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Serenata per Paolo Persichetti, adesso sì !

Publie le lunedì 5 febbraio 2007 par Open-Publishing
7 commenti

Dazibao Giustizia Prigione Oreste Scalzone

Oreste onorerà una promessa fatta da tempo, ma che soltanto ora con il suo rientro in Italia può mantenere: nel pomeriggio sarà a Viterbo davanti al carcere dove Paolo Persichetti, vittima di un’estradizione ottenuta proditoriamente, è ostaggio dell’applicazione arbitraria ed abietta di criteri punitivi che, diciamolo, altro non sono che una vendetta contro chi si rifiuta di deporre l’arma della critica sottomettendosi alla volontà dei suoi inquisitori.

Ironia della sorte, Oreste, in Italia è un “sans papier”…

La sua carta d’ identità scaduta da tempo, la patente di guida smarrita dalle autorità carcerarie che lo imprigionarono per il 7 aprile, egli può identificarsi davanti ai tutori dell’ordine (senza virgolette), soltanto con un documento di richiesta del passaporto rilasciato dall’ambasciata italiana a Parigi.

Teoricamente quindi, potrebbe essere trattenuto per accertamenti sino a 24 ore, o magari, massimo del grandghignolesco, essere espulso dal bel paese; cosa quest’ultima che farebbe veramente sghignazzare l’interessato, come ben potete immaginare.

Domani sulle prime pagine dei principali quotidiani potrete leggere le interviste che Oreste ha rilasciato:

Corriere della Sera (è l’unico al corrente della visita al carcere di Mammagialla)

Il Giornale ed altri

In TV:

L’antipatico RETE 4, martedì 19:35

Le Iene ITALIA I, lunedì 21:05

Per chi è sordo alle dichiarazioni di Oreste, alla sua battaglia per Paolo Persichetti ed in generale per l’amnistia e la creazione di una tavola dove tutte le parti assumano le proprie responsabilità, la sua sola presenza in Italia rappresenta una mina vagante.

Una presenza scomoda per chi sin’ora ha avuto buon gioco nel rivolgere lo sguardo da un’altra parte, fingendosi sordo, pretendendosi non coinvolto, o credendo di essersi definitivamente e solidamente riciclato in un ambito di presunta rispettabilità, magari blindato da una carica pubblica o “redento” con la solvente adesione ad operazioni di rimozione o delazione collettive, sancite sempre ed in ogni caso dalla demonizzazione nei confronti di chi, in quegli anni, ebbe accanto.

C’è chi pretende che Oreste sia ancorato al passato. C’è chi gli consiglia di scrivere un libro (già fatto, arriva tardi), chi di fare il nonno (idem), e magari il parlamentare. Basta che taccia!

Perchè invocano e, direi, quasi implorano il suo silenzio?

Per anni l’assenza di un contraddittorio ad armi pari e l’oscuramento mediatico,
hanno garantito un silenzio che pare non debba essere infranto, pena il veder riemergere ciascuno i propri fantasmi?

E invece lui… parla.

Vuoi vedere che qui e adesso, per una volta tanto, qualcuno non è in vendita?


Compagni francesi!

La battaglia per Paolo non si limita all’Italia, ed è per questo che chiediamo ai compagni francesi che facciano uno sforzo speciale perché quanto avvenga nei prossimi giorni, che saranno ricchi di avvenimenti e notizie sulla stampa, possa essere tradotto ed offerto a tutti coloro che hanno sostenuto, sostengono e promuovono le iniziative in suo favore.
Facciamo un appello in questo senso e mettiamo a disposizione le pagine del blog per la pubblicazione dei materiali tradotti.

Messaggi

  • Bentornato Oreste in Italia, come nel 77 in tempo di *pace*... così si rivolge Prodi a noi pacifisti, dice che la pace è fatica.

    Benvenuto Oreste in Italia, a Viterbo, davanti al carcere di Mammagialla.
    Sai quello che ti aspetta, vero ?

    Siamo nell’Italia in cui ci voleva un Cossiga per dare forza e dignità a Paolo Persichetti, dirgli di non perdere mai la speranza.

    La pace non arricchisce nessuno e chi le fa guerra non potrà mai capire nè tantomeno perdonare.

    In quegli anni io Oreste lavoravo alla Comit, uscivo dalla banca a via del Corso e correvo a casa a studiare, correvo verso Trastevere dove abitavano i miei amici, corsi anche a capire perchè una di 19 anni rimane uccisa a Roma in un giorno di primavera, correvo a gambe levate per risparmiarmi le cariche quando decisi di non andare più in piazza, mi sposai con un compagno di scuola in Campidoglio il 30 dicembre del 77. eravamo in pochi, risate e qualche pianto, mi sembrò un matrimonio di guerra, correvo sempre.

    E invece no,non c’era bisogno di correre, Roma era in *pace*, come oggi.

    Bentornato Oreste, faccio ancora credimi molta fatica a camminare lentamente, anche se sono ormai in pensione.

    Si è vero, la pace è fatica

    Doriana Goracci

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    «La cella addosso a Paolo Persichetti è saldata con la fiamma fredda del rancore. Prima il raggiro, la truffa di una finta accusa per poterlo estradare, e la complicità dei funzionari che si sono prestati a trafugare un corpo in libertà per consegnarlo ai carcerieri. Poi la penitenza di scontare pene per le rivolte politiche del 1900 […]. Rancori: in Italia non si perdona l’azione di chi andò allo sbaraglio senza alcun tornaconto personale. Chiamano volentieri terrorismo qualunque azione non abbia un riscontro economico. Da noi si perdona tutto, purché commesso per arricchimento […]. Incomprensibile e perciò imperdonabile è la generazione politica della quale Paolo Persichetti è stato uno degli ultimi iscritti, il più giovane dei noialtri di allora». (Erri De Luca)

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    Senato della Repubblica
    Francesco Cossiga

    Signor Paolo Persichetti
    Casa Circondariale Marino del Tronto
    Frazione Navicella, 218
    63100 Ascoli Piceno

    Gentile Signor Persichetti,

    ho letto la Sua intervista a "La Stampa" e La ringrazio per l’attenzione che Lei e i Suoi compagni riservate alle mie valutazioni e ai miei giudizi.

    Io ho combattuto duramente il terrorismo, ma ho sempre ritenuto che certo si trattasse di un gravissimo e deprecabile fenomeno politico, ma che affondava le sue radici nella particolare situazione sociale politica del Paese, e non invece un "humus delinquenziale".

    Il terrorismo di sinistra - frutto anche di chi nei partiti e nella CGIL lanciava la pietra e nascondeva la mano, e che insegnava la "violenza" in Parlamento e "in piazza", ma non si é poi assunto, tutt’altro, la responsabilità delle conseguenze pratiche degli insegnamenti stessi -, nasce a mio avviso da una lettura "non storica" del marxismo-leninismo e da una "mitizzazione" della Resistenza e della Liberazione che, nel contenuto sociale e politico della sinistra, è fallita perché ha portato alla ricostituzione di un "regime delle libertà borghesi".

    Ritengo che l’estremismo di sinistra, che era non un terrorismo in senso proprio (non credeva infatti che solo con atti terroristici si potesse cambiare la situazione politica), ma era "sovversione di sinistra" come agli albori era il bolscevismo russo, e cioè un movimento politico che, trovandosi a combattere un apparato dello Stato, usava metodi terroristici come sempre hanno fatto tutti i movimenti di liberazione, Resistenza compresa (l’assassinio di un grande filosofo, anche se fascista, che camminava tranquillamente per strada, Giovanni Gentile, da parte di Gap fiorentini si può giudicare positivamente o negativamente, ma da un punto di vista teorico è stato pur sempre un atto di terrorismo) pensando di innescare - e qui era l’errore anche formale - un vero e proprio movimento rivoluzionario.

    Voi siete stati battuti dall’unità politica tra la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano, e per il fatto che non siete stati in grado di trascinare le masse in una vera e propria rivoluzione. Ma tutto questo fa parte di un periodo storico dell’Italia che è concluso; e ormai la cosiddetta "giustizia" che si è esercitata e ancora si esercita verso di voi, anche se legalmente giustificabile, è politicamente o "vendetta" o "paura", come appunto lo è per molti comunisti di quel periodo, quale titolo di legittimità repubblicana che credono di essersi conquistati, non con il voto popolare e con le lotte di massa, ma con la loro collaborazione con le Forze di Polizia e di Sicurezza dello Stato. Per questo, io che sono stato per moltissimi di voi: "Cossiga con la K" e con le due [N.d.R. qui viene lasciato uno spazio riempito poi con due "S" runiche, a mano], e addirittura "un capo di assassini e un mandante di assassinii", oggi sono perché si chiuda questo doloroso capitolo della storia civile e politica del Paese, anche ad evitare che pochi irriducibili diventino cattivi maestri di nuovi terroristi, quelli che hanno ucciso D’Antona e Biagi che, per le Forze di Polizia e per la giustizia, è facile ricercare tra di voi, perché voi siete stati sconfitti politicamente e militarmente con l’aiuto della sinistra: andare a cercarli altrove potrebbe essere forse più imbarazzante...

    Purtroppo ogni tentativo mio e di altri colleghi della destra o della sinistra di far approvare una legge di amnistia e di indulto si è scontrato soprattutto con l’opposizione del mondo politico che fa capo all’ex-partito comunista.

    Leggo che Le hanno rifiutato l’uso di un computer, che onestamente non sapevo costituisse un’arma da guerra! Qualora Lei lo richieda ancora e ancora glielo rifiutassero, me lo faccia sapere, che provvederò io a farglielo dare.

    Non perda mai la Sua dignità di uomo neanche in carcere, luogo non fatto e non gestito certo per "redimere" gli uomini! E non perda mai la speranza.

    Cordialmente,

    Francesco Cossiga

    • Caro Oreste non dimenticare che a Parigi è ancora aperto un processo contro tre compagni italiani e due compagni spagnoli di carattere politico. Noi compagni italiani sotto processo qui a Parigi non ci siamo risparmiati (anche quando eravamo nelle galere francesi) nell’appoggiare tutte le lotte per la liberazione dei compagni dalle galere imperialiste di tutto il mondo!!!

      Canta anche per noi una ballata per chi è perseguitato dalla repressione politica, e qui in Francia ricorda tutti i giovani della periferia parigina e anti CPE condannati duramente (con leggi speciali), anche loro sono dei prigionieri politici!!!

      Il nostro processo si svolgerà il 4 aprile a Parigi, invita tutti i compagni a sostenerci

      Più info sul sito http://cap-npci.awardspace.com

    • Oggi 12 febbraio caro Oreste, siamo alle solite, ma gravi, azioni repressive dello Stato imperialista italiano.

       Tutto giusto alla vigilia della manifestazione contro gli imperialisti americani che non contenti del loro orticelli ornati di cadaveri, vogliono invadere Vicenza.

       Tutto giusto quando questi pseudo comunisti riformatori che appoggiano il governo Prodi hano qualche difficoltà a far comprendere il nesso fra la loro presunta umanità e il rifinanziamento della strage in Afganistan

      15 compagni giacciono nelle galere imperialiste, 15 compagni pensano a noi e noi pensiamo a loro; sono vittime di una repressione politica ancora più dura della repressione verso le Organizzazioni Combattenti Comuniste.

      Io voglio esprimere la mia solidarietà a questi compagni, dobbiamo sostenerli.

      Oreste intona una canzone anche per loro, facciamo sentire la nostra protesta, rompiamo l’isolamento che vogliono costruire intorno a loro.

      Ciao un compagno che ama chi si batte realmente per cambiare le cose e non per fare le coalizioni di governo!!!

      È ora di finirla con la paura che torni Berlusconi, mentre mister Banana c’e lo mette nel culo anche dalla direzione centro-sinistra!!!

      No al governo dei padroni, no alle coalizioni pseudo pacifiste!!!

      Questa volta isoliamo i violenti, ma non quelli accusati di terrorismo, quelli che finanziano le guerre e le basi americane !!!

    • Consiglio la lettura di un libro meraviglioso di Mario Calabresi, che si intitola "Spingendo la notte più in là" che parla di uomini, di padri di famiglia e di orfani, di dolore vero e legittimo. Io sto da quella parte, la parte lesa e vittima, senza giri di parole efalsa retorica, le persone morte, chi ne parla? persone, gente del popolo, come diceva Pasolini.
      Non vedo il vostro cuore nelle parole che scrivete, ma solo odio.
      Per favore, nn censuratemi.
      Daniela Bettoni. Brescia

  • potete vedere le foto al seguente http://www.tusciaweb.it/notizie/2007/febbraio/6_12oreste_scalzone.htm

    ciao, Doriana

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    Viterbo - L’ex leader di Potere operaio inizia una battaglia nonviolenta per far trasferire l’amico Paolo Persichetti detenuto in carcere
    Scalzone davanti a Mammagialla intona "Addio Lugano bella"
    6 febbraio 2007 - ore 3,30

    Oreste Scalzone intona Addio Lugano bella davanti al carcere di Mammagialla
    copyright Tusciaweb

    "Non vogliono concedere a Persichetti nemmeno la semilibertà prevista dalla legge Gozzini - aveva detto Oreste Scalzone prima di rientrare in Italia -, chiedo che sia almeno trasferito da Viterbo a Roma, dove vuole iscriversi a giurisprudenza.

    Mi batterò con i mezzi della non violenza: o lo trasferiscono o mi mettono in galera".

    L’ex leader di Potere Operaio lo aveva detto e lo ha fatto: ieri pomeriggio è piombato a Viterbo per iniziare la sua battaglia nonviolenta per liberare il suo amico, Paolo Persichetti, detenuto nel carcere di Mammagialla.

    Nella conferenza stampa tenuta ieri mattina a Giano dell’Umbria (Perugia) sede della "Repubblica di Frigolandia", Scalzone aveva parlato della sua battaglia di libertà e dell’impegno personale in favore, fra gli altri, Persichetti, vittima, secondo lui, di una "iniquità evidente".

    Latitante dal 1981, Scalzone, condannato a 16 anni di reclusione per partecipazione a banda armata e rapina, è potuto tornare in Italia da uomo libero poiché i reati di cui era accusato sono andati in prescrizione.

    La "Repubblica di Frigolandia", fondata dall’amico di Scalzone, Vincenzo
    Sparagna, esponente storico della satira italiana e direttore di "Frigidaire", è una sorta di laboratorio di arte, satira e cultura, la "Repubblica dei
    desideri", come la definisce l’ex leader di Potere operaio.

    Scalzone ha annunciato proprio a Frigolandia che in serata sarebbe andato fuori dal carcere di Mammagialla a fare "una serenata" a Persichetti, la cui situazione rappresenta una delle "principali battaglie" che l’ex leader di Potere operaio intende affrontare.

    "Il metodo che adotterò - ha detto Scalzone in conferenza stampa - è quello della nonviolenza attiva, per riprendere il discorso sull’amnistia.

    Persichetti è quella che alcuni filosofi chiamerebbero ’la sfera della responsabilità personale. Un migliaio di compagni e compagne sono passati a Parigi e una novantina sono quelli che sono stati messi sotto processo per estradizione. Per un motivo o per l’ altro però nessuno di loro è stato mai estradato. L’unico pulcino nero è stato Persichetti vittima di una iniquità evidente".

    E alle 17.50 in punto Scalzone, avvolto in una lunga sciarpa rossa, e con una fisarmonica a tracolla si è presentato davanti all’ingresso principale di Mammagialla, accompagnato da Vincenzo Sparagna, ex redattore del “Male”, e ha cantato "Addio Lugano bella".

    "Questa è una serenata - ha detto Scalzone a Viterbo - dedicata al mio amico Paolo Persichetti, rinchiuso da quattro anni in questo carcere, e per il quale chiedo un trattamento che gli consenta di frequentare la facoltà di giurisprudenza all’università di Roma".

    Insomma, Scalzone è tornato e si è subito visto.

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    • Roma, 14:32

      VICENZA: SCALZONE, SE BRUCERANNO BANDIERE LE SPEGNERO’

      "La sovversione non e’ sbagliata in se’. E’ sbagliata se mossa da risentimento". Oreste Scalzone e’ tornato e a 60 anni suonati - festeggiati pochi giorni fa a Ventimiglia - si dimostra perfettamente calato nelle vicende italiane: durante la conferenza stampa in cui e’ stata presentata l’iniziativa del quotidiano Liberazione, "70. Gli anni in cui il futuro incomincio’", l’ex di Potere Operaio spazia dalla base di Vicenza ai fatti di Catania. "Io il 17 vado alla manifestazione di Vicenza - dichiara Scalzone - se va a finire a sassate, sono sincero, non mi dispiace, non mi sento in imbarazzo. Pero’ se qualcuno si mette a bruciare una bandiera americana, solo perche’ americana, io saro’ tra quelli che la andranno a spegnere cosi’ come contestero’ cori idioti del tipo ’10-100-1.000 Nassiriya’. Sono cose che non hanno niente di rivoluzionario perche’ sono mosse da risentimento". Oreste Scalzone non rinuncia poi alla polemica con il poeta Sanguineti a cui dice: "Lascia perdere: se dici che sei contro ogni tipo di violenza fammi la cortesia di lasciare a casa l’odio di classe". Sui fatti di Catania, che hanno portato all’assassinio dell’ispettore Filippo Raciti, Scalzone racconta di aver appreso quel che e’ avvenuto nel capoluogo siciliano "a Nizza dai quotidiani italiani. Mi daranno del demode’, ma io sono ancora convinto che sia riduttivo parlare di mostri e mostruosita’: e’ qualcosa che ha a che fare con situazioni sociali, dobbiamo cercare di capire, come minimo, in che modo queste mostruosita’ si generano. Per me l’idea che un ragazzo ammazzi un poliziotto e’ ancora inaccettabile ed e’ sbagliato dire che e’ morto ’solo un poliziotto’. Come diceva Giorgio Steiner, la barbarie e’ questo stesso sistema".

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