamo più il cappello a cilindro e non usiamo più il bastone da passeggio, ma in mezzo all’abbondanza ci aggiriamo ancora tra i corpi dei malati e dei moribondi. Tutto quanto è accaduto nell’ultimo anno – la Commissione per l’Africa, Make Povertà History, Live 8, il vertice del G8 a Gleneagles e ora il vertice dell’Onu – è stato concepito per tentare di colmare il divario tra questi due mondi. È stato, nell’ambito dei nostri limitati termini di riferimento, un successo, ma è tutt’altro che sufficiente. Il compito che attende coloro che sono impegnati nella lotta globale alla povertà è di fare in modo che i nostri governi si assumano le loro responsabilità e rispondano dei loro comportamenti, accelerino i tempi di realizzazione e sostengano i miglioramenti, specialmente nel settore degli scambi commerciali. Nel caso in cui il G8 dovesse venire meno agli impegni solenni presi nei confronti dei poveri, tale mancanza deve essere sanzionata.

    Non dobbiamo lasciarci distrarre dall’aggressiva proposizione di argomentazioni collaterali o dalle polemiche interne. Sono quasi spaventato dall’urgenza di questo compito.

    © The Independent
    Traduzione di
    Carlo Antonio Biscotto

    http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=EDITO&TOPIC_TIPO=E&TOPIC_ID=44628

    • Il mezzo flop

      Jovanotti sul Live8 e sulle politiche verso il sud del mondo

      www.peacereporter.net

      Pubblichiamo un intervento di Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, a seguito di un articolo del quotidiano inglese "The Guardian" che commenta negativamente i risultati ottenuti dall’evento Live8 organizzato da Bob Geldof

      Il Live8 è stato un mezzo flop, su questo non ci piove.

      Specialmente in Italia dove sulla questione del debito il governo non ha mosso un
      dito.

      Ho detto un "mezzo" flop perchè l’altro mezzo è stato un successo, nel senso che comunque ha riportato il problema della povertà estrema in prima pagina per qualche ora, o giorno, e anche questo serve.

      Geldof è una figura controversa, come lo sono la maggior parte delle figure di questo tipo: è chiaro che accentrando su di sé la questione dell’Africa come se fosse un suo copyright si espone a una serie di critiche, anche condivisbili.

      Io che l’ho incrociato un paio di volte posso dire che il tipo è tutt’altro che simpatico, ma non possiamo fermarci ai gusti personali. Credo anche che Geldof sia un vero esperto della questione africana e che le sue iniziative siano da condividere, ma solo a patto che non vengano lasciate sul campo come unica strada alla lotta alla povertà.

      Vedere una sfilza di miliardari farsi belli per un giorno (o milionari ma ci siamo capiti) davanti al mondo può far venire l’orticaria a un sacco di gente che dedica la vita a salvare altre vite, a distribuire vaccini, a scavare pozzi, ad accompagnare a una morte dignitosa esseri umani ridotti a un mucchio di pelle e ossa dall’incuria della politica dei loro paesi e dei nostri, entrambi colpevoli allo stesso modo.

      Vedere Bill Gates sul palco di Live8 col suo maglioncino da studente di college raccontarci parabole alle quali è impossibile credere può fare incazzare, ma bisogna cercare di guardare più lontano, anche se non è facile.

      Bisogna fare lo sforzo di credere che senza questi qui coi loro maglioncini e i loro sorrisi a caccia di elettori non si riesce ad ottenere molto, questi sono i potenti e qualcuno deve fare il lavoro sporco di andare a leccar loro un po’ il culo per ottenere briciole, briciole che comunque servono.

      Ma qual è l’alternativa? La rivoluzione?

      Se c’è un errore che sta facendo Geldof è andare a dire che le briciole sono altro, che le briciole sono la salvezza dell’Africa e delle nostre coscienze intasate dall’opulenza. Perché dicendo così si va incontro a dei rischi.

      Le briciole sono solo briciole, fanno comodo, ma siamo lontani anni luce da quello che si potrebbe, e quindi si dovrebbe, fare. E’ ormai chiaro che i nostri governi potrebbero fare molto ma non fanno quasi niente.

      Uno dei rischi di queste operazioni è che le coscienze si plachino, che la politica ne esca redenta agli occhi dei popoli, con la sola conseguenza che l’Africa starà peggio di prima.

      Quindi la mia opinione personale è che Geldof deve essere una delle voci, continuare a mettersi in luce, a farsi portavoce dei poveri del pianeta (i quali non eleggono portavoce, quindi non concedono esclusive). Ma che oggi sia necessario un forte dibattito che metta in discussione anche il suo ruolo, quindi ben venga l’articolo del Guardian, ma solo se serve ad accendere la discussione. Guai se invece ottenesse l’effetto di alimentare il cinismo che ci porta a dire "tanto non serve a niente quindi almeno Bob ci riunisce i Pink Floyd..."

      Ho molto rispetto e ammirazione per quello che fa Bob Geldof ma credo che sia giusto non santificarne il ruolo. La lotta alla povertà ha ancora moltissima strada davanti e Live 8 ha rappresentato solo una tappa del cammino. Ha anche ottenuto qualcosa, ma non molto in confronto a quello che resta da fare e che soprattutto la politica e i nostri governanti possono fare.

      Geldof non ha la verità in tasca ma il suo impegno è assolutamente da applaudire e da ammirare. Non va lasciato solo e per questo è importante anche accendere un dibattito serio come quello sollevato dall’articolo del Guardian.

      Non voglio fare polemiche con il Live8 ma solo stimolare a fare ancora di più, conivolgendo il più possibile la società civile che è molto influente di qualsiasi Bill Gates o di qualsiasi rockstar ne confronti dei poetnti della terra. Sarebbe stupido non riconoscere a Live 8 un ruolo importante e a Geledof il grande merito di averlo organizzato tra mille difficoltà.

      Lorenzo "Jovanotti" Cherubini

      per PeaceReporter