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VIETNAM/IRAK, la Guerra del fuoco

Publie le sabato 20 gennaio 2007 par Open-Publishing

Dazibao Guerre-Conflitti Internazionale Storia

di André Bouny tradotto dal francese da karl&rosa

La guerra del Viêt-nam era una guerra totale contro tutto un popolo, intensa, su quasi duemila chilometri, di una durata considerevole ed in un ambiente coperto.

La Guerra d’Irak ha, finora, una durata molto più breve, si svolge su alcuni punti caldi ed in un ambiente scoperto.

Eppure la Guerra d’Irak é già costata, in dollari costanti, quanto la Guerra del Viêt-nam. Perché ? Anzitutto, il subappalto della guerra alle sociétà private comporta una tacita, demenziale sovrafatturazione e questo é possibile proprio perché la Guerra d’Irak costa molto meno cara agli USA di quanto é costata quella del Viêt-nam. Perché ?

Perché il PIL degli USA é venti volte quello degli anni 60/70. Quando si hanno cento dollari é più caro pagare alla guerra venti dollari piuttosto che uno. Quanto al numero di combattenti e di vittime, fra questi due conflitti non é possibile alcun paragone. Fortunatamente per l’Irak, sebbene l’uranio impoverito non finirà tanto presto di allungare l’elenco delle vittime, proprio come l’Agente Orange in Viêt-nam.

Anche il movimento contro la guerra é diverso. All’epoca della guerra del Viêt-nam, la densità della comunicazione, e dunque delle informazioni disponibili, era talmente debole da non essere paragonabile a quella di oggi. Ecco perché il movimento contro la guerra del Viêt-nam é tardivo. Ma quando appare, a Boston - il Quartiere Latino degli USA - si propaga nella sua forma più visibile, sui campus universitari e nelle piazze. Quindi nel mondo intero. La povertà dell’informazione dell’epoca fa della Guerra del Viêt-nam la causa per cui si batte la contestazione in generale. Allo stesso modo, una sola foto poteva, allora, diventare il simbolo di tutte le atrocità commesse in Viêt-nam. Oggi, l’informazione a 360 gradi moltiplica le cause per cui battersi : l’AIDS, l’immigrazione, l’ambiente, le guerre, la precarietà, disperdendo cosi’ il potenziale di mobilitazione contro la guerra in Irak, senza contare che la contestazione virtuale davanti al computer sottrae tempo ai pugni alzati nelle piazze, benché questa contraddizione alternativa covi, fomenti una futura, reale esplosione.

E’ possibile prendere quota rispetto agli avvenimenti grazie a riflessioni incrociate ?

Informazioni, immagini, consumi e pubblicità provocano un’accettazione sorda del dominio degli Stati Uniti d’America ed alterano la nostra capacità critica ed il nostro giudizio. Chi puo’ pensare, un secondo solo, che i Vietnamiti o gli Irakeni – se ne avessero i mezzi – invadano gli Stati Uniti d’America e massacrino gli statunitensi col pretesto che pensano in modo diverso da loro e vogliano imporvi con le armi una società di natura diversa ? E’ scioccante ! Mentre il contrario é accettato meglio, anzi va quasi da sé per i più. Questa ferocia porta la maschera del discorso curato dell’ipocrisia. E questa riflessione non dipende dal discorso antimperialista.

Oggi, gli Stati Uniti d’America generano il 60% dell’economia mondiale e possiedono solo il 2% delle riserve di petrolio. Automaticamente, gli USA piombano sull’Irak nel bel mezzo delle più grandi riserve di energia fossile del pianeta. Giustificazioni e speigazioni, furbizie dello spirito e sofisticazioni militari ci addormentano mentre il vero motivo di fondo appartiene e si rifà ad una ferocia che é vecchia di più di cinquemila anni : la Guerra del fuoco.

http://bellaciao.org/fr/article.php3?id_article=41285