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Furti del patrimonio artistico

Publie le giovedì 2 febbraio 2006 par Open-Publishing

Dazibao Giustizia USA

Tradotto dal francese da karl&rosa

Il processo in corso a Roma, nel momento in cui il Museo Getty di Malibu riapre la sua Villa dedicata alle sue collezioni di antichità, rischia di fare epoca. Infatti, con il sostegno di un’inchiesta minuziosa realizzata dai suoi servizi di repressione del furto e del traffico degli oggetti d’arte, lo Stato italiano reclama dalla ricchissima istituzione californiana 42 pezzi, fra i quali alcuni importantissimi, come l’Afrodite di Morgantina. Questi sono frutto di saccheggi di siti archeologici e di esportazioni clandestine. Per alcuni di essi si é risalita la filiera da un capo all’altro, fino alla costa del Pacifico. Marion True, responsabile del dipartimento delle antichità del Getty, oggi dimissionaria, é direttamente accusata dalla giustizia italiana di non aver ignorato nulla dell’origine dubbia dei pezzi che comprava per il suo datore di lavoro. Si dice in buona fede, ma gli indizi degli investigatori italiani sono schiaccianti.

Ma il processo romano supera largamente i limiti del solo Getty Museum. Anzitutto perché altre istituzioni museali americane sono prese di mira dall’inchiesta. A cominciare dalla più illustre, il Metropolitan Museum di New York, i musei di Boston, Cleveland o Princeton. Poi perché é verosimile che alcuni di questi musei saranno obbligati, in un modo o in un altro, a restituire le opere. I responsabili del Getty e del Metropolitan hanno già fatto il viaggio a Roma per discuterne col ministro dei Beni culturali.

Ed i musei europei? A parte un museo di Monaco ed uno di Copenhagen, nessuno di essi é citato dalla giustizia italiana. Normale, si dirà, i musei del Vecchio Continente, a Londra, Parigi o Berlino, hanno effettuato la loro "accumulazione primitiva" tanto tempo fa. Eppure da parte loro il saccheggio c’é stato. Non sarebbe tempo che restituiscano, a loro volta, il frutto delle loro estorsioni? Se oggi é illusorio voler tornare su cessioni più o meno legittime, ma lontane ad avallate dalla storia, é indispensabile continuare a lottare contro il saccheggio dei beni archeologici, sempre molto attivo.

Sul piano giuridico, si tratta di furto. Sul piano scientifico, questi scavi clandestini privano la comunità degli studiosi di informazioni preziose. Per i paesi colpiti, é una parte della loro memoria che viene irrimediabilmente perduta. Per lottare contro quanti riforniscono collezionisti senza scrupoli - pubblici o privati - esiste, oltre alle leggi locali, un armamentario giuridico internazionale, a cominciare dalla Convenzione dell’Unesco, oggi ratificata da quasi tutti gli Stati. Ma, se i paesi "ricchi", come l’Italia, sono armati per difendersi, i paesi poveri - specialmente quelli africani - assistono al saccheggio senza ritorno del loro patrimonio. Nell’indifferenza generale.

http://www.lemonde.fr/web/article/0,1-0@2-3232,36-736272,0.html