Home > Giù le mani dal nostro movimento!

Giù le mani dal nostro movimento!

Publie le sabato 9 dicembre 2006 par Open-Publishing
5 commenti

Dazibao Movimenti

NOTA STAMPA DEL MOVIMENTO

“FORGIONE NON LEGITTIMI LE STRUMENTALIZZAZIONI POLITICHE DI DS & CO SUI RAGAZZI DI LOCRI”

LOCRI (RC), 07/12/2006 - Ci appelliamo formalmente ed ufficialmente al Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Francesco Forgione, oggi in visita a Lamezia Terme, affinché non presti la sua persona e l’Istituzione che rappresenta alla squallida opera di strumentalizzazione politica che il Presidente del Consiglio regionale della Calabria Giuseppe Bova ed il suo partito da mesi pianificano e stanno portando a compimento sui ‘ragazzi di Locri’.

Motiveremo con documenti e fatti la nostra denuncia-appello al Presidente Forgione anche dinnanzi all’opinione pubblica nazionale, provando carte alla mano la scientifica orchestrazione messa in piedi in Calabria dal partito dei Democratici di Sinistra, partito che nella regione del dopo-Fortugno vanta il record nazionale per il maggior numero di consiglieri regionali inquisiti con in testa il Vicepresidente della Giunta regionale indagato per associazione per delinquere, e che ora tenta disperatamente di allungare i propri tentacoli sui ragazzi di Locri a seconda delle esigenze, delegittimandone ed isolandone la parte non ‘controllabile’.

Un sistema di autoconservazione del potere che ha i suoi punti forti soprattutto nei legami a doppio filo che il primo partito della Calabria intrattiene trasversalmente con quella parte prezzolata del giornalismo regionale (ben individuata anche nella Rai calabrese), su incarichi per chiamata diretta ad alcuni di questi “giornalisti” che confezionano ad-hoc su commissione del Consiglio regionale articoli ed addirittura libri sui ragazzi di Locri, facendone proprio uso ed abuso e plasmandone l’immagine che a loro ed ai loro sponsor politici più conviene.

Per fortuna i ragazzi che i Ds sono riusciti a ‘infiltrare’ nel Movimento, nonostante ne sia stata ad arte gonfiata l’immagine persino con nomine in seno a compiacenti commissioni ministeriali e spesandoli con i soldi dei contribuenti calabresi, si contano sulle dita di una mano. Mentre la stragrande maggioranza del Movimento continua a dimostrarsi seria e coerente con i principi di spontaneità che ne hanno ispirato la nascita.

Il Presidente Bova comunque, mentre organizza le sue strumentali parate antimafia, dovrebbe anche informarsi bene circa i nomi e le storie di alcuni strani ‘personaggi’ che giornalmente frequenterebbero i suoi uffici. Ma lui questi personaggi pare di conoscerli molto bene, e questa è la cosa che più ci lascia allibiti.

Lo stesso Bova, che oramai è solo il presidente del Consiglio regionale più inquisito d’Italia, si è macchiato di un reato ben più grave di quelli presuntivamente commessi dai suoi compagni: quello di aver ucciso la speranza di tutti i calabresi onesti e di aver scientificamente, come dimostreremo, messo in opera la più squallida operazione di spaccatura, per biechi interessi di bottega, di quella che è stata la realtà più bella e portatrice di speranza per tutta l’Italia che che sono i ragazzi di Locri. Ma adesso basta, la misura è colma. Sappia questa classe di malapolitica e malaffare che i calabresi non sono stupidi, ragazzi in primis.

Il Movimento dei ragazzi di Locri e di Calabria “E adesso ammazzateci tutti”

www.ammazzatecitutti.org


PER EVENTUALI QUERELE, DENUNZIE, MINACCE, DIFFIDE, NOTIFICHE:
Aldo Pecora, via On. Longo n°35 - 89024 Polistena (Rc) -

Messaggi

  • Quella poltroncina al Ministero...

    inviato da: AmmazzateciTutti.org · il 11/12/2006 · alle: 16:44

    Dopo aver chiesto al Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Forgione - certamente ignaro di tutto ed in buona fede - di non prestare il fianco alle strumentalizzazioni politico-partitiche che i Ds calabresi (ma anche nazionali) fanno dei "ragazzi di Locri", intendiamo rimanere ai fatti e non cadere nelle continue trappole e nei colpi bassi che la "politica" regionale ci tende.
    Cominciamo, perciò, a giocare a carte scoperte e mettendo a disposizione di tutta l’opinione pubblica le prime "carte" (seppur virtuali).

    In occasione dell’anniversario dell’omicidio di Franco Fortugno il Ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni esprime la volontà di voler creare una Commissione ministeriale: "Scuola e Legalità" si chiamerà. Dice che ne faranno parte anche i "ragazzi di Locri".
    Tra l’altro, il 16 ottobre 2006 molti di noi conoscono il Sottosegretario alla Pubblica Istruzione Letizia De Torre, la quale si dimostra entusiasta dell’iniziativa del Ministero e dice addirittura ad alcuni di noi che le avrebbe fatto piacere elaborare percorsi di sinergia per il "Diritto allo Studio" (la sua delega).

    Si aspetta allora, pensavamo ignari ed ingenuamente, che si decida democraticamente tra tutti i "ragazzi di Locri", quanti e chi delegare a rappresentarci tutti nella commissione ministeriale (Ammazzatecitutti è il movimento, ma poi ci sono anche diverse associazioni e realtà aggregative a Locri e nella Locride).

    Ma non essendo stati ricontattati da nessuno dei dirigenti del Ministero incaricati dell’istituzione di tale Commissione, in buona fede continuiamo ad aspettare e tenerne d’occhio il sito ufficiale.
    E’ il 23 ottobre 2005 quando sullo stesso sito appare questo comunicato.
    La Commissione si è insediata, all’oscuro da tutto e tutti. Ma un nome a "rappresentare" (rappresentare?) i "ragazzi di Locri" c’è: Anna Maria Pancallo.
    Basta fare un giro su Google per capire, guarda caso, a quale partito sia tesserata la "ragazza di Locri" che in barba a tutti i ragazzi e senza rispetto alcuno per i propri amici e compagni, si è accaparrata la prima poltroncina utile al Ministero.

    Ci teniamo a sottolineare che il Movimento non è affatto spaccato, non lo è mai stato. C’è solo un po’ di auto-referenzialismo e prima o poi, seppur a malincuore, bisognava pur dirlo. Ci dispiace dover cominciare a rendere pubbliche queste cose (che tra l’altro pubbliche già sono in quanto noi stessi ne siamo venuti a conoscenza attraverso siti internet ufficiali), ma d’altronde, anche l’auto-referenziale "ragazza di Locri dei Ds" Pancallo se n’è altamente infischiata di tutti gli altri "ragazzi di Locri". A proposito.... ma il gettone di presenza, qualora ci dovesse essere, Anna Maria se lo tiene per sé?

    E che adesso i Ds ed il Presidente del Consiglio regionale smentiscano tutti questi link, dove è presente il nome di chi loro hanno NOMINATO d’ufficio (o di partito, secondo la moda attuale) referente dei "ragazzi di Locri":

    http://www.pubblica.istruzione.it/ministro/comunicati/2006/231006.shtml
    http://www.dsonline.it/speciali/amarelitalia/galleria/imm_dett.asp?id_doc=1608
    http://www2.tecnicadellascuola.it/index.php?id=18515&action=view
    http://www.dsonline.it/speciali/amarelitalia/galleria/imm_dett.asp?id_doc=1607

    Curiosità:
    Tra i nomi-nominati al Ministero che trovate nei link sopra proposti (e nell’immagine grafica sopra riportata, compare anche quello di una nostra "vecchia conoscenza"... indovinate un pò chi è? Si, è proprio lei, Adriana alias "La Fioraia" Musella, l’antimafiosa di professione. Ma questa è un’altra storia che riprenderemo a tempo e luogo.


  • Quando, questa estate, stavamo progettando di organizzare a Pisa la conferenza sull’omicidio Fortugno abbiamo provato a rintracciare Aldo.

    I primi contatti li abbiamo avuti proprio con il Forever che subito ci ha messo in guardia.

    Farfugliò la ragazza con cui parlammo (di cui ho scordato il nome) di un problema grave con delle magliette, ma non lo capì nessuno.

    Poi ci raccontarono del fatto che Aldo è strumentalizzato dal padre e che era un fantoccio della Margherita e che aveva combattutto Rita Borsellino.

    Ma noi cercavamo proprio Aldo Pecora perchè avevamo letto della polemica avuta con Loiero, che trovavamo in completa malafede e sapevamo che Loiero nascondeva ( e continua a nascondere) qualcosa, e ci era parso che Aldo rappresentasse alla perfezione la voglia di rivincita morale della giovane Calabria sulla ’Ndrangheta.

    Non è cambiato nulla da allora e come è parso a noi che quelli che ci parlavano male di Aldo e di Ammazzateci Tutti fossero dei cialtroni perditempo il Paese lo sa già ed attaccare Ammazzateci Tutti è un errore gravissimo dovuto solo all’invidia che questo movimento di 20enni ha generato.

    Come da sempre succede in Calabria il potere prova a distruggere ciò che non riesce a controllare.

    Fregatevene, tanto non ce la possono fare........

    Sinistra per ... - Pisa

  • COLPIRNE UNO PER EDUCARNE CENTO”

    DOCUMENTO-COMUNICATO STAMPA DELLA RETE PER LA CALABRIA

    Dicembre 2006

    Ormai è chiaro che in Calabria è scoppiata, anche se non dichiarata ufficialmente, una guerra che ha tutte le caratteristiche dei conflitti asimmetrici: da una parte i detentori del potere costituito, un potere che finge di sventolare bandiere di partito con colori diversi ma che in effetti è trasversale ed obliquo ai diversi piani di gran parte della classe politica che ha governato e che governa la Calabria, e dall’altra una società civile variegata e composita, che solo lentamente ma progressivamente sta prendendo coscienza del ruolo ineludibile che la storia le sta assegnando.

    La lobby del Potere ha ormai messo profonde radici nella Pubblica Amministrazione calabrese, con tutti i drammi potentemente denunciati nei giorni scorsi con un’immagine cruda ma terribilmente vera dal Prefetto di Reggio Calabria dott. De Sena. E le forti tensioni esplose in questi ultimi giorni non sono che la rappresentazione plastica della terribile e feroce lotta per garantirsi posizioni di ferreo controllo su tutti quei “valichi” del bisogno che tutti i giorni sono costretti ad attraversare a schiena curva i poveri cristi calabresi.
    E se esiste una tensione all’interno del Palazzo vogliamo augurarci con tutto il cuore che il tutto non sia ridotto ad una guerra tra bande ma che, sia pur nell’ambito di quella oligarchia, ci sia anche chi lotta per impedire accaparramenti, per dare la bacchettata sulle mani adunche che i rappresentanti diretti del malaffare, della malapolitica, della massoneria deviata e della mafia, le quattro “m” maledette della nostra storica ipoteca sociale calabrese, stavano ancora una volta allungando.
    Ma dall’altra parte chi c’è?
    Vorremmo poter dire tutti gli altri, tutta la vasta gamma degli esclusi da quella aristocrazia del potere, dal disoccupato al lavoratore cassintegrato, dal precario alle casalinghe, dai pensionati ai lavoratori in nero, e via via salendo nella diversificazione non solo lavorativa ma anche sociale ci dovrebbero essere i poveri, gli sfruttati, i senza casa, i genitori con famiglie numerose, e poi il vasto mondo della piccolissima e piccola impresa, degli artigiani, della cooperazione sociale e non, i sacerdoti ed i vescovi, l’associazionismo culturale e sociale, i movimenti, i sindacati, gli imprenditori, gli appartenenti alle forze dell’ordine ed alla magistratura, gli impiegati, i giovani. Soprattutto i giovani.

    Quanta gente! Ma sono veramente tutti dall’altra parte?
    Certamente in buona parte sì, escludendo quella parte malata della società civile che vive di collusione con il potere, accontentandosi delle briciole che cadono dalla tavola dei potenti. Ma di questa parte senza dignità, fatta di giovani prostituiti nelle segreterie dei partiti, o di vecchie ciabatte dei corridoi dove si decide non vogliamo neanche parlare, perché sono la vergogna della società.

    Quello di cui vogliamo parlare è invece di quella Calabria che fino ad oggi, pur essendo fondamentalmente sana e salda nei princìpi, ha dato delega di rappresentanza a quella aristocrazia, credendola classe dirigente.
    E invece non era così, perché quella che fino ad oggi ha governato la Calabria non è mai stata una classe dirigente ma una casta di Intoccabili, una oligarchia a cui noi sin da oggi revochiamo ogni delega in maniera irrevocabile.
    Ma non tanto per la grandinata di avvisi di garanzia e di condanne che si è abbattuta negli ultimi anni sul Consiglio Regionale della Calabria, che pure ci turba profondamente, ma soprattutto nel constatare la scomposta e violenta reazione posta in essere dal presidente del Consiglio Regionale Giuseppe Bova a fronte di una precisa e puntuale denuncia fatta dai ragazzi di Locri e di Calabria del movimento “E adesso ammazzateci tutti”, seguita oggi da una difesa d’ufficio che più che la solidarietà di una squadra è apparsa l’autodifesa di un “quasi branco”, peraltro abbastanza sparuto, che mostra le zanne aguzze pronto a mordere e ad uccidere, sia pure virtualmente, per difendere il “capo branco” ed il territorio.

    Ma ci domandiamo: se un movimento di giovani vi formula delle accuse precise e taglienti come bisturi, come quella di aver strumentalizzato politicamente alcuni ragazzi annettendoli al partito dei Ds con l’intento di destabilizzare i ragazzi del movimento antimafia e di aver dirottato verso di loro una bella dote di soldi pubblici che invece sarebbero dovuti servire a finanziare tutto il movimento antimafia giovanile nato in Calabria, perché il presidente Bova anziché rispondere pacatamente e con fermezza alle accuse rivolte, come il ruolo istituzionale gli avrebbe imposto, si è invece sfilato la cinta dai calzoni come i vecchi massari per frustare a sangue uno solo di quei ragazzi, quell’Aldo Pecora che è pure il loro leader ma che non aveva scritto a suo nome neanche un rigo di quella querelle?

    Un presidente del Consiglio Regionale che non ha solo dimostrato un nervosismo quantomeno sospetto, ma che non ha esitato ed esporre Aldo, questo povero meraviglioso ragazzo di vent’anni che si è messo a capo di una allegra brigata di giovani straccioni di Valmy che senza risorse economiche ed inventandosi anche i centesimi pur di non dipendere dalle casse pubbliche ha messo in piedi la più bella e non violenta ribellione contro tutte le mafie che si sia mai vista in Calabria negli ultimi trent’anni almeno, additandolo – con un comunicato stampa - con nome, cognome e residenza anche alle possibili vendette di chi si è visto scoprire gli sporchi giochi che girano attorno a quel mondo mefitico chiamato ‘ndrangheta. Siamo d’accordo con i ragazzi, che hanno scritto che in questa Calabria si può morire per molto meno.

    Cosa c’è dietro questa strategia di puntare il dito come una calibro nove contro Aldo da parte di Bova e del branco che si è scatenato in sua difesa?
    E’ evidente: c’è il vecchio pensiero di Mao, il “grande timoniere” della rivoluzione comunista cinese, che diceva “colpirne uno per educarne cento”.
    Non bastava rispondere civilmente alle contestazioni mosse dal più importante movimento di giovani antimafia calabrese (checchè farfuglino i membri del branco, la verità è come la luce del sole, e nessuno può sognarsi di oscurarla), era necessario “dare una lezione” che dimostrasse a tutti cosa costa mettersi contro il Potere. E per dare quella lezione bisognava trovare un capro espiatorio e crocifiggerlo senza pietà nelle pubbliche piazze, cosicché fosse di monito agli altri.
    Come facevano gli antichi romani con i primi cristiani, come fecero i fascisti con Matteotti, come fece la mafia con Peppino Impastato.
    L’unica differenza è che non hanno usato le armi da fuoco ma la penna, orchestrando il peggior linciaggio mediatico mai visto sui giornali calabresi, nemmeno quando catturarono i boss della ‘ndrangheta, nemmeno quando presero i killer di Fortugno.
    E come dice qualcuno di noi “in Calabria è più pericolosa la mafia della penna che quella della lupara”.

    Ma stavolta hanno fatto male i loro conti, perché Aldo Pecora non è solo, non è quel vanesio scriteriato e quel matto che hanno creduto di far passare: Aldo Pecora siamo tutti noi, e non avranno abbastanza legno per crocifiggerci tutti.
    Aldo non è un leader per decreto, come alcuni di loro sono rappresentanti nelle istituzioni democratiche, Aldo è un leader perché sul suo cervello, ma anche sul suo cuore, sulle sue gambe e sulle sue giovani braccia poggia a vive la speranza dei giovani calabresi onesti.

    Giù le mani da Aldo Pecora, presidente Bova e tutti voi che avete alzato lo scudiscio per colpire un giovane trasparente come un bicchiere d’acqua. Se non avete saputo rivestire con dignità il mandato che noi calabresi vi avevamo affidato, sappiate almeno affrontare con dignità il vostro tramonto.

    Il Coordinamento Regionale della Rete per la Calabria (www.perlacalabria.it)

  • CHI HA PAURA DEI RAGAZZI DI LOCRI ?

    di Riccardo Orioles, 14 dicembre 2006

    Il notabilato di sinistra, al sud, è già in gran parte un notabilato d’affari; non lo castra il moderatismo, ma proprio il posizionamento sociale. La sinistra giovanile di molti paesini del Sud, che non è fatta di notabili ma di ragazzi, pur con la stessa linea politica formale, si batte contro la mafia con coraggio e determinazione. Il difetto, evidentemente, non sta nella politica ma in chi la incarna.

    Tanti anni fa il Giornale di Sicilia - politicamente vicino ai cugini Salvo - ebbe la buona idea di pubblicare i nomi e i cognomi di tutti gli esponenti del Coordinamento Antimafia di Palermo, corredati dai rispettivi indirizzi di casa e da ogni altra utile indicazione.

    Aggiungendo che in realtà questi quattro fanatici - di cui vedi elenco nominativo - non rappresentavano nessuno e che il movimento antimafia in realtà non esisteva.

    Adesso, il presidente del consiglio regionale calabrese, che si chiama Giuseppe Bova e che purtroppo è diessino (torneremo su questo particolare) sostiene che il movimento dei ragazzi di Locri, "Ammazzateci tutti", in realtà non esiste ed è composto solo da quattro estremisti fanatici che non contano niente. E ne dà, ovviamente, i nomi: il primo è Aldo Pecora, che è un ragazzo di vent’anni e ha avuto il grave torto di fare alcune domande pubbliche sulla personale correttezza di alcuni politici calabresi.
    Locri, come sapete, è un posto mite dove se qualcuno ti accusa di essere l’unico e decisivo esponente di un movimento antimafia puoi girare tranquillo per le strade, sicuro che nessuno ti farà niente. E’ come se Bova avesse detto, poniamo, a Stoccolma "Guardate che questo Pecora è il capo dei vegetariani e se togliete di mezzo lui nessuno contesterà più le bistecche". Perciò egli ha fatto benissimo a intimidire pubblicamente Aldo, a metterlo a bersaglio della ’ndrangheta e a dire "se vi stanno antipatici i ragazzi di Locri, prendetevela solo con lui".

    Ma perché è così importante che Bova - uno che denuncia pubblicamente i capi del movimento antimafia - è diessino? Forse perché "ormai sono tutti uguali"? No. E’ un fenomeno tipico del Ds meridionale, ed è esattamente lo stesso fenomeno che si verificava nella vecchia Dc.

    La Dc, partito interclassista, organizzativamente era una struttura dei notabili. Un territorio, un notabile: ognuno, statisticamente, con le caratteristiche sociologiche del ceto medio (poiché la Dc era un partito di ceti medi) del suo territorio. In Veneto, così, avevi un Rumor pacioso che rappresentava più o meno il professionista cattolico del trevigiano o di Rovigo. C’era una borghesia cattolica, in Lombardia, da sempre iperattiva e colta, ed eccoti i vari Bassetti. A Torino (operai, Acli, sindacato) Donat-Cattin. In Sicilia o in Campania, dove il notabilato locale era quel che era, spuntavano i Lima e i Gava.

    Molti anni dopo, quando il partito socialista cambiò - come si disse allora - da una razza all’altra, il meccanismo fu più concentrato nel tempo, ma sostanzialmente eguale: nel vecchio partito di notabili i ceti notabilari "moderni" subentrarono a quelli tradizionali, il nuovo commercialista al vecchio medico condotto.

    Quanti operai evoluti ci sono adesso nel ceto dirigente del Ds meridionale? Quanti professionisti "tecnici" - insegnanti, impiegati, ingegneri - e quanti legati invece alla gestione del denaro? Come si è trasformato sociologicamente il notabile meridionale, e quello "di sinistra" in particolare? Visto che ormai di interclassismo si tratta, e dunque di notabilato locale (già ora che ci sono ancora i partiti: figuriamoci quando ce ne sarà solo uno, il famoso "partito democratico") la questione non è di poco peso.

    Il notabilato di sinistra, al sud, è già in gran parte un notabilato d’affari; non lo castra il moderatismo, ma proprio il posizionamento sociale. La sinistra giovanile di molti paesini del Sud, che non è fatta di notabili ma (finché non vengono eventualmente cooptati) di ragazzi, pur con la stessa linea politica formale, si batte contro la mafia con coraggio e determinazione. Il difetto, evidentemente, non sta nella politica ma in chi la incarna.

    E quando un pezzo di società si ribella - sostanzialmente e non solo "politicamente", come da noi - e comincia a contestare il potere, è visto automaticamente come un nemico, da questo notabilato. E viene denunciato come tale. Bova, perciò, non ce l’ha coi ragazzi di Locri perché siano "estremisti" (Dio sa che non lo sono affatto) o perché siano di altri partiti (la maggior parte di loro, probabilmente, vota proprio Ds). Li teme proprio perché sono antimafiosi, e dell’antimafia riprendono istintivamente il contenuto più profondo, la lotta alla gestione incontrollata e padronale del potere. Abbastanza per combatterli senza starci a pensar troppo su.
    Bova, che è "di sinistra", per fortuna si limita a combatterli con le parole, anche se la sua professionalità di politico evidentemente non gli ha insegnato la pericolosità dell’uso incontrollato delle parole.

    Non volendo maramaldeggiare, ci asteniamo dall’elenco dei casi (spesso anche penalmente rilevanti) in cui sono stati coinvolti, negli ultimi dodici mesi, notabili di quel partito in quella zona. Ne attribuiamo l’origine, ripetiamo, non al partito ma all’imprinting sociale.
    Osserviamo però che Bova avrebbe dovuto essere pubblicamente censurato dal suo partito già a agosto, quando nella regione Calabria - col suo contributo determinante - si ebbe il silenziamento d’autorità di tutte le informazioni via internet su tutte le attività della Regione.
    Appalti, consulenze, pubblici esborsi, in Calabria divennero di punto in bianco - come nella Calabria vicereale, o come in Cina - "arcana imperii". Questo non si sarebbe dovuto tollerare; ed è stato tollerato.
    Il Ds nazionale, in questo, è stato inadempiente.

    Adesso un’ulteriore tolleranza è impossibile, visto che il comportamento di Bova si estrinseca non solo in un imbavagliamento delle notizie, ma anche in un pericolo fisico per i dirigenti del movimento antimafia, i vari ragazzi di Locri e i loro amici. Perciò tutte le critiche per Bova (nel senso e coi limiti che abbiamo detto) non possono più fermarsi in Calabria ma risalgono l’autostrada e - faticosamente e lentamente - approdano a Roma. Qui possono essere prese in esame dalla direzione Ds e dalla sua segreteria.

    Onorevole Fassino, se le parole di Bova (il "giudice ragazzino" di Cossiga: Livatino fu ucciso poco dopo) dovessero produrre danno, la responsabilità morale, Lei comprende benissimo, sarebbe - per inadempienza - anche Sua.

    fonte: http://www.aprileonline.info/

  • ciao ragazzi sono una semplice cittadina vi scrivo perche non vi sentiate soli in questa grande lotta che voi tutti siete un grazie e siete grandi