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Dei giudici milanesi accusano di nuovo la CIA

Publie le sabato 4 marzo 2006 par Open-Publishing

Dazibao Giustizia Governi

de Jean-Jacques Bozonnet tradotto dal francese da karl&rosa

Giovedi’ 2 marzo, a Roma, il ministro italiano della giustizia, Roberto Castelli, ha accusato i magistrati del tribunale di Milano di esercitare "pressioni illegittime" sul governo, senza preoccuparsi degli "interessi dello Stato".

Il guardasigilli aveva ricevuto, il giorno prima, una lettera dei sostituti procuratori Manlio Minale e Mario Blandini, che gli chiedevano perché non aveva ancora trasmesso a Washington la domanda di estradizione riguardante ventidue agenti della CIA sospettati di aver effettuato un sequestro sul territorio italiano. Il ministro che, a questa richiesta, sulla sua scrivania dal 10 novembre 2005, non ha mai fatto mistero della sua intenzione di "andarci con i piedi di piombo" in una pratica imbarazzante per le buone relazioni italo-americane.

Il 17 febbraio 2003, Hassan Mustafà Ossama Nasr, cittadino egiziano conosciuto con il nome di Abu Omar, é stato rapito da un commando in pieno centro di Milano. Ex imam della moschea di via Jenner - un luogo di culto nel mirino della polizia italiana dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti - l’uomo godeva dello statuto di rifugiato politico, ma era strettamente sorvegliato. Gli investigatori milanesi hanno dimostrato che Abu Omar era stato condotto alla base aerea americana di Aviano, vicino a Venezia, poi a Ramstein, in Germania, prima di finire in una prigione del Cairo, dove avrebbe subito dei maltrattamenti. Tre anni dopo é sempre in prigione in Egitto ed i giudici milanesi non hanno mai potuto interrogarlo.

Nel luglio 2005, il tribunale di Milano ha emesso ventidue mandati d’arresto contro presunti agenti della CIA che avrebbero effettuato l’operazione. Gli investigatori hanno potuto ricostituire con precisione le mosse del commando, che visibilmente ha proceduto senza nessuna precauzione. Il cervello dell’operazione sarebbe Robert Lady, allora console americano a Milano, che ha lasciato precipitosamente l’Italia alla fine del 2004. Quando l’affare fu rivelato, il dilettantismo apparente del commando aveva messo in imbarazzo il governo Berlusconi, sospettato di essere stato informato del sequestro. Il presidente del consiglio aveva allora convocato l’ambasciatore degli Stati Uniti per ottenere "chiarimenti".

Applaudito come fedele alleato degli Stati Uniti dal Congresso americano mercoledi’ 1° marzo, in occasione di una visita molto pubblicizzata a Washington, Silvio Berlusconi non desidera che l’affare abbia nuovi sviluppi prima delle elezioni del 9 e 10 aprile. Gli "interessi dello Stato" invocati dal ministro della giustizia per temporeggiare, sono stati qualificati come "inaccettabile ostruzionismo" dall’opposizione.

Indicata a dito da Bruxelles per la sua scarsa collaborazione nell’inchiesta sulle attività segrete della CIA in Europa, l’Italia viene lodata per l’efficienza della sua giustizia sull’affare Abu Omar. "Ho ricevuto tutte le carte con delle prove incontestabili e questo ha permesso di identificare degli aerei che sono stati trovati dopo un po’ dappertutto in Europa", ha dichiarato Dick Marty, relatore del Consiglio d"Europa.

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