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Buon compleanno Darwin, noi ti festeggiamo

Publie le lunedì 13 febbraio 2006 par Open-Publishing

Dazibao Giustizia USA Storia

Lo scienziato, nato il 12 febbraio del 1809, ha da poco ottenuto una nuova vittoria negli Usa. Un giudice ha rigettato le istanze creazioniste, ora mascherate sotto il nome di “disegno intelligente”

di Mauro Capocci

C’è da festeggiare anche quest’anno. Si deve festeggiare per esempio un’altra vittoria in America, dove Darwin - che domani compie 197 anni - ha da poco vinto l’ennesima causa intentatagli dai creazionisti in quel di Dover, nello stato del Massachusetts. Volevano un adesivo sui libri scolastici: un’avvertenza che invitava a considerare l’evoluzione darwiniana un’ipotesi, da mettere a confronto con altre ipotesi. Un processo che voleva dimostrare che Darwin e gli evoluzionisti sono solo quaquaraquà che fanno tanto rumore ma sono incapaci di resistere all’onere della prova. Invece, Darwin & co. si sono dimostrati, per continuare la tassonomia di Sciascia, uomini. Il darwinismo si è continuamente accresciuto, espanso, rafforzato nelle avversità, e ancora una volta un giudice ha rigettato le istanze creazioniste (pudicamente mascherate sotto il nome di disegno intelligente).

Le avversità però invece di diminuire aumentano in questi tempi grami e oscuri, con fanatismi religiosi alla riscossa e religioni usate a pretesto per fanatismi politici. E’ proprio a questi ultimi che Darwin fa paura: a quel misto di religione e politica che vede nella sopraffazione, nella guerra permanente, la sua unica possibilità di sopravvivenza. E’ per questo che in Italia si levano ogni tanto voci petulanti che vogliono mettere in discussione la sana materialità darwiniana fatta di storia, caso e tempi lunghi. La ministra Moratti e i suoi saggi, che hanno voluto eliminare l’insegnamento dell’evoluzione dalle scuole medie. Ma prima ancora (sempre parlando già del terzo millennio), è stata Azione Giovani a organizzare una ridicola “settimana antievoluzionista” nel 2003, con il patrocinio dell’ex-deputato Pietro Cerullo, il cui nome nelle ricerche su internet è associato alla strage di Piazza Fontana.

Ma ancor di più è per la destra religiosa degli Stati Uniti, i famigerati teo-con cui Berlusconi guarda come luce di cultura e civiltà, che sconfiggere l’evoluzione ha un significato scopertamente politico. Tornare alle credenze religiose ricavate da una interpretazione letterale della Bibbia, e quindi rifiutare l’evoluzione darwiniana, significa continuare a erodere diritti, in nome di un credo religioso per il quale l’uguaglianza tra i cittadini e le cittadine non è in agenda, anzi. Sconfessare la conquista evoluzionista è quindi anche un modo per poter imporre divieti, soprattutto nei confronti delle donne: se dico di no a Darwin dico no anche, per esempio, alla possibilità di abortire o alla laicità della scuola, in nome di un cristianesimo che si fa direttamente dottrina politica. Da qui nascono attacchi strumentali come quelli di Dover.

Ma esiste un’altra prospettiva che rende l’attacco a Darwin ancora più nocivo e odioso. Uno dei punti fondamentali dell’evoluzione è la distruzione dell’antropocentrismo caratteristico della filosofia della natura fino all’Ottocento. Cioè, Darwin ha cambiato “il posto dell’uomo nella natura” come recita il titolo di un libro di Thomas H. Huxley (soprannominato “il mastino di Darwin”), mettendolo a fianco degli altri organismi, parte integrante e attore non protagonista del mondo organico. Veniva dunque a cadere l’assunto per cui l’ambiente è il campo da gioco per l’umano, il biblico Adamo che ha tutto a sua disposizione. Diventa allora evidente il legame con la strategia di sfruttamento ecologico tipico di un petroliere come Bush: se l’ambiente è a mia disposizione per volere divino, cosa mai ci sarà di sbagliato nello sforacchiare l’Alaska alla ricerca di petrolio? Rientra in questa visione anche il pervicace rifiuto dell’amministrazione Bush alla sottoscrizione del protocollo di Kyoto contro le emissioni di gas serra. Non è un caso che proprio il clima - e sull’effetto disastroso che la nostra civiltà sta avendo sull’ambiente - sia uno dei due ambiti sui quali più forte è stata la pressione da parte della Casa bianca sulla comunità scientifica (l’altro è stato la ricerca sugli embrioni). La settimana scorsa uno scienziato della NASA, James E. Hansen, ha pubblicamente denunciato le intimidazioni che ha subito proprio per le critiche a George W. e alle sue idee sul cambiamento climatico. Insomma, Bush e i suoi accoliti hanno messo in atto una strategia a largo spettro, che non coinvolge solo l’evoluzione darwiniana, per fare in modo che la scienza non sia apertamente contraria alla propria ideologia. C’è da dire che sono ormai diversi anni che i ricercatori sembrano più orientati al profitto che alla ricerca della verità, ammesso che questa sia mai stata la loro occupazione.

E’ invece divertente osservare una enorme contraddizione tra l’ideologia teo-con e l’attacco a Darwin. La destra ultraliberista repubblicana e cristiana, molto simile al cocktail Berlusconi-Ruini, rifiuta l’idea che la meravigliosa diversità della vita che quotidianamente ci troviamo davanti possa essere solo dovuta al caso. La perfezione dell’occhio, una struttura diffusa in diverse forme in tutto il regno animale, non può essere semplicemente il risultato di miliardi di mutazioni casuali: ci deve essere la mano di un creatore, altrimenti sarebbe il caos. Dunque nessun sistema complesso può funzionare senza una guida che lo indirizzi verso un risultato finale. Se però affianchiamo queste argomentazioni alle invocazione in favore di un’economia di mercato pura, senza l’intervento di alcuna mano, visibile o invisibile, lo stridore diviene evidente. Da un lato non si accetta che il caso, la storia e la selezione naturale abbiano costruito con pazienza il mondo della vita che conosciamo. Dall’altro si pensa che il mercato, lasciato libero di andare per la sua strada, evolverà automaticamente verso la situazione di migliore distribuzione delle ricchezze, rendendo tutti felici, o almeno consentendo l’emergere di una classe sociale “più adatta” e quindi più meritevole. Sappiamo che i fenomeni biologici e sociali difficilmente sono comparabili, ma non si vede perché chi ha fiducia nel darwinismo sociale sia contrario all’evoluzionismo.

Possiamo quindi festeggiare anche quest’anno la nascita di Charles Darwin, e molti saranno gli eventi che segneranno l’evento. Tuttavia, non ci dobbiamo dimenticare che questa battaglia scientifica per l’evoluzione fa parte anche di una battaglia politica più ampia, decisiva per i destini del pianeta e dei suoi abitanti.

http://www.liberazione.it/giornale/060211/LB12D687.asp