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TUTTI GIOVANI MA NON UGUALI

Publie le martedì 18 ottobre 2005 par Open-Publishing
1 commento

Dazibao Elezioni-Eletti Estrema destra Enrico Campofreda

di Enrico Campofreda

Il sindaco di Roma Veltroni dedica una via d’un parco cittadino a Paolo Di Nella, un giovane neofascista ucciso nei primi anni Ottanta. L’ultima vittima dello scontro fra neosquadrismo e antifascismo militante alcuni hanno detto. Costoro dimenticano che al di là di momenti di azzeramento di quel conflitto, il neo e post fascismo non ha mai smesso di aggredire e uccidere. Gli episodi si sono continuati a ripetere, trasferendosi magari negli stadi dove il neofascismo è stato travasato da caporioni dell’eversione nera anni Novanta come Boccacci e Fiore, amici cari dei post-fascisti di governo Alemanno e Storace. Il caso di Dax Cesare assassinato due anni fa a Milano è uno degli ultimi. Ci auguriamo in assoluto l’ultimo.

Veltroni rilancia il suo personale buonismo e lo ammanta del populismo che piace alla Destra. Non controbattiamo con un cattivismo fuori luogo ma nemmeno amiamo l’oblìo della memoria. Rispolverare una teoria degli opposti estremismi fuori tempo massimo è un’operazione povera anche per chi come il sindaco, già da segretario della Fgci, dissentiva dall’antifascismo di piazza. “Non accettiamo le provocazioni” era la litania del Pci, e intanto Freda, Ventura, Zorzi, Rauti, Tuti, Concutelli, Fioravanti, Mambro, Cavallini, Alibrandi e non vogliamo fare un elenco più lungo, insanguinavano l’Italia. “Non accettiamo le provocazioni” diceva il Psi nel 1920 dopo l’assalto squadristico alla sede de “L’Avanti” e i mussoliniani continuarono a incendiargli le Case del Popolo coi militati dentro. Duemila morti fece lo squadrismo fascista prima della Marcia su Roma. Centotrenta ne ha fatti l’eversione nera da Piazza Fontana al rapido 904.

Quale storico direbbe che gli Arditi del Popolo di Sarzana, i primi a praticare l’antifascismo militante, erano il contro altare della violenza fascista ? Il revisionismo di sinistra sostenne che quegli episodi servirono per destabilizzare ulteriormente il governo Facta. Se il Re avesse firmato lo stato d’assedio per difendere la capitale nessun “marciatore” armato di pistole e pugnali avrebbe preso Roma. Negli anni Settanta gli antifascisti non volevano una guerra, come non l’avevano voluta gli antifascisti all’inizio dei Sessanta, ma quando un disegno politico internazionale mosso dai Servizi anglo-americani fece dell’Italia uno dei teatri delle prove di golpe utilizzando i rottami di Salò il sanguinario della Decima Mas Valerio Borghese, le rivolte di piazza a Genova e Roma furono una necessità. E una necessità divenne difendere università, luoghi di lavoro, quartieri dove, negli anni a seguire, il neofascismo di Almirante e Rauti prima di Fini poi continuava a praticare pestaggi e violenze.

Piazze milanesi come San Babila, romane come Euclide erano luoghi di bivacco di squadristi come gli assassini di Claudio Varalli e gli stupratori del Circeo. Continue erano le provocazioni anche contro semplici cittadini. Tutto questo Veltroni lo sa e non può sacrificarlo sull’altare dei buoni rapporti con An o di una prossima elezione a sindaco, che comunque auspichiamo piuttosto di vedere le istituzioni occupate da neosquadristi alla Storace e Alemanno.

Chi difendeva i quartieri dalle scorribande che partivano da Sommacampagna, Acca Larentia, Medaglie d’Oro a Roma, da via Mancini a Milano - e ogni città della penisola aveva covi di picchiatori neri - non può essere paragonato ai fascisti. Lo dicevamo allora, lo ripetiamo adesso: molti erano giovani a sinistra e a destra ma i ragazzi come Di Nella furono le vittime di quella violenza che gli strateghi del terrore, da Almirante a certi ministri democristiani passando per i Servizi deviati preparavano con criminale precisione. Nessun governo di quegli anni, nessuna forza dell’ordine si adoperarono a fermare il neosquadrismo fascista. Lo fecero operai, studenti, cittadini difendendo col proprio sangue la democrazia di tutti.

Se dedicare determinati luoghi a neofascisti deve servire a riproporre in quelle zone ennesimi raduni violenti a suon di ‘Eia eia’ e svastiche - che già non mancano, visto che l’antifascismo è stato accantonato da tutti Comune di Roma compreso che non stacca illegali manifesti rievocanti - il sindaco s’interroghi sulla brillantezza dell’iniziativa.

Messaggi

  • Purtroppo l’ipocrisia impera e va a braccetto con opportunismo e coglioneria. Così si riprova periodicamente a rispolverare gli "opposti estremismi" oppure la sua variante buonista/pietista dei "morti tutti uguali". Pe non parlare della facilità con cui si dimenticano le centinaia di episodi in cui fascisti e "forze dell’ordine" hanno agito in perfetta intesa. E ci siamo dimenticati dei fascisti in divisa di Bolzaneto e della Diaz? E dei residuati di Salò o di Fini - pupillo del fucilatore di partigiani Almirante - e dei suoi squadristi Alemanno, La Russa etc che siedono in parlamento quando non addirittura al governo, cosa vogliamo dire?
    Ora e sempre Resistenza. E Resistenza non deve essere una bella parola da usare nelle occasioni giuste ma una pratica concreta, coerente e diffusa.
    In questo contesto, vi sembra pensabile che un uomo come Giovanni Pesce, un Partigiano non un parolaio, possa essere nominato senatore a vita?
    Alfredo Simone