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Manu Chao, bella lezione rock politik - Parco degli Acquedotti, Roma

Publie le giovedì 13 luglio 2006 par Open-Publishing

Dazibao Musica-Opera

Un nuovo tour in autunno e forse pure il disco nuovo

di Flaviano De Luca

Dopo anni di assenza, il funambolico folletto sonoro Manu Chao torna in Italia ancora più condensato (viaggia con un quintetto di storici accompagnatori) e latinoamericano (adesso vive un tot di mesi l’anno in Brasile dove ha una compagna e un figlio). La sua esibizione al G8 di Genova nel 2001 è rimasta negli annali del nostro paese ma pure i concerti per la comunità di Don Gallo o in giro per l’Italia (e i due dischi da solo, Clandestino e Proxima Estacion:Esperanza) gli hanno procurato fama e simpatia, ben oltre gli ambiti abituali, dal pubblico dei tormentoni radiofonici a quello delle prese di posizione no global.

Ieri sera ha suonato al Parco degli Acquedotti nella periferia capitolina, preceduto da band hip hop e seguito da dj in consolle, e giovedì 13 sarà al Traffic Free Festival di Torino, entrambi concerti gratuiti, organizzati con l’aiuto di munifici sponsor e istituzioni locali.

«Domenica sera, la finale di Germania 2006 l’ho vista in Irlanda, non ho nessun sentimento nazionalista e avevo già scelto di tifare per quelli che giocavano meglio. Nel primo tempo ero per l’Italia, nel secondo per la Francia anche se poi il gesto di Zidane ha rovinato tutto. Per me è stato uno choc, la testata mi è sembrato davvero un atto terribile dal punto di vista educativo, per l’esempio verso le giovani generazioni. Credo che noi scontiamo un problema culturale in queste società occidentali dove la famiglia ha fallito, la scuola pure e l’unico maestro che rimane è la televisione.

Comunque sono contento per l’Italia perchè un Mondiale di calcio è un’operazione comunque politica, di gestione del consenso e tutto volevo vedere tranne Chirac con la coppa, grazie no. Avevo pure un occhio di riguardo per il Brasile che si è sciolto da solo e per l’Argentina che non ha avuto il coraggio di far giocare di più Messi».

Uscirà in italiano o in qualche altra lingua Siberie m’etait contée, il suo libro di filastrocche francesi coi disegni di Wozniak, le poesie e il cd allegato, di un paio d’anni fa?
Credo proprio di no. E’ una decisione sofferta ma credo sia la più giusta. Non è facile provare a tradurre rime, giochi di parole, calembour in un’altra lingua. Era la testimonianza di un inverno trascorso a Parigi, una stagione fredda perchè avevo un amico avanti con l’età in ospedale che non stava bene.Ho fatto tutto in casa, le canzoni e le liriche.

Alcune le avevo scritte anche tanto tempo fa. Wozniak, questo bravissimo disegnatore e amico di mio padre, è venuto in studio di registrazione e mi ha visto mentre ne scrivevo alcune, ci ha messo i suoi magnifici disegni e voilà...
Sul suo sito si parla di un disco già registrato e pronto per uscire a fine anno?

Ho inciso sia le voci, gli strumenti e molte canzoni, una con Eliades Ochoa e un’altra con musicisti di strada brasiliani. Ma l’album deve essere ancora vestito, per ora è molto essenziale, non va in una direzione chiara. Ci sono testi in francese, portunol, spagnolo e addirittura un pezzo in italiano. C’è tanta chitarra dura ma meno circo musicale, sarà un misto tra i paesaggi di Clandestino e il calore live.

Ho anche scritto una canzone per il documentario di Emir Kusturica su Maradona, La vita è un miracolo. Li ho incontrati a maggio a Napoli, volevano usare Santa Maradona, il brano dei Mano Negra, per il film e ne ho approfittato per conoscerlo meglio, ho scritto per lui La vita è una tombola che forse verrà utilizzata nel film. Diego è davvero una persona magnifica, io sono un suo fan assoluto. Quella sera abbiamo fatto uno set acustico a La Caiola (un’associazione culturale di Posillipo che si batte per la conservazione dei luoghi storici ma che ha subito, recentemente, una devastazione vandalica, ndr)ed è venuta tantissima gente. Adesso mi hanno detto che quei ragazzi hanno dei problemi e li saluto molto caramente.

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