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TEATRO - Kozyra, mille feroci incarnazioni di donna

Publie le lunedì 31 ottobre 2005 par Open-Publishing

Dazibao Teatro-Danza

L’artista polacca, stasera al RomaEuropaFestival, veste i panni di Lou Salomé in "Spettacolo di cani"
Un corpo condiviso "Ogni idea che voglio esprimere può essere veicolata attraverso un personaggio. Quello che mi interessa ora è riflettere sulla questione femminile, sul potere delle donne, sulla loro capacità di affermarsi solo attraverso l’intelletto. Uso me stessa per filtrare le identità"

di ELENA DEL DRAGO

Katarzyna Kozyra, nota artista polacca, non è suo malgrado nuova agli scandali. Per Punishment and Crime, videoinstallazione che narra le gesta di alcuni appassionati del secondo conflitto mondiale, i quali si divertono a simulare azioni di guerra tra edifici abbandonati, per poco non la volevano processare, mentre per Pyramid of Animals, scultura piramidale di animali imbalsamati, è stata lungamente al centro di una violenta polemica mediatica.

Anche lo spettacolo romano, presentato al Palladium per il RomaEuropaFestival, si preannuncia ricco di spunti interessanti. Kozyra questa volta veste i panni di Lou Salomé per portare l’attenzione su un tema, quello femminile, non nuovo nella sua poetica e la presenza di un simil papa con tanto di maschera da ratto certamente è una presa di posizione notevole. Abbiamo raggiunto Katarzyna Kozyra durante le prove del suo spettacolo.

Personaggio centrale del suo «Spettacolo di Cani» è Lou Salomé: cosa le interessa di questa figura femminile?

Sono molto affascinata da Lou Salomé, che era amica di grandi uomini come Rilke, Freud, Nietzsche e li influenzava grazie alla sua intelligenza. Mi hanno sempre impressionato la sua forza psicologica e intellettuale in un momento storico in cui le donne non potevano mostrare alcun potere, né esprimere la propria capacità creativa.

In questo spettacolo la performance si unirà al video e il pubblico avrà una sua importanza nell’intero percorso. Ce ne può parlare?

Il teatro per me è soltanto uno dei tanti mezzi che mi permettono di sviluppare la mia ricerca. Non ho alcuna ambizione registica o performativa in senso stretto. Naturalmente trovandomi su un palcoscenico privilegerò la recitazione, ma anche la parte filmica e l’interazione con il pubblico e con i cani che ho invitato a portare, saranno centrali. Abbiamo precedentemente girato un video nel quale cammino vestita da Lou Salomè con due cani al guinzaglio coperti dalle maschere di Nietzsche e Rilke, prima per le strade di Vienna, quindi in una Roma evocata nei suoi luoghi più tipici, dal Colosseo a San Pietro, e dove compare un nuovo personaggio.

Cosa prova a calarsi nei panni dei diversi personaggi?

Ogni argomento che mi interessa, ogni idea che voglio esprimere può essere veicolata attraverso un personaggio che lo incarna in maniera esemplare. Con Lou Salomé per esempio, voglio riflettere sulla questione femminile, sul reale potere delle donne, sulla loro possibilità di affermarsi solo ed esclusivamente attraverso il proprio intelletto.

Nei suoi lavori c’è sempre una tensione tra la sua biografia e il dramma collettivo, ci può raccontare il suo processo creativo?

Parto da me stessa per guardare alla memoria comune, ad esperienze collettive, uso il mio corpo per filtrare l’identità dell’uomo contemporaneo. Partire dalla mia esperienza è decisamente più semplice e credibile.

Durante la sua malattia si è autoritratta come l’Olympia di Manet, con il corpo segnato dal male e dalle cure chemioterapiche, cosa intendeva veicolare?

In quel periodo della mia vita, che per certi versi è stato piacevole perché mi sono sentita in vacanza, nessuno si aspettava nulla da me, mi interessava paradossalmente la vita, a partire dalla sua fisicità. Per lavorare a questo progetto per una volta non dovevo calarmi in un ruolo, ma semplicemente osservare me stessa. A partire dall’esperienza che il mio corpo nudo testimoniava, volevo parlare della vita, della malattia, del decadimento fisico, della morte, di temi e paure, dunque, che riguardano ognuno di noi.

Nel suo lavoro ha affrontato il tema della violazione della privacy e quella del bisogno insensato di violenza: cosa pensa del momento che stiamo vivendo?

Parlando di violenza o di violazione della libertà personale non si affrontano certo argomenti nuovi: cambiano solo le forme di una mancanza di libertà che è stata presente in tutte le epoche. Quanto al presente è solo una questione di prospettiva e quello che a noi sembra puro terrorismo per altri è legittima difesa.

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/29-Ottobre-2005/art107.html


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