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Ma quanti pacifisti, Madama Dore’!

Publie le domenica 30 ottobre 2005 par Open-Publishing
3 commenti

Dazibao Governi Viviana Vivarelli

di Viviana Vivarelli

Ma vah?! Berlusconi era pacifista e non ce ne eravamo accorti!? Con lui erano pacifisti Selva, La Russa, Calderoli, Castelli... pacifisti e pacifici, ma il loro bon ton e le loro maniere timide e misurate hanno impedito che lo notassimo troppo!

Dunque, di colpo, l’Italia e’ un grande paese pacifista! Lo si puo’ dire finalmente! Lo tacevamo per pudore, ma ora lo si puo’ gridare al mondo! Ma il governo e’ pacifista di piu’! Anzi, tutte le telefonate al caro George erano telefonate pacifiste cosi’ accorate che dopo, piangeva anche il telefono.

La bandiera di Forza Italia e la fiamma tricolore stanno per essere sostituite da un grande arcobaleno!

Allegria! I nuovi motti sono: Siamo tutti fratelli! Viva l’autodeterminazione dei popoli! Viva il pacifismo! Abbasso le guerre imperialiste!

Anzi, direi oltre: siamo tutti dei grandissimi resistenti!
(con la differenza che c’e’ chi cerca di resistere nel suo paese sgretolato e chi cerca di resistere nel suo potere che si sgretola)

Ormai Berlusconi ha detto tutto e il contrario di tutto. Quelli che stanno dietro a questa banderuola impazzita devono avere come minimo un vorticoso capogiro da dare la nausea. Francamente non so come faranno a difendere la nuova posizione berlusconiana sull’Iraq dopo aver detto tanti spropositi bellicosi e militaristi.

Allora Bush ha mentito, i suoi soci hanno mentito, la guerra, che e’ costata ben piu’ dei duemila morti americani, e’ stata una pagliacciata, era una pura aggressione con prove false, un errore, anzi una tragedia immane senza motivazioni accettabili.

Ops. Abbiamo scherzato!
Ieri avevamo la marcia trionfale della liberta’ democratica, oggi abbiamo il Ciagate, le dimissioni di Libby, braccio destro del vicepresidente Cheney, l’accusa di ostruzione alla giustizia, spergiuro e falsa testimonianza (condanna a 30 anni).

Nell’imbroglio c’e’ dentro anche lo zampino di Carlo Rossella di Panorama di proprieta’ del caro Silviuccio che aveva sostenuto, citando fonti "senior" già ai vertici della Cia, che "le notizie sull’uranio (iracheno) erano arrivate dal servizio di intelligence militare italiano", cioè dal Sismi, un organo direttamente dipendente da Berlusconi! Dunque nelle false prove per la vera guerra il caro Silvio ci ha messo del suo, ma per il momento anche la stampa di sinistra, come sempre benevola e bypartisan, tace, molto timida e misurata anch’essa, e il bubbone non e’ esploso, chissa’ perche’, e si puo’ giocare per un po’ al falso pacifista, bastera’ cambiare la bandana a stelle e strisce in quella a strisce soltanto, e poi piu’ colori e’ meglio, pluralismo ci vuole!
Cambiano i tempi, cambia la moda, ale’, nuova sfilata, nuova mise! Per essere à la page! Per un presidente al passo con i tempi.

Ora uscira’ una nuova versione del bambolino Berlusconi: Berlusconi con la maglietta di Emergency, lo zainetto e la bandiera della pace! Molto piu’ casual. I nuovi poster con Berlusconi che marcia ad Assisi insieme a Gino Strada sono gia’ pronti.

La stella di Bush sta sbiadendo. Si profila la minaccia di un impeachement che colpira’ anche gli allegri compari.

Alla notizia ferale, Berlusconi ha fatto un rapido voltafaccia e sta prontamente rinnegando tutte le sue dichiarazioni pro guerra, per paura di essere buttato nel cesso col caro George, rinnega ormai Putin e Bush e Blair, rinnegherebbe anche la mamma in questo momento pur di salvarsi la faccia, ma cio’ facendo, si impiastriccia sempre di piu’ in modo mostruoso. Stringe la mano amorosamente a Chirac e a Schroeder, tra poco lo vedremo abbracciato ad Agnoletto. Forse andra’ da Celentano recitando il credo di Zanotelli.
Tutte le bandiere della pace sono rientrate nel video tv a riprova che l’Italia e’ un grande paese pacifista. Contrordine camerati! A Piazza SS Apostoli tutta Mediaset sfilera’, si dice, con Vianello e la moglie in testa che sventolano bandierine arcobaleno al posto di quelle a stelle e strisce e che dicono in coro: "Anche Mediaset in tre anni non ha fatto che invitare Bush alla cautela, perche’ questa guerra ’non s’aveva da fare’ ". Insomma lo sputtanamento non potrebbe essere piu’ totale.

Ora, dopo anni di martellamento che la guerra e’ sana, bella, buona e giusta e che se non ci fossimo stati noi in Iraq si sarebbero sterminati con la guerra civile, dietrofront: la guerra fa schifo, e’ vomitevole e ingiusta.
Ci lamentavamo di non avere un altro Zapatero, ecco qua Berlusconi in versione Zapatero! Che si vuole di piu’?
Di colpo Zapatero e’ in, fa piu’ figo!

Tutti sul carro di Casarini! Anzi, a Casarini sara’ data la medaglia d’oro al valor pacifico e Tremaglia in persona si premurera’ di scolpirgli, manu propria, una statua davanti all’Altare della patria.

Si salvi chi puo’. Magari costruiamo due moschee a Pontedilegno e riportiamo in Italia i resti dell’imam torturato dalla CIA.

...magari riportiamo in vita tutti quei morti e risaniamo un paese contaminato...
no, questo... nemmeno il funambolo Berlusconi lo potra’ piu’ fare.

Messaggi

  • Intanto ricordiamo cosa diceva nel 2003,in una intervista al New York Times

    Silvio Berlusconi propone di cambiare le leggi internazionali per autorizzare le truppe americane a invadere altri paesi dopo l’Iraq.

    In una intervista al New York Times, il primo ministro italiano ha parlato come sempre a ruota libera. Ha sostenuto che per gli europei è “impensabile” rispondere di no alle richieste militari del presidente americano, e che soltanto il suo ruolo di presidente di turno dell’Unione Europea gli impedisce di dire quello che veramente pensa delle obiezioni alla guerra sollevate da Francia e Germania. Ha difeso la legge Gasparri, assicurato che il conflitto di interesse non esiste, e ha ostentato indifferenza davanti alle critiche. Su un punto solo si è mostrato suscettibile: la propria modesta statura. “Mi chiamano nano”, si è sfogato, con risentimento.

    La mentalità di Berlusconi – commenta il New York Times – rispecchia e forse perfino va oltre la dottrina del presidente Bush di interventi preventivi contro il terrorismo”.

    Secondo il presidente del consiglio italiano la “comunità delle democrazie” deve essere pronta a usare la forza in certi casi, come in Iraq, e questo approccio “potrebbe richiedere un cambiamento della legge internazionale, che finora riteneva inviolabile la sovranità di un singolo stato”.
    “Oggi – ha proseguito Berlusconi – l’occidente è l’unica potenza militare, e all’interno dell’occidente vi è l’incomparabile potenza degli Stati Uniti. Oggi chiediamo dunque se è possibile, guardando al futuro, intervenire nel mondo intero come esportatori di democrazia e di libertà”.

    Il New York Times descrive con divertimento l’imbarazzo dei consiglieri per le esternazioni del capo: “Sebbene diversi collaboratori, seduti nervosamente intorno a lui, occasionalmente intervenissero per cercare di sviarlo da argomenti delicati o da espressioni azzardate, Berlusconi li ignorava… Parlava in modo da non consentire equivoci, sia che applaudisse gli Stati Uniti, strombazzasse i suoi piani per trasformare l’economia italiana o discutesse, senza cercare scuse, la serie sempre più lunga delle sue gaffe politiche”.

    A una domanda sulle truppe italiane inviate in Iraq su richiesta del presidente Bush, Berlusconi ha risposto: “Rispondere di no sarebbe stato impensabile per me”. Quando l’intervistatore ha fatto notare che Francia e Germania hanno assunto una posizione diversa dalla sua, “Berlusconi ha detto che soltanto il vincolo diplomatico del suo ruolo di presidente dell’Unione Europea gli impediva di rispondere francamente”. Subito dopo ha aggiunto: “Tutti dovrebbero essere consci dei loro doveri di gratitudine verso la grande democrazia americana”.
    Nonostante il giudizio sprezzante nei confronti dei due paesi più ricchi dell’Unione, Berlusconi ha espresso “cauto ottimismo” sull’incontro della prossima settimana alla ricerca di un accordo sulla costituzione europea. Gli altri capi di governo, ha detto al New York Times, rinunceranno alle loro obiezioni “in segno di rispetto per me, perché sono tutti miei amici”. Soltanto in patria, a quanto pare, le virtù non sono apprezzate. Non è bastata la legge Gasparri, che consente a Berlusconi di rimanere proprietario di sei reti televisive su sette e alla sua famiglia di controllare un impero editoriale. Niente da fare. Il presidente del consiglio si è lamentato con il New York Times. L’ottanta per cento degli articoli pubblicati in Italia su di lui, ha detto, ha un tono ostile, la televisione lo prende continuamente in giro e i detrattori lo chiamano nano. Di fronte a tanta incomprensione Berlusconi “è stato costretto a seguire il consiglio dell’ex primo ministro britannico Margaret Thatcher, e a non leggere più gli articoli negativi sul suo conto, per non correre il rischio che venga meno l’entusiasmo per i grandi obiettivi che si è dato”.

    A questo punto l’intervistatore ha notato una crepa nella corazza di alterigia del personaggio. Berlusconi è sbottato: “Sono alto quanto il primo ministro spagnolo Jose Maria Aznar”. Poi si è rivolto a uno dei collaboratori e ha aggiunto: “Ho la statura media degli italiani, non è vero?”. Il malcapitato collaboratore, preso alla sprovvista, si è affrettato a rispondere: “Certamente”.

  • E INFATTI .....

    Roma, 11:50 www.repubblica.it 31.10.05

    BERLUSCONI: IN IRAQ RESTARE A COMPLETARE OPERA INIZIATA

    "Puo’ darsi, e possiamo discuterne, che la guerra non sia stato il sistema migliore per il passaggio da una dittatura ad una democrazia, ma che oggi non ci sia altra strada che il restare a completare l’opera iniziata su questo non credo che possano esserci differenze, distinzioni e un’opinione contraria consegnerebbe l’Iraq ad un futuro di sangue e di terrore". Questo il pensiero del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sulla posizione italiana nello scenario iracheno in un’intervista a La7.

    • Il pacifista guerrafondaio

      "O le cose cambiano oppure sarà necessario agire concretamente con tutti i mezzi diplomatici o politici possibili e senza escludere l’opzione militare. Si può essere incauti per troppa fretta, ma anche se si passa all’azione troppo tardi"
      (Silvio Berlusconi, il Foglio, 10 settembre 2002)

      "E’ necessaria e indispensabile una risposta per salvaguardare la comunità internazionale dal pericolo costituito da un accumulo di armi di sterminio di massa da parte dell’Iraq"
      (Silvio Berlusconi all’Onu, 13 settembre 2002)

      "I no alla guerra senza se e senza ma non bastano a costruire la pace, perché c’è già il pericolo, quando si gioca con la preoccupazione della gente di fronte al rischio militare, di rendere più difficile la realizzazione di un obiettivo sacrosanto come disarmare l’Iraq"
      (Silvio Berlusconi al Senato, 19 febbraio 2003).

      "L’Italia è un paese non solo amico, ma anche leale e condivide in pieno gli sforzi americani per esportare la libertà e la democrazia nel mondo. L’Italia si è assunta la sua quota di responsabilità e la manterrà sia per la crisi irachena che per la lotta al terrorismo internazionale. L’Italia sarà vicina agli Stati Uniti in questa missione di libertà e democrazia senza esitazioni ritenendo che solo così si può combattere il terrorismo in tutto il mondo"
      (Silvio Berlusconi, Ansa 26 gennaio 2004)

      "Io non sono mai stato convinto che la guerra fosse il sistema migliore per arrivare a rendere democratico un Paese e farlo uscire da una dittatura anche sanguinosa"
      (Silvio Berlusconi, La7, 29 ottobre 2005)