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Francia - Il progetto di legge sull’immigrazione del Ministro Sarkozy

Publie le lunedì 27 marzo 2006 par Open-Publishing

Dazibao I "senza" - immigrati Governi Francia

Gli aspetti salienti in un’intervista a Elise Vallois, GISTI

La riforma del Codice che regola l’ingresso, il soggiorno e il diritto all’asilo (CESEDA) dei cittadini non comunitari è stata presentata alla stampa dal Ministro dell’Interno Nicolas Sarkozy ma non ha ancora cominciato l’iter parlamentare per l’entrata in vigore.

La riforma prevede da un lato condizioni più restrittive per i ricongiungimenti familiari e per l’ottenimento del permesso di soggiorno, dall’altro introduce la tipologia di "lavoratore immigrato utile", inaugurando anche in Francia l’ingresso per motivi di lavoro.

Elise Vallois, avvocato di GISTI (Gruppo Informazione e sostegno per immigrati) presenta in un’intervista a Melting Pot Europa le novità contenute nella proposta di riforma, commentandone gli aspetti più salienti.

Il Codice di Ingresso, Soggiorno e Diritto d’Asilo (CESEDA) è entrato in vigore nel marzo del 2005 e regolamenta in Francia la materia dell’Immigrazione e del Diritto all’Asilo.
L’ordinanza del novembre 1945 sull’immigrazione, riformata una trentina di volte fino al novembre del 2003, è stata abrogata e codificata nel CESEDA. Il CESEDA racchiude attualmente l’ordinanza del 1945 sull’immigrazione e quella del 1952 sull’asilo, ad esse dovranno aggiungersi l’insieme dei decreti e dei testi regolamentari sull’argomento.
Il progetto di legge di cui si sta discutendo ora in Francia è una proposta di riforma del CESEDA, il Code sur l’Entrée, le Séjour et le Droit d’Asile.

Come nasce il progetto di riforma presentato dal Ministro Sarkozy

A metà dello scorso dicembre c’è stata la prima fuga di notizie dal Ministero. Si è appreso che qualcosa era in cantiere, infatti è stato inviato ad alcune associazioni un documento di lavoro sul progetto preliminare di legge.
La valutazione di alcuni è che queste fughe di notizie siano del tutto volontarie poiché alle reazioni critiche da parte delle associazioni è seguita una seconda bozza, anch’essa circolata ufficiosamente, con alcune modifiche in particolare riguardo agli stranieri malati o riguardo al contratto di lavoro. Di conseguenza si pensa che questo sia un atteggiamento demogagico da parte del Ministero dell’Interno, della serie “Abbiamo ascoltato e preso in considerazione le posizioni delle associazioni”. In seguito il Ministro Sarkozy ha parlato della proposta di riforma del Codice in una conferenza stampa il 12 gennaio 2006, ufficialmente è stato presentato al Comitato Interministeriale per il Controllo dell’Immigrazione il 9 febbraio. Per il momento non è ancora entrato nell’iter per l’entrata in vigore, infatti per essere adottato il progetto di legge deve essere presentato al Consiglio dei Ministri, se questi lo convalida sarà presentato all’Assemblea Generale per la prima lettura e alla quale seguiranno degli emendamenti, poi sarà inviato al Senato per una prima lettura degli emendamenti e dal momento che sono progetti di legge piuttosto consistenti e polemizzati, ci dovrebbe essere una seconda lettura, sia all’Assemblea Generale che al Senato, e solo in seguito ad entrambe le letture in ognuna delle Assemblee del Parlamento, il testo sarà approvato.
Entro la fine di febbraio dovrebbe essere presentato al Consiglio dei Ministri, sebbene si possa presupporre che il Governo è già sufficientemente impegnato nell’approvazione del progetto di legge sulle pari opportunità con il Contratto Prima Assunzione (CPE) per gli under 26, progetto contro cui si sta già mobilitando molta gente e che quindi il Governo cerchi di affrontare un solo problema alla volta e per questo avrebbe posticipato l’inizio dell’iter della riforma del CESEDA.
E’ possibile che venga quindi presentato marzo per essere poi adottato durante l’estate, ossia ad agosto, quando non ci sono militanti nella capitale e si assottigliano i rischi di mobilitazione.

Il progetto di legge: gli aspetti salienti

Il progetto di legge riguarda due assi principali:
da un lato tutto quello che riguarda l’immigrazione familiare e il soggiorno, aspetto che nel linguaggio sarkoziano equivale all’immigrazione subita e dall’altro lato tutto ciò che riguarda la reintroduzione dell’immigrazione per lavoro, che da oltre 30 anni non veniva considerata in Francia, e che il Ministro definisce immigrazione scelta e che occupa la parte centrale del suo progetto di riforma.

Immigrazione per motivi familiari (immigrazione “subita”)

Si prevede l’abrogazione completa di ogni possibilità di essere regolarizzati dopo 10 anni di soggiorno in Francia.
Ciò significa che una persona può vivere in Francia per 15, 20, 30 anni senza avere mai i documenti di soggiorno o avere il diritto di poterli richiedere. Dal punto di vista dei sans papiers, questo significa l’annullamento della vittoria delle lotte dei sans papiers dal ’97 in poi, battaglie che hanno portato alla possibilità di regolarizzazione dopo 10 anni di presenza sul territorio.

Permesso di soggiorno temporaneo:
Per i coniugi di cittadini francesi che vogliono ottenere un titolo di soggiorno occorrerà essere in possesso di un visto “soggiorno lungo” ossia superiore a tre mesi, oppure di essere titolari di un permesso di soggiorno per altri motivi. Il visto turistico inferiore a tre mesi non sarà più sufficiente per richiedere il permesso di soggiorno come coniuge di cittadino francese o di un permesso di soggiorno. Questo significa che non è più contemplata la regolarizzazione attraverso il matrimonio, perché se la persona è già titolare di un permesso di soggiorno non andrà alla Prefettura a richiederne la conversione in permesso di soggiorno per matrimonio.
Allo stesso modo, una persona entrata in Francia con un visto turistico di quindici giorni che vuole regolarizzarsi attraverso il matrimonio sarà obbligata di rientrare nel suo paese di origine, domandare il visto turistico “long séjour”, attendere di ottenerlo e ritornare in Francia. Si rischierà il paradosso che il Console dica alla persona che ha fatto richiesta del visto “ma signore, non siamo in presenza della condizione di convivenza perché voi siete all’estero mentre il vostro coniuge è in Francia!”. Questo si è già verificato e il vistonon è stato rilasciato .
Con l’attuale normativa il coniuge di cittadino francese poteva richiedere la carta di residenza dopo due anni di permesso di soggiorno temporaneo, con la proposta di legge attuale bisognerà invece giustificare tre anni di permesso di soggiorno temporaneo per poterla richiedere, con la necessità, ad ogni rinnovo, di dimostrare la condizione di integrazione.

La condizione d’integrazione:
La condizione di integrazione è una delle grandi novità di questa legge. Si trarra dell’adesione personale di ogni straniero ai principi della Repubblica, del suo rispetto nei confronti di questi principi e la conoscenza della lingua francese. Si tratta di nozioni completamente soggettive che variano da una persona all’altra e, soprattutto, i miei principi della Repubblica francese non sono certo quelli della Prefettura. Questo requisito lascia un margine di manovra molto ampio alla Prefettura per rifiutare il rinnovo o il rilascio di una carta di residenza. La condizione d’integrazione appare come requisito in tutte le richieste di rinnovo del titolo di soggiorno.

Per quanto riguarda gli stranieri malati, la seconda bozza ha confermato le condizioni attuali, diversamente dalla prima bozza di lavoro che aveva tentato di far passare una restrizione dei diritti in materia di salute.

Per quanto riguarda la regolarizzazione in base al requisito di “Vita privata e di famiglia”, per il quale bisognava giustificare dei legami personali e familiari molto forti in Francia, si aggiunge ora la necessità di giustificare anche risorse economiche sufficienti al mantenimento, la dimostrazione di un alloggio la cui superficie ed ubicazione permetta l’inserimento di stranieri e, anche in questo caso, la condizione di integrazione nella repubblica.
Ne consegue una chiusura totale nei confronti della possibilità di regolarizzazione per chi ha la propria famiglia e le relazioni personali in Francia.

Ricongiungimenti familiari:
Anche per quanto riguarda i ricongiungimenti familiari ci sono numerose restrizioni. Nel primo documento di lavoro c’era la condizione che lo straniero fosse già presente in Francia da più di 18 mesi. Con il Codice attualmente in vigore vi era la condizione per lo straniero di giustificare delle risorse economiche durante gli ultimi 12 mesi equivalenti al salario minimo, indipendenetemente dal fatto che si facesse venire solo il coniuge o il coniuge insieme ai figli. Nella riforma invece, le risorse economiche saranno conteggiate in base al numero di persone con cui effettuare il ricongiungimento, questo significa che il reddito da dimostrare sarà molto alto e ricongiungersi con l’insieme della famiglia diverrà pressoché impossibile.
C’è inoltre la condizione dell’alloggio, di per sé difficile da dimostrare perché in Francia è impossibile ottenere un alloggio pubblico quando non si è ancora conviventi con il proprio coniuge ma lo si vuol far venire; il sistema è ambiguo perché è necessario che la famiglia sia già presente affinché venga accettata la domanda e l’alloggio popolare sia assegnato.
C’è sempre poi la condizione di integrazione di cui abbiamo già parlato, in questo caso sarebbero i familiari nel paese di provenienza a dover dimostrare che hanno una conoscenza della lingua francese sufficiente, che aderiscono ai principi della repubblica francese, ecc. Diventa quindi tutto estremamente problematico, senza poi contare la forte estensione dei poteri del Sindaco di un Comune a cui sarà asegnata la competenza dell’accertamento della condizione di integrazione e la certificazione del fatto che l’alloggio è situato in luogo che permetterà l’inserimento dello straniero e della sua famiglia. Si tratta di un allargamento considerevole del margine di manovra del Comune e dell’introduzione di una materia su cui l’amministrazione comunale eserciterà un potere importante.

Immigrazione per motivi di lavoro, immigrazione "scelta"

E’ dalla chiusura delle frontiere che l’immigrazione per motivi di lavoro non esiste più. Gli stranieri presenti nel territorio hanno il diritto di lavorare, ma sono titolari di un permesso di soggiorno per motivi di “vita privata e familiare”. Quello che si vuole introdurre ora è un sistema in cui si ottiene il permesso di soggiorno dipendente dal fatto che in Francia si svolge un lavoro. La proposta è di introdurre diversi tipi di permesso per lavoro:

Permesso di soggiorno per lavoro subordinato e per lavoro temporaneo:
Secondo la proposta, il giorno 10 di ogni mese l’amministrazione decide per quale zona geografica e per quale tipologia di lavoro c’è mancanza di forza lavoro. Per queste zone e tipologie, se lo straniero risponde ai criteri di assunzione, avrà un titolo di soggiorno, ma sarà completamente legato al contratto di lavoro, nel senso che se si rompe il contratto di lavoro il permesso di soggiorno sarà ritirato.
Si può dunque immaginare il legame di subordinazione che viene a crearsi tra il lavoratore straniero e il suo datore di lavoro perché occorrerà accettare qualsiasi condizione di lavoro e qualsiasi condizione di salario poiché la rottura del contratto di lavoro significa il ritiro del permesso di soggiorno.
Questo significa anche che i lavoratori stranieri perdendo il permesso di soggiorno perdono anche tutti i diritti di sicurezza sociale legati al lavoro, la previdenza e ad esempio l’indennità di disoccupazione ,poiché non sono più ammessi a restare in Francia. Questo è un grande elemento di cambiamento previsto dalla riforma.

Permesso di soggiorno per lavoro stagionale:
Attualmente il permesso per lavoro stagionale dura un anno, ma non si può lavorare più di sei mesi su 12. La proposta è di estendere la durata del permesso a 3 anni, ma con la stessa restrizione di non poter lavorare più di 6 mesi su 12. Il senso di aumentarne la durata è dovuta al fatto che i datori di lavoro - sempre loro a decidere - trovavano faticoso dover ripetere ogni anno la procedura

Permesso per competenze e talenti:
E’ la grande novità di questa riforma. A quegli stranieri la cui presenza in Francia è caldamente auspicata per lo sviluppo economico della nazione, il railloenement culturale, intellettuale, sportivo e, infine, per lo sviluppo economico nel paese in cui lo straniero ha la nazionalità, sarà rilasciato il permesso di soggiorno comtenze e talenti. E’ un permesso di validità triennale che, possiamo immaginare, sarà rivolto ai calciatori di alto livello, a intellettuali con competenze molto specifiche di cui la Francia ha bisogno: è un vero e proprio drenaggio di cervelli dai paesi di origine alla Francia.
L’introduzione di questo permesso è veramente l’emblema di ciò che Nicolas Sarkozy chiama l’immigrazione scelta.

L’armonizzazione delle politiche europee in materia di immigrazione

Molti degli aspetti sopra citati (solo come esempio, il legame tra contratto di lavoro e validità del permesso di soggiorno, l’idoneità alloggiativa, la dimostrazione di risorse sufficienti,la pretesa di reclutare i lavoratori in base alle esigenze imprenditoriali del momento) ricordano le misure stabilite dalla legge Bossi Fini.

Il principio di armonizzazione europea decide delle norme minime da rispettare, tutti gli stati europei in risposta all’armonizzazione europea abbassano la legislazione e al contempo ce ne sono molti che anticipano la legislazione europea facendo pressione sull’adozione di future norme europee verso il basso. C’è un doppio binario di pressioni, gli stati membri cambiano la loro legislazione per far abbassare gli standard minimi adottati a livello europeo e al contempo le norme europee una volta adottate permettono alle legislazioni nazionali di abbassare i loro standard in quanto autorizzati a farlo. La conclusione è una politica che restringe gli standard, sia per quanto riguarda gli stranieri interessati, che per quanto riguarda i diritti. Il sistema francese verrà modificato per assomigliare alla legge Bossi Fini, in Spagna c’è stata di recente una sanatoria legata esclusivamente al contratto di lavoro con delle modalità stabilite dal datore di lavoro e che dunque creano quel legame di subordinazione tra il lavoratore straniero e il suo datore di lavoro; questo è stato fatto in Spagna, in Italia e non vi sono sorpre al riguardo, la Francia è solamente un pochino più in ritardo ma si sta per adeguare. L’atteggiamento del Ministro Sarkozy è quello di giustificare la riforma dicendo “non possiamo accogliere tutti gli immigrati del mondo, quelli che possiamo accogliere accogliamoli nelle condizioni di vita decenti, queste sono garantite dal fatto di avere un lavoro, avere un alloggiamento idoneo, avere le risorse economiche ecc, quindi facciamo venire solo le persone alle quali possiamo offrire un lavoro”.E’ un discorso umanitario, della serie “non vogliamo che gli immigrati vivano in Francia in condizioni di povertà, offriamo loro un lavoro” ma il suo progetto di legge, al contrario è molto repressivo nei confronti degli stranieri che sono in Francia. C’è un approccio utilitarista, di securitarismo immigratorio, non certo nuovo in Europa che si allinea agli altri paesi europei. A mio avviso l’armonizzazione consente nell’abbassare le garanzie minime per gli immigrati.

Mobilitazioni
Guarda il calendario delle iniziative contro la riforma di legge

Il movimento dei sans papiers ha visto grandi mobilitazioni, tutti ricordano le occupazioni delle chiese una decina di anni fa. Dopo quel periodo di esplosione quel movimento è un po’ meno forte, ma nel frattempo si è creato un collettivo che si chiama Uniti contro un’immigrazione usa e getta che raggruppa più di 150 associazioni e gruppi che si sono messi in moto molto rapidamente, addirittura prima della presentazione del progetto di legge e coordinandosi con i Collettivi dei Sans Papiers. La petizione per il ritiro della legge ha già raccolto più di 15 000 firme, il 18 febbraio c’è stata una manifestazione promossa dai Collettivi dei Sans Papiers che si inserisce in un grande lavoro di mobilitazione che si sta facendo rispetto a una tappa, epocale per la Francia, che sta per essere compiuta in materia di legislazione immigratoria. Credo che tutto questo porterà a mobilitazioni larghe e partecipate, e perché no, a azioni, occupazioni e scioperi. Oltre tutto c’è un attacco sempre più forte ai diritti sociali, anche attraverso l’introduzione di formule come il Contratto Primo Impiego (CPE) e contratti per il lavoro intermittente che stanno mobilitando centinaia di migliaia di persone in tutto il paese da oltre un mese.

http://www.meltingpot.org/articolo7003.html