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Mar de Plata, in 50.000 contro Bush, insieme a Chavez e Maradona : "el pibe" anti-Bush

Publie le sabato 5 novembre 2005 par Open-Publishing

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L’ex campione di calcio Diego Armando al fianco del presidente del Venezuela, Hugo Chavez, sul fronte di 50mila persone che contestano il presidente statunitense al quarto vertice delle Americhe in Argentina.

MAR DEL PLATA (Argentina) - La protesta anti-statunitense e in particolare contro il presidente George W. Bush ha proposto oggi a Mar del Plata, Argentina, dove si è aperto il 4° Vertice delle Americhe, l’inedita accoppiata formata dal presidente venezuelano Hugo Chavez e dall’ex calciatore Diego Armando Maradona.

I due, sfruttando la loro indubbia popolarità in Sudamerica, hanno pilotato almeno 50.000 persone dentro e fuori dello stadio Mundialista della città, lo stesso che vide nei Mondiali di calcio del 1978 l’Italia di Paolo Rossi e Roberto Bettega battere nella prima fase Francia ed Ungheria.

E se Chavez era giunto poco prima dal Venezuela per partecipare al Vertice con Bush e gli altri capi di stato latinoamericani, il “pibe de oro” si era prodotto in una vera e propria performance, guidando un drappello di personalità e manifestanti che avevano preso posto a bordo del Expreso del Alba, un treno ispirato al progetto di Alternativa bolivariana delle Americhe, appunto Alba, che Chavez vuole costruire al posto dell’Area di libero commercio delle Americhe (Alca) proposta dagli Usa e che oggi è in forte difficoltà.

Prima di entrare nello stadio i manifestanti, venuti principalmente dalla provincia di Buenos Aires ma anche da lontanissime città come Mendoza, Cordoba o Tucuman, e dall’estero, hanno sfilato per oltre tre chilometri, sfoderando una grande creatività in abbigliamento, cartelli, striscioni, bandiere e proposta sonora.

Quasi in testa al corteo, infoltito da una forte mobilitazione di sindacalisti e piqueteros (i disoccupati che bloccano le strade), si ergeva uno striscione con i volti di cinque presidenti (Castro, Chavez, Kirchner, Lula e Vazquez) e la scritta: Viva l’unità del popolo latinoamericano.

Verso le 13 (le 17 italiane), il presidente venezuelano ha quindi preso la parola nello stadio, in uno sventolio di bandiere argentine, cilene, uruguaiane, cubane, e rosse con il volto di Ernesto “Che” Guevara, sostenendo che «Mar del Plata sarà la tomba dell’Alca».

Accanto a lui sedeva Maradona, che aveva una maglietta con il volto del capo della Casa Bianca e la scritta “via Bush”, ha gridato: «L’Argentina è bella!» e «Cacciamo Bush!».
Il “Pibe de oro”, grande protagonista della giornata, è giunto nella città balneare argentina alle 06:25 del mattino (le 10:25 italiane) a bordo dell’Espresso Alba, il treno imbandierato su cui hanno viaggiato altri 160 contestatori di Bush, tra cui il regista bosniaco Emir Kusturica. Sul marciapiede c’erano centinaia di persone a decine di giornalisti ad attendere l’arrivo del convoglio. Non appena è comparso il convoglio, la folla ha cominciato a gridare «Alè alè alè, Diego! Diego!».
L’ex calciatore è di fatto rimasto bloccato sul treno per diversi minuti ma ha poi “dribblato” tutti, scendendo di nascosto da un vagone da quello in cui aveva viaggiato.

Nel suo intervento, Chavez ha rivelato di aver conversato per telefono con il presidente cubano Fidel Castro che, ha assicurato, «dalle prime ore di oggi sta seguendo in diretta televisiva e su una comoda poltrona che gli ho regalato io, le manifestazioni che si svolgono in Argentina».
«Io credo - ha proseguito - che ognuno di voi ha portato con sé una pala. Una pala con cui scavare, perché Mar del Plata sarà ricordata come la tomba dell’Alca».

Chavez ha parlato per oltre due ore, ha elogiando gli sforzi in corso per l’unità latinoamericana, e presentando varie personalità presenti, fra cui il candidato di sinistra alle elezioni boliviane, Evo Morales, il cantante cubano Silvio Rodriguez, ed il Premio Nobel per la pace argentino, Adolfo Perez Esquivel.

Nella parte finale del suo accalorato intervento, interrotto dagli applausi, il leader venezuelano ha elogiato la sua idea di una integrazione latinoamericana dal volto umano, basata sulla sua proposta di Alba.

«Secondo le statistiche - ha concluso - oggi in America latina abbiamo ancora 220 milioni di poveri. Venti anni fa avevamo 50 milioni di indigenti, oggi ne abbiamo oltre 100 milioni. Non si può più andare avanti così».

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