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Per un riequilibrio della rappresentanza

Publie le venerdì 2 dicembre 2005 par Open-Publishing
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Donne Democrazia Lidia Menapace

di Lidia Menapace

Carissime,

molti indizi dicono che vi e’ una profonda insoddisfazione (per usare un
termine dolce) tra le donne di sinistra verso il centrosinistra intero: si
protesta inutilmente per avere un qualsiasi cenno teorico o pratico in tema
di riequilibrio della rappresentanza ; per una qualsiasi ammissione che il
patriarcato e’ diffuso anche a sinistra; perche’ la questione del referendum
sulla legge della fecondazione assistita sia considerata un problema
politico a tutto tondo; un qualsiasi allarme perche’ il clericalismo ormai
lascia vedere un disegno neotemporalista preciso, anche se del tutto
antistorico; e ultima ma non ultima la questione degli attacchi alla 194
viene affrontata con piccole furberie anche da donne dell’Unione, come se
non fosse una questione politica generalissima e non potesse certo essere
trattata col solito lamento sulle povere donne preda di tragedie e bisognose
di protettori: non ne vogliono piu’ nemmeno le prostitute, giustamente;
l’autodeterminazione e’ passata nella coscienza di molte e stupisce che
donne politicizzate la deprimano o considerino poco.

Di contro viene lanciata da donne (e non solo) una bella campagna dal titolo
sarcastico "Fare breccia" (si intende di Porta Pia) e dal sottotitolo
eloquente "Piu’ autodeterminazione, meno Vaticano"; donne di cultura
islamica si definiscono "Donne che vivono ’sotto’ la legge islamica" (e non
piace loro affatto); durante i fatti delle banlieues un bel documento di
donne (che i giornali di sinistra non hanno pubblicato) mostrava un taglio
molto diverso e lamentava tra l’altro che il laicissimo stato francese
quando deve occuparsi di cittadini o cittadine di presunta confessione
islamica, se la intende con le autorita’ religiose e non con i suoi
cittadini definiti semplicemente "marmaglia"; anche da noi il ministro
dell’Interno costituisce una consulta islamica come se qualcuno potesse
essere registrato all’anagrafe con la sua determinazione eventualmente
religiosa. Non se ne puo’ piu’.

Ci si dice di stare buone, perche’ ci sono le elezioni e si deve buttare
giu’ Berlusconi. D’accordo, purche’ non sia la solita riedizione della
politca dei due tempi: prima facciamo la rivoluzione, poi in un secondo
tempo anche le questioni delle donne.

Come e’ noto il secondo tempo non arriva mai e intanto la situazione delle
donne peggiora: il piu’ recente esempio e’ la questione palestinese dove,
avendo messo da parte donne che si opponevano anche ad Arafat proprio sul
tema dei tempi, la condizione delle donne e’ ricaduta nelle forme piu’
lamentevoli di fondamentalismo e di sottomissione (le palestinesi erano
molto laiche prima della seconda Intifada militarizzata). Per i Pacs
sappiamo: mancano anche le piazze, sempre gia’ date ad altre iniziative.
Donne di Napoli si costituiscono intanto in una associazione di "Donne
laiche di sinistra"; con Ileana Montini, Maria di Rienzo e altre abbiamo
messo giu’ un manifesto; gli scritti di Lea Melandri sono da condividere
tutti appassionatamente tanto sono belli forti eloquenti e duri, ecc.ecc.

Scrivo dunque per dire che dobbiamo far sentire la nostra voce in ordine a
due questioni subito:

1) il femminismo e’ una questione e cultura e soggettivita’ politica
generalissima, e include riequilibrio, fine della discriminazione, revisione
dei temi del patriarcato, ecc. ecc.

2) il centrosinistra non puo’ essere "diretto" come se fosse un partito
molto democratico del quale l’ufficio politico o politburo o Cei e’
legittimato a prendere decisioni su temi sanciti in congressi o concili:
molte e moltissime di noi pensano che non potra’ ne’ dovra’ mai diventare
cio’; bensi’ essere una incipiente forma politica complessa che governa in
modo nonviolento e democratico la molteplicita’ dei soggetti di una societa’
complessa attraverso la formazione di forme politiche nuove, come accordi,
convenzioni, aree tra soggetti e partiti "alla pari". L’altra strada, quella
della riduzione della complessita’ attraverso decisionismo presidenzialismo
e plebiscito e’ quella che fu scritta in analisi da Luhmann per Thatcher,
Kohl, Reagan, Craxi. Non pare il caso di procedere in quella direzione, o
no?

Insomma facciamoci sentire: una politica che ci marginalizza non puo’
nemmeno vincere le elezioni, e se le vince produce un berlusconismo "di
sinistra" del quale davvero non si sente la mancanza, dato che - tra
l’altro - c’e’ gia’ stata la prova storica che esso e’ solo il terreno di
coltura per un nuovo avanzamento culturale della destra, che poi conquista
anche un governo piu’ facile da mandare avanti a destra su vari terreni
(scuola, mercato del lavoro, guerra, alta velocita’, ponte sullo stretto,
laicita’, ecc. ecc.): sarebbe questa l’alternanza? No grazie.

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