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Dall’Italia

Publie le mercoledì 19 aprile 2006 par Open-Publishing

Dazibao Elezioni politiche 2006

di Angelamaria Fiori

Prima inquietudine, poi ansia, da un certo punto in poi proprio panico. Non è per questo che avevo deciso di fare la rappresentante di lista, mi dico dopo la prima mezz’ora di spoglio delle schede.

Mezz’ora in cui il mucchio di lenzuolini gialli per il centro-destra era già cresciuto, interrotto solo di tanto in tanto dai voti per l’Unione. Sgrano gli occhi sperando che non siano voti veri -voti, invece, veri e validi-. Intensifico, se possibile, lo sguardo su quelle schede quasi a voler penetrare, attraverso quelle croci, la loro ragione d’essere. Perché? Non era previsto! Io volevo assistere allo scrutinio per sentirmi gonfiare dentro la soddisfazione, la pienezza della vittoria, e sono invece costretta a fare buon viso a cattivo gioco nascondendomi dietro la stessa impassibilità degli altri (tra cui una confusa rappresentante di Forza Italia e un disinteressato rappresentante dell’UDC).

Era tutta un’altra cosa in questa sezione, mi dice il rappresentante della Margherita, come può essere? Non rispondo. Torno col pensiero alla domenica assolata di ieri, al viavai di gente sorridente che, davanti al seggio, s’intrattiene con conoscenti quasi ormai persi di vista, alle vecchiette con l’ulivo in mano che si fermano sotto i poster con le liste scrutando i simboli, ai bambini incuriositi dall’oscuro rito delle votazioni, agli scrutatori che si guardano perplessi quando qualcuno tarda ad uscire dalla cabina, alla collega che mi lancia occhiate speranzose. Le rispondo con un sorriso raggiante. Neanche lontanamente immaginavo l’ansia con cui mi sarei sforzata, durante lo scrutinio, di anticipare con lo sguardo lo scrutatore lungo le due file di simboli. E’ un lunedì uggioso, questo. Nella mia sezione l’Unione è alla fine vinta per mezzo punto percentuale sia alla Camera che al Senato. Male anche le altre sezioni nella scuola, tranne una. In un luogo dove si è sempre, storicamente votato in tutt’altro modo. Brutta storia.

In sezione, finalmente davanti alla televisione, vengo a sapere del risibile vantaggio conquistato al Senato. Scoramento, rabbia, ma su tutto vince l’incredulità che fa consumare a ciascuno le proprie pene da soli, in silenzio. Occhi sgranati davanti alla TV, pagine di televideo, telefonate e sms di persone lontane che vogliono solo solo sapere se è vero, se anche qui sta accadendo quello che sentono dire lì. L’iniziale vantaggio eroso a poco a poco dalla Casa delle Libertà e trasformato in svantaggio. Moltissimi fanno le ore piccole mentre io mi chiedo nel dormiveglia: come sarà domattina il mondo, dopo l’incredibile vittoria del centro destra? Un peso, allora, mi opprime: la speranza è in agonia. I TG della mattina, quello 0,1% alla Camera cui aggrapparsi come una corda troppo corta o troppo sottile. Inferiorità numerica al Senato. Scenari apocalittici evocati dai giornalisti (“Governo Scalfaro-Cossiga”). Volti tesi a lutto. Al lavoro, estenuanti discussioni sul perché e sul per come, pacche sulle spalle. Dio, come unisce soffrire insieme! Ognuno, consultati i siti, comunica le notizie dell’ultimo minuto agli altri.

I numeri si rincorrono ora sul voto degli italiani all’estero. Ricominciamo a trepidare. E’ all’idea, finora a tutti lontana, degli italiani all’estero che ora ci si aggrappa. Chiediamo loro la ragionevolezza che metà italiani in Italia non sembrano aver avuto. Succede l’impensato. Come se qualcuno, a tua insaputa, facesse il tuo lavoro al tuo posto. Gli italiani all’estero ribaltano il risultato del Senato e l’Unione primeggia in entrambe le camere. Solo questo: gli italiani all’estero ribaltano il risultato del Senato.

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