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Io chiedo... quando sarà... che l’uomo potrà imparare...

Publie le mercoledì 10 maggio 2006 par Open-Publishing
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Guerre-Conflitti Internazionale Davide

Prendo ancora una volta in prestito delle parole al mio caro Francesco (Guccini), non me ne voglia (in corsivo).

La mattina, mi alzo. La mattina, mi lavo, esco, vado al lavoro. Mi innervosisco, se il metrò ritarda di qualche minuto. Se c’è il sole, è un motivo in più per ridere e un’energia che si rinnova; se piove mi dico "sarà meglio domani". La guerra è lontana nel tempo, da poco abbiamo festeggiato il 25 aprile, l’8 maggio. L’Europa non se ne ricorderà più, quando i nostri vecchi saranno morti. Ma cosa c’è da festeggiare. Il pomeriggio, mi dedico ai miei studi, leggo i miei libri, e in pace medito. Ma quale pace. La guerra è lontana nello spazio. Il Chiapas, l’Irak, la Cecenia. Posti che ho difficoltà a credere che esistano, talmente sono lontani. Limiti del potere di evocazione dei telegiornali.

"Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio:
è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento, a sorridere qui nel vento..."

Non riesco a sorridere, no. E’ gia tanto se riesco a non piangere. La carneficina in Irak continua. "Arriverò vivo a domattina?" si chiede al mattino un meccanico di Bagdad. "Che faccio stasera?" si chiedono Davide, Giorgio, Francesca.

"Ancora tuona il cannone, ancora non è contento
di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento e ancora ci porta il vento..."

Non è contento. In Irlanda, non è contento. 15 anni e cattolico, allora muori. E saremo una dozzina ad ammazzarti come un vitello. Perché non sei come noi. Penso, dunque sono. Penso cattolico, dunque muoio. Penso sciita, dunque muoio. Penso meglio di te, dunque per te non c’è posto.

"Io chiedo quando sarà che l’uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà..."

Verrà un tempo. Presto. La Russia annuncia un riarmamento massiccio. Ma non per essere gli eterni secondi, stavolta. Meno armi, più efficaci. L’America è una fortezza, lo saremo anche noi, presto. Avevo otto anni, il muro di Berlino sapevo a pena cosa fosse ed era già caduto. Molti chilometri a sud-est, un altro se ne costruisce, e i Palestinesi ci diranno che la storia, non fa che ripetersi.

"è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento..."

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