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Gli emigrati irregolari scendono in piazza negli States

Publie le martedì 2 maggio 2006 par Open-Publishing

Dazibao Manifestazioni-azioni I "senza" - immigrati USA

L’emigrato ’Usa e...getta’

Le manifestazioni degli emigrati in Usa contro la legge HR4437 che regola e punisce gli irregolari: ecco le sensazioni e le prospettive di questa dibattuta legge

New Haven - Gli emigrati irregolari scendono in piazza negli States affinchè il sogno di un’America multietnica non finisca qui: urlano slogan per ottenere la cittadinanza, un diritto quest’ultimo che sembra trasformarsi in una chimera dopo lo scontro in Senato delle ultime settimane proprio sulla legge che regola il diritto ad ottenere i cosiddetti "documenti regolari". La legge odierna HR4437, nota come Legge Sensenbrenner , approvata nel dicembre scorso dalla Camera dei Rappresentanti, prevede una sanatoria ai 12 milioni di immigrati irregolari, precari, già presenti negli USA, concedendo loro uno status di "lavoratori ospiti", destinato comunque a scadere dopo un certo periodo di tempo ancora da stabilire.

La maggioranza repubblicana alla Camera ha inoltre presentato una legge che trasforma la presenza illegale negli USA in un reato , impone ai datori di lavoro di denunciare i lavoratori irregolari, pena severissime punizioni per chi presta loro assistenza e accoglienza. Un coro di dissenso si è levato contro questa proposta e ha dato la sua massima espressione nei giorni scorsi quando centinaia di persone della cittadina di New Haven si sono riunite al grido di "Siamo tutti immigrati!" per esprimere la loro volontà a favore di una legge che permetta agli emigrati irregolari un accesso più semplice verso la cittadinanza americana. Forse questo è stato il giorno più sentito dai manifestanti da quando, il mese scorso, sono iniziate le contestazioni per la situazione creatasi in Senato sulla riforma dell’ immigrazione che ha visto due schieramenti opposti.

Da una parte i Democratici si sono schierati a favore di una legge che possa dare un più ampio spazio a coloro che vanno negli States a lavorare, mentre i Repubblicani hanno ideato proposte di legge molto più restrittive per i lavoratori emigrati irregolari. Da qui la volontà di tutti gli emigrati, che molto hanno dato all’America con la propria professionalità e con il la loro dedizione al lavoro, di esprimersi per avere dei pieni diritti di cittadinanza: nella città di New Haeven il motto è stato "Amnistia per tutti ", frase che si è letta in molti cartelli portati da una folla stimata tra le 1500-2000 persone, molti di questi emigranti dell’America Latina che, a ritmo della musica Latin-Ka, hanno sfilato nelle vie della Città a fianco del Sindaco italoamericano John Destefano jr e a Peter Rosazza, Vescovo Ausiliario dell’Arcidiocesi Cattolica Romana di Hartford e anch’egli di origini italiane.

De Stefano, candidato democratico per la carica di governatore del Connectticut, che fece adirare molti emigrati dell’America Latina qualche mese addietro a causa della sua opposizione verso la proposta di legge per regolarizzare gli emigrati con una carta d’identità, durante la manifestazione ha sostenuto che la Città di cui è rappresentante, ha sempre accolto volentieri gli emigrati desiderosi di lavorare in questa terra e che attraverso il loro lavoro l’America può dire di essere migliorata. Ad appoggiare le azioni del sindaco Destefano, il vicesindaco della cittadina americana Peter Spear : "Gli Stati Uniti d’America rappresentano la nazione dell’immigrazione per eccellenza e l’economia è basata proprio queste persone che si sono trasferite per cercare una possibilità di lavoro".

La vera particolarità di queste pacifiche proteste risiede nel fatto che i manifestanti sono originari di diversi Stati e a tal proposito Spear aggiunge: "Questo sta ad indicare un malessere generale per questa legge approvata dal Senato americano. Dobbiamo lavorare per loro affinché si possano trovare soluzioni alternative e dare loro la possibilità di documenti regolari". I l Vescovo Rosazza, nativo del New Haven e figlio di emigrati italiani, dal canto suo ricorda che il termine maggiormente utilizzato per indicare chi proveniva dallo Stivale sia "Wop" che sta per "Senza documenti " e richiede inoltre "la possibilità di ideare una legge che non criminalizzi gli immigrati che vogliono lavorare e che contribuiscono all’economia del Paese e - continua il religioso - le diversità di etnie presenti nella manifestazione confermano la volontà di tutti gli emigrati di regolarizzare la loro permanenza negli States".

Da qui l’idea di come siano visti con diffidenza i lavoratori stranieri; infatti non per tutti sono espressione di un positivo multiculturalismo, come conferma il senatore italoamericano Tom Tancredo che a tal proposito sostiene: "I manifestanti puntano a demonizzare chi vuole frontiere sicure, mentre questa iniziativa potrebbe solo portare dei benefici agli emigrati che vengono qui per lavorare seriamente"; e continua dichiarando che "gli americani non vogliono l’amnistia, ma frontiere sicure e prima o poi eleggeranno chi porta avanti queste loro volontà".

Spesso la chiusura o meno dei Paesi verso l’immigrazione è dettata più che altro dai cicli economici che attraversa la nazione stessa, così come spiega l’italoamericano Renè Manenti, ricercatore del Center of Migration Studies di New York: "L’America non ha sempre avuto un atteggiamento aperto verso l’immigrazione: già a fine ’800 sono state emanate leggi restrittive nei confronti degli emigrati provenienti dalla Cina, invece in altri periodi in cui l’economia poteva assorbire molti lavoratori si volevano a tutti i costi accogliere a braccia aperte le persone straniere". Per quanto riguarda la legge odierna Manenti aggiunge: "Si può migliorare, ma è molto restrittiva soprattutto per quanto riguarda coloro che prestano assistenza e accoglienza agli emigrati, si arriva infatti a punire e non semplicemente e regolare".

Le manifestazioni già citate in precedenza non si sono ristrette alla sola New Haven, ma hanno trovato appoggio in diverse Città degli Stati Uniti: 50.000 persone ad Atlanta, 3.000 a Garden City, oltre a New York, Washington, Dallas, Mississippi. Unica richiesta: aiutare gli 11 milioni di emigrati irregolari negli stati Uniti e la revisione della legge passata in Senato che andrebbe a limitare il numero degli emigrati in generale e in particolar modo quelli del Messico, Paese confinante degli USA. Tutti insieme dunque per dare una voce ai lavoratori emigrati che hanno permesso all’America di diventare la prima potenza mondiale e soprattutto per evitare situazioni in cui lavoratori, da anni negli States ritrovano ad avere dei figli cittadini americani a tutti gli effetti, mentre loro sono ancora nella condizione di " irregular ".

News ITALIAPRESS.it


Mexican Zapatista rebel leader Subcomandante Marcos, also known as the ’delegado Zero’ speaks during a rally in Mexico’s city main square in support of Mexican and Latino migrants in the U.S. May 1, 2006. Thousands of Mexicans marched through the capital and boycotted U.S. stores on Monday to support illegal immigrants demonstrating for more rights in the United States. REUTERS/Daniel Aguilar

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