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L’incognita delle elezioni presidenziali in Messico - Domenica si vota

Publie le venerdì 30 giugno 2006 par Open-Publishing
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Dazibao Elezioni-Eletti Governi America Latina

L’ombra della frode su un voto incerto. Timori In una vigilia arroventata crescono le voci su possibili brogli. Che in passato hanno deciso molte elezioni

di R.Zan Città del Messico

Spunta a pochi giorni dalle urne la parola fatale, fraude, incubo di ogni candidato che sogni di sfidare il presidente in carica. Spunta nel peggiore dei modi, ciliegina sulla torta di una campagna elettorale lunghissima, estenuante, venefica. Quella notte in cui un "blackout" rubò la vittoria al candidato della sinistra Cuauthemoc Cardenas per regalarla al corrotto Carlos Salinas è memoria comune di ogni elettore messicano sopra i 35 anni, significò 6anni in più dell’eterno partito-stato Pri al potere, 6 anni che divennero 12 fino a quando l’attuale presidente Fox, del Pan non infranse l’invincibilità degli usurati eredi di Pancho Villa.

Accadde 6 anni fa, Fox vinse sul priista Labastida, la sua parola chiave era «cambio». Bene, oggi il Messico ha 3 milioni e mezzo di operai ed erano quasi 10 milioni 6 anni fa. Il 50% della popolazione è povero, il 20% poverissimo. Gli emigranti sono aumentati della metà e superano i 4 milioni. Gli schiavi dell’industria maquiladora sono raddoppiati: quasi un milione e mezzo. Niente «cambio» per il povero Messico. Ecco quindi che torna la parola fraude.

Accade che a pochi giorni dalle urne una valorosa giornalista radiofonica scopra che il registro nazionale degli elettori era permeabile agli uomini del Pan. A uno in particolare, a Diego Hildebrando Zavala Gomez del Campo, nientemeno che il cognato del candidato panista Felipe Calderon, il «cognato scomodo» accusato di vari arricchimenti a spese dello stato e di un arricchimento in particolare: proprio la sua azienda aveva vinto l’appalto da 100 milioni di pesos (circa 10 milioni di dollari) per la revisione dei registri elettorali. E la giornalista Carmen Aristegui rende pubblico che dalla rete intranet di una organizzazione di appoggio calderonista, la Red por Mexico, con il nome "hildebrando 117" e la password «captura» si entrava dritti nei preziosi dati del registro elettorale: nomi, indirizzi, preferenze elettorali e altro, dati sensibili e utilissimi per incanalare risorse senza sprecarle.

Risorse pubbliche, denaro dell’assistenza che poteva andare agli amici degli amici invece che a tutti. Sono dati a cui deve avere accesso, per legge, solo lo stato. Invece erano in due, lo stato e la famiglia del candidato della destra Calderon. Il quale, già che c’era, poco tempo fa ha anche preso parte alla festa di matrimonio del direttore dell’Istituto elettorale (Ife). Così tutto resta in famiglia.

E’ l’ultimo atto di una guerra sporca iniziata proprio da Felipe Calderon. Che qualche tempo fa ha aperto il fuoco dichiarando il suo sfidante «un pericolo per il Messico». L’uomo del centrosinistra, Andres Manuel Lopez Obrador, non si è fatto pregare ed è partita una controvalanga di fango. Contro il «cognato scomodo» accusato - con molta documentazione - di 100 milioni di dollari di evasione fiscale. Contro i tremendi metodi elettorali del Pan, compreso l’uso del povero Hugo Chavez negli spot - poi ritirati - che attaccavano la sinistra. Contro quella Confindustria messicana che si chiama Consejo coordinador empresarial, che sfacciatamente fa campagna per il Pan, afferma che Lopez Obrador sarebbe una disgrazia per gli affari e invita i messicani «a non cambiare modello economico», neanche Amlo fosse un rivoluzionario trinariciuto.

Qualche giorno prima, davanti a 20mila persone in una piazza nello stato di Morelos, Lopez Obrador aveva avvertito del rischio di frode. «Quelli del Pan hanno la tentazione di rubare le elezioni - ha detto- sono molto nervosi e capaci di qualunque cosa». Spiccioli di campagna arroventata o denuncia vera e propria? C’è del serio nella possibilità che il Pan abbia la tentazione di manomettere qualche numero: Calderon e Lopez Obrador sono staccati di qualche punto (da 2 a 6), ma le inchieste elettorali hanno fallito clamorosamente altre volte, la massa degli indecisi è elevata e un piccolo intervento potrebbe bastare. I trucchi sono molti. La urna embarazada, incinta, cioè già piena prima di aprire il seggio. O il raton loco, il sorcio impazzito: si chiude improvvisamente un seggio e si comunica che è stato spostato ad altro indirizzo, così più volte finchè gli elettori si stufano di girare e rinunciano a votare. E via così.

L’accordo non ufficiale tra i partiti sarebbe il seguente: se il vantaggio del vincitore è inferiore a un punto, nessuno dichiara vittoria e si sfruttano tutti e tre i giorni che la legge prevede per contare ogni singolo voto. Se è superiore a un punto e mezzo, il vincitore lo dichiara. Sarà dura.

www.ilmanifesto.it

GALLERIA FOTOGRAFICA AL LINK:

http://www.edoneo.org/MPE.html


http://www.edoneo.org/

Messaggi

  • «Se votate a sinistra saremo come Cuba»
    La campagna sporca degli imprenditori contro Obrador

    Città del Messico nostra inviata
    Spam e catene di sant’antonio elettroniche. Arrivi in ufficio, accendi il computer e appare una scritta viola su fondo giallo: «Attenti a chi regala ciò che non è suo’. Mail a catena negli indirizzi di posta dei quadri medi delle aziende private: «Occhio agli avventurieri».
    Il testa a testa nelle elezioni presidenziali di domenica in Messico è tra il candidato conservatore Felipe Calderon e l’ex sindaco progressista di Città del Messico Manuel Lopez Obrador. La destra e la sinistra. Il partito azione nazionale (Pan), del presidente uscente Vicente Fox, ex manager Coca Cola. E il partito democratico rivoluzionario (il Prd), il grande partito classico del progressismo messicano.

    La confindustria locale, divisa tra il Pan e il Pri, il vecchio partito Stato che ha governato ininterrottamente per 70 anni fino al 2000, è schierata compatta contro Obrador, dato lievemente favorito da tutti i sondaggi. Per sottrarre all’ex sindaco di Città del Messico i voti (decisivi) della classe media della capitale, imprenditori grandi e piccoli si sono inventati sistemi di pressione d’ogni tipo. Dal banale ricatto a piogge di creativi sms.

    Il timore di perdere la guida del Paese, decima economia mondiale e discreta potenza petrolifera, ha scatenato gli imprenditori legati alla mafia politica del Pan in una guerra contro il tempo per recuperare appoggi a Calderon. Che si presenta agli elettori come “el candidato con las manos limpias” contro la sinistra “sucia”.

    Il target delle campagne martellanti allestite nelle imprese sono i dipendenti di tutti i livelli, caldamente invitati a riprodurre il messaggio fuori dall’azienda. Particolare attenzione è riservata agli impiegati domestici. Un esercito di senza diritti dotati però di certificato elettorale. Secondo un’inchiesta del settimanale “Proceso” nelle imprese messicane sono state distribuite almeno dieci milioni di copie di fumetti contro il candidato del Prd. Il messaggio non è mai chiaramente pro Pan, ma sempre esplicitamente anti Obrador.

    Il gruppo più attivo nella propaganda è il potente Consejo coordinador empresarial (Cce), che tiene insieme una cinquantina di grandi imprenditori, banchieri, commercianti e un’estesa rete di produttori di beni e servizi. Il Cce raccomanda ai suoi associati e ai loro dipendenti di votare per il candidato «che non prospetti cambiamenti bruschi», «non metta a rischio la stabilità economica», «crei lavoro e assicuri mano dura contro la criminalità». Calderon non viene mai nominato.

    Ci sono poi iniziative singole di imprenditori estranei alle grandi associazioni di settore che si preoccupano di inviare lunghe lettere elettorali agli impiegati. Il primo a cimentarsi nella produzione di missive anti Obrador è stato Enrique Coppel Luken, proprietario della catena commerciale Coppel. In una lunga lettera invita i suoi 25mila dipendenti a votare per Calderon e a fare proselitismo tra familiari e clienti. Lo stile delle lettere è terroristico. «Come è arrivata la Cina ad avere tanti poveri? Seguendo le stesse politiche proposte dal Prd». «A noi serve un presidente da primo mondo, moderno, giovane, che guardi al futuro; non un presidente da paese sottosviluppato come Castro a Cuba o Chavez in Venezuela. Il Prd è come loro: guarda al passato. «Considerate che noi della Coppel siamo 25mila. Se ciascuno si impegna a convincere tre clienti, tre amici e tre parenti già possiamo contare su 250mila voti».

    Una buona mano all’infaticabile Coppel la sta dando la catena immobiliare Sare. Dopo aver organizzato un’infinita serie di cene con imprenditori e funzionari del Pan nei club privati di Città del Messico, la Sare si è preoccupata di stampare migliaia di santini con la Vergine di Guadalupe, con la firma di Calderon accanto all’aureola, e li ha distribuiti in tutte le sue filiali sparse per il paese. Dietro l’immagine della Vergine c’è una preghiera. Si chiama “Mi oracion por Mexico”. Si chiede al Cielo di «illuminare il popolo» perché sia eletto «il candidato più preparato, moralmente integro e onesto».

    Il Prd ha denunciato alle autorità elettorali una serie di imprese, accusate di minacciare sottilmente i dipendenti e di obbligarli a vedere propaganda elettorale pro Pan durante l’orario di lavoro. Tra queste figura l’azienda di scarpe Cortes Fox, proprietà di uno dei fratelli del presidente uscente Vicente Fox. Nel cortile della fabbrica troneggia un grande tabellone in cui si chiede apertamente i votare contro Lopez Obrador. «Sapete cosa ci aspetta se quest’uomo arriva alla presidenza? Una lunga dittatura. Lopez è un tiranno. La sua elezione non è inevitabile. Il destino è nelle nostre mani. Che tipo di paese vogliamo?».

    Attenzione particolare è dedicata a colf, autisti, bambinaie e giardinieri. L’ex deputata del Pan Federica Sada Alanis organizza da mesi grandi feste in cui invita solo impiegati domestici. Negli inviti, recapitati alle caselle di posta elettronica dei proprietari delle case in cui si suppone lavorino colf e giradinieri, c’è scritto: «Ogni signora porti con sé la sua cameriera, la sua sarta e la moglie del suo autista. Si raccomanda di confermare la presenza».

    A. N.

    http://www.liberazione.it