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È morto Simon Wiesenthal, un secolo a caccia di nazisti

Publie le martedì 20 settembre 2005 par Open-Publishing

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di red

Simon Wiesenthal, il più famoso cacciatore di nazisti, è morto martedì a Vienna a 96 anni. Ne ha dato notizia il Centro che prende il suo nome con una nota pubblicata su Internet. Il suo nome è associato alla memoria della Shoa, lo sterminio degli ebrei, e alla ricerca delle sue responsabilità dirette. Wiesenthal con il suo Centro di documentazione, fondato nel 1961, ha ricostruito storie e incastrato criminali che erano riusciti a far perdere le proprie tracce, spesso in base ad accordi tra potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale. Ha incastrato criminali del calibro di Adolf Eichmann, uno dei capi della campagna di sterminio degli ebrei e Franz Stangl, ex comandante del campo di Treblinka.

Aveva individuato in Cile il tenente colonnello delle Ss Walter Rauff, morto nel 1984. E Josef Mengele, detto “l’Angelo della morte”, il dottore accusato di aver massacrato 400 mila ebrei ad Auschwitz, in Polonia. Wiesenthal ha avuto anche un’altra vendetta sui criminali nazisti che ha perseguito tutta la vita: essendo morto quasi centenario, li ha visti morire quasi tutti.

Wiesenthal era del 1908, ebreo della Galizia, allora facente parte dell’impero austro-ungarico in via di smembramento, impregnato della cultura viennese veniva da una famiglia facoltosa di Buczacz. Suo padre era un uomo d’affari e abitava nel cuore dell’Impero: Vienna. «Non eravamo ebrei praticanti - ebbe a raccontare - ma io lo diventai». Quando Hitler attaccò la Russia nel 1941, aveva trentadue anni. A quell’età era nei campi. È stato a Buchenwald in Baviera e a Mauthausen in Austria. Aveva subito torture, aveva visto la sua famiglia sterminata e cercato il suicidio.

Aveva calcolato che lo sterminio ha riguardato 11 milioni di civili, tra cui sei milioni di ebrei. Nel 1977 il Centro Simon Wiesenthal Center si strutturò anche come centro di ricerche storiche e di educazione alla memoria dell’Olocausto e alla tolleranza

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