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Il padre di Carlo Giuliani : "Alle primarie voto Fausto"

Publie le martedì 11 ottobre 2005 par Open-Publishing

Dazibao Elezioni-Eletti Partito della Rifondazione Comunista Parigi Primarie

Chiesto al segretario del Prc un impegno "per fare chiarezza"

di Giuliano Giuliani

Un facile gioco enigmistico offriva come risultante una massima di Orazio: "Il giudice mal disposto non distingue serenamente il vero".

Ne so qualcosa di giudici mal disposti, e anche di pubblici ministeri e di consulenti. Eppure, dalla insopportabile coltre di menzogne, silenzi, occultamenti, maliziose interpretazioni, qualche granellino di verità emerge.

"Un colpo diretto, nessuna deviazione", ha detto l’altro giorno in tribunale il medico legale che ha eseguito l’autopsia sul cadavere di Carlo. E molti si sono stupiti. No, non è una novità, lo si sapeva da subito che la storia del calcinaccio che devia il proiettile era una squallida invenzione di qualche individuo impropriamente chiamato consulente.

Per la precisione, l’aggettivo "diretto" non c’è nella relazione, ma a leggerla con serena disposizione lo si poteva dedurre. E invece no. Perché la sentenza (o meglio la decisione, perché le sentenze si emettono nelle aule di un tribunale mentre quella decisione è stata assunta nelle segrete stanze) era già scritta, dalla sera stessa di quel terribile 20 luglio, dettata dai volti arcigni del potere peggiore che il Paese ha visto all’opera dal ’45 ad oggi.

Un granellino di verità, dicevo, perché ben altro deve uscire da sotto la coltre. La trappola di piazza Alimonda, il comportamento vergognoso e delinquenziale dei carabinieri e dei reparti di polizia e guardia di finanza, in quella piazza, nelle strade, alla Diaz, a Bolzaneto. Il clima di impunità, le prescrizioni che coinvolgeranno anche i responsabili di pestaggi ingiustificati, di violenze, di torture fisiche e psicologiche. E le offese alla stessa dignità delle forze dell’ordine consumate nelle alte stanze del potere, con le promozioni degli inquisiti e la messa in un canto di chi svolge con onore il suo compito difficile, come denuncia il senatore Malabarba indicando nel capo della polizia il regista della manovra. Quello stesso De Gennaro che, in linea con una delle peggiori consuetudini, pensò bene di scaricare ogni responsabilità dell’accaduto alla Diaz a La Barbera, ma solo dopo che l’alto funzionario era morto.

E potrei continuare per pagine e pagine, forte solo della conoscenza dei fatti che ho dovuto acquisire leggendo testimonianze, incartamenti, perizie e controperizie, esaminando minuziosamente fotografie e filmati. E’ una conoscenza che mi impone di richiedere con forza che si faccia verità. Ma per mostrare alla opinione pubblica la verità, cogliendo e sviscerando tutte le responsabilità, e in primo luogo quelle politiche, occorre una Commissione parlamentare d’inchiesta; d’inchiesta appunto, e non di indagine come quella che si svolse tra l’agosto e il settembre del 2001 e che lavorò senza i poteri della magistratura e con una conoscenza dei fatti ancora assolutamente parziale e incompleta.

L’ho chiesto come impegno irrinunciabile a Fausto Bertinotti, chiarendo che la Commissione non serve a Carlo, al quale bastano l’affetto e la memoria delle persone oneste e pulite di questo Paese, ma serve al Paese, serve alla democrazia messa in pericolo da intrighi, connivenze, menzogne, comportamenti. Bertinotti ha ribadito questo impegno. Una ragione in più per confermargli il mio voto alle primarie e per invitare le persone che incontro a fare altrettanto.

http://www.liberazione.it/giornale/051009/LB12D6FB.asp