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LUIS SEPULVEDA - CARNE DA BLOG - Salute, vecchio Marx

Publie le giovedì 22 dicembre 2005 par Open-Publishing

Dazibao Europa Storia

In Francia, qualcuno annunciò con gioia che le violenze erano diminuite, che nell’ultima notte erano state di meno le automobili date alle fiamme

di LUIS SEPULVEDA

In Francia, qualcuno annunciò con gioia che le violenze erano diminuite, che nell’ultima notte erano state di meno le automobili date alle fiamme e minore il numero di persone arrestate dalla furia tranquillizzatrice di Sarkozy.

Ma nessuno alluse all’imperiosa necessità di ridurre l’arrogante idiozia che aveva provocato l’ira distruttiva di una generazione fuori gioco, migliaia di ragazze e ragazzi figli della disoccupazione e del degrado sociale, morale, economico e politico.

In Germania, durante il periodo d’oro del miracolo economico, alla fine degli anni Sessanta, i tedeschi accolsero euforici alla stazione di Colonia il milionesimo emigrante, un portoghese dell’Algarve timido e bassino, che ricevette in premio una motocicletta e un mazzo di fiori senza capire una parola del discorso di saluto, in cui veniva ringraziato per essere accorso alla costruzione del Deutsche Wunder.

Un documentario dell’epoca ci mostra quel giorno: era autunno, faceva freddo, e il presidente del padronato tedesco salutava il Gastarbeiter, termine la cui traduzione più esatta è "lavoratore invitato". Pochi giorni dopo, Willy Brandt gli chiedeva scusa, come cancelliere, per la vergognosa accoglienza. In una lettera gli diceva: «Lei è la milionesima persona che viene a collaborare allo sforzo economico più grande della storia tedesca. Gliene siamo grati e io le do il benvenuto come essere umano, come persona, come cittadino straniero con gli stessi doveri e gli stessi diritti di qualunque cittadino tedesco».

I francesi hanno dimenticato che gli emigranti sono persone e non teppa, marmaglia, come li ha definiti il ministro degli interni Sarkozy. E hanno dimenticato i loro diritti e li hanno lasciati ai margini dei loro doveri. Sostenere che l’ira di questi giovani, che non hanno niente da guadagnare e niente da perdere, è un semplice fatto di distrazione da parte del potere, significa confondere ancora di più la situazione degli abitanti delle periferie. L’Europa guarda stupita alla sua povertà interna. Schröder si è rifiutato di vederla in Germania e gli è costato il governo. Mitterand l’ha sepolta con arroganza, e Chirac ha continuato a gettarci sopra mucchi di spazzatura. Vomitevole. Carne da blog.

Il capitalismo e la perversione del neoliberismo economico sono riusciti ad alterare la funzione emancipatrice della lotta di classe. Il sistema capitalistico ha la capacità di rinnovare se stesso mediante la negazione dei risultati conciliatori del conflitto di classe: salute, vecchio Karl Marx. I giovani delle periferie francesi non chiedono altro che la conferma della loro esistenza, di andare in televisione, un attimo di eternità. Come è lontana la lotta per i diritti consacrati dalla dichiarazione universale dei diritti umani.

E ancora più lontano è l’Iraq. Una granata al fosforo bianco, scoppiando, illumina per molto tempo il campo di battaglia, poi si trasforma in un fumo denso che aderisce alla pelle delle persone e pian piano divora i corpi fino alle ossa. Oggi sappiamo che gli statunitensi hanno usato fosforo bianco a Falluja, contro la popolazione civile, è chiaro. Un uomo, una donna, un bambino, coperti di fosforo bianco, impiegano circa quattro ore a morire in mezzo a dolori inimmaginabili, la carne brucia lentamente mentre i vestiti restano intatti. Si tratta di un’arma proibita dalla Convenzione di Ginevra, ma gli Stati Uniti violano la legalità internazionale con la cinica sicurezza dell’impero, «condotta imperiale senza complessi», come reclamava Paul Wolfowitz all’inizio del primo mandato di Bush.

Gli Stati Uniti impongono l’inviolabilità dei loro militari e del loro personale civile (ma esiste personale civile statunitense?) in tutti i paesi del mondo. In Italia sequestrano un cittadino tedesco, lo torturano e poi lo fanno sparire dentro un carcere segreto in Egitto. Esiste l’Italia come paese con leggi proprie? Caro presidente Chávez, bene, cominciamo a fare i nomi di tutti i servi dell’impero.

Si sa che nei paesi dell’Est europeo, diversi dei quali sono membri dell’Unione Europea o stanno per diventarlo, gli statunitensi hanno carceri segrete, termine eufemistico per indicare i centri di tortura. Ma è forse una novità? La politica estera degli Stati Uniti, basata da sempre sull’intromissione negli affari interni di paesi solo apparentemente sovrani, ha da sempre fatto ricorso alla tortura come allo strumento più efficace per eliminare gli oppositori. Che cosa imparavano i militari latinoamericani alla Escuela de las Américas? L’uomo che comanda in Iraq si chiama John Negroponte ed è il fondatore e l’istigatore degli squadroni della morte in America centrale.

Un senatore repubblicano, "americano" in modo tanto grottesco quanto cinematografico, cerca convincere il senato ad approvare un documento che censuri la tortura, ma solo negli Stati Uniti. Oggi, essere antimperialista è una necessità dettata dalla sopravvivenza.

Gli statunitensi hanno usato aeroporti spagnoli per trasferire persone sequestrate nei centri segreti di tortura e, mentre la chiesa cattolica porta le sue schiere di pederasti e di nostagici del fascismo nelle strade di Madrid, il ministro della difesa spagnolo, un socialista alla sua maniera il cui unico merito politico è di essere una vera manna per gli umoristi grazie alla sua peculiare pronuncia della "s" (non dice Spagna ma Hpagna), si precipita a difendere gli "alleati", senza nemmeno curarsi che a loro interessi.

Con la destra si sa chi abbiamo davanti: o sono sciocchi come Lavín in Cile, o sono pateticamente ambiziosi come Berlusconi in Italia, o è gente che rimane aggrappata al potere per non dover rendere conto di certi intrallazzi come Chirac in Francia. Di certo sono vomitevoli, carne da blog.

Ma ancora più schifo fanno i socialdemocratici o i socialisti come Blair, più che servo, mastino dell’impero. Gente come Schröder, che per semplice ambizione e dilettantismo ha sperperato l’esemplare eredità politica di Willy Brandt e dello svedese Olaf Palme, gli alfieri di quel welfare state che garantiva lo sviluppo del socialismo democratico. A questi bisogna aggiungere Bono, un triste pagliaccio che si dà arie da personaggio determinante in un’epoca caratterizzata dal conflitto tra imperialismo e diritti umani. Ma la lotta di classe tende a trovare unità maggiori, forse planetarie, perché è nella natura umana opporsi allo sfruttamento: salute, vecchio Karl Marx.

E in America Latina si rafforzano alcune domande. Cos’è un trattato di libero commercio fra un paese che sostiene la propria produzione nazionale e un secondo paese, più debole, che adegua i prezzi dei propri prodotti al volere del primo? Se il Trattato di Libero Commercio fra gli Stati Uniti e il Messico ha tutto il successo che dice Fox, perché aumenta di giorno in giorno l’esodo di messicani e centroamericani verso nord, verso una nazione in cui vivono per lo più da clandestini, potenziale carne da cannone, in qualunque terra gli statunitensi decidano di invadere, per sbrigare quel lavoro sporco di cui gli yankee non vogliono occuparsi?

Non è meglio tentare un maggiore sforzo di integrazione locale fra nazioni con la stessa cultura, con la stessa storia, e in condizioni di parità? C’è chi afferma che il dialogo commerciale con gli Stati Uniti è possibile, ma se si intende il commercio come un libero scambio di beni che assicuri la soddisfazione dei bisogni a masse sempre maggiori, come può essere che gli Stati Uniti si rifiutino di eliminare o ridurre le royalty sul vaccino del morbo di Chagas perché tale malattia, trasmessa da un insetto simile alla cimice, uccide "soltanto" quarantamila boliviani all’anno, e quindi non rende?

Le risposte sono ovvie, ma il silenzio dei governi è vomitevole, carne da blog. (luis sepúlveda) traduzione di ilide carmignani
http://www.ilmanifesto.it/Quotidian...


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