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Perché sostengo «Rifondazione Comunista in Movimento»

Publie le martedì 10 giugno 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

Perché sostengo «Rifondazione Comunista in Movimento»

di Fabio Amato

Il congresso che stiamo affrontando è il più difficile e lacerante della nostra storia. Il dolore di tante e tanti compagni lo attraversa. Non solo di alcuni, o di una parte, che vorrebbe rappresentarsi come moralmente superiore. Come tanto è il dolore provato da tante compagne e compagni quando ci siamo trovati fuori dal Parlamento, anche per via di decisioni prese al di fuori e al di là di qualsiasi sede democratica.

O quando alcuni predisponevano appelli per il superamento del Prc all’insaputa di altri, ripetendo che la Sinistra e l’Arcobaleno era un processo irreversibile.

Voterò il primo documento, perché penso che vada cambiata la linea politica che è stata all’origine della sconfitta. Una sconfitta che sicuramente ha ragioni profonde, culturali e sociali, che non potranno essere analizzate solo nel breve tempo di un congresso, ma che ha anche e soprattutto ragioni politiche. Continuare nella stessa direzione, come di fatto propone il secondo documento, produrre ulteriori accelerazioni, lanciare il Prc in un processo costituente con chi ci sta (ovvero solamente Sd), per un nuovo soggetto della sinistra di cui non si capisce quale è il progetto politico, produrrà solamente la dissoluzione del Prc, che per quanti difetti abbia, è stato ed è l’unico soggetto organizzato della sinistra politica in Italia. E quindi la base da cui ripartire, per iniziare da subito l’opposizione sociale e politica al governo delle destre e al probabile inciucio sulle riforme che sancirà il tramonto della Costituzione repubblicana.

Voterò la mozione 1 perché è quella che raccoglie la storia del nostro partito, le sue anime, percorsi, culture politiche. Perché ha cura della nostra comunità, cercando di proporre una linea che salvi Rifondazione dallo spappolamento a cui andrebbe incontro se prevalesse l’idea di superare ciò che siamo in una delle costituenti che Fava da un lato e Diliberto dall’altro ci propongono. Ciò porterebbe alla divisione della sinistra per linee ideologiche, mentre ciò che abbiamo cercato di fare da dieci anni a questa parte è quella di tentare di unire la sinistra di alternativa su un programma di opposizione alla guerra e al neoliberismo. Voterò il primo documento perché è l’unico che propone chiaramente e senza ambiguità, dopo aver cercato di svolgere un congresso a tesi, una gestione unitaria del partito per il dopo 27 Luglio.

Voterò la mozione 1 perché chiaramente riconosce l’errore più grande che abbiamo compiuto a Venezia, ovvero quello di pensare che fossimo in grado di modificare le scelte economiche e di politica internazionale del governo. Una valutazione sbagliata, velleitaria, che non faceva i conti con la fase storica che stiamo attraversando, ovvero quella della restaurazione di classe, della costruzione su fondamenta neoliberiste dell’integrazione europea, della guerra permanente. Abbiamo sbagliato, siamo stati presuntuosi ed eravamo totalmente impreparati.

La crisi della sinistra in Europa nasce dalla sconfitta storica del movimento operaio, da cui non si esce, con operazioni politiciste o di maquillage estetico. Quella specifica è dovuta alla questione del governo. Francia, Spagna, Italia, Svezia, ci dicono di questa comune difficoltà. Dove si è tentata la via del governo con rapporti di forza sfavorevoli e con il condizionamento asfissiante dei parametri europei, nonché delle élites e burocrazie, si esce ovunque con le ossa rotte. Perché è inevitabile deludere le aspettative che si generano. Non è un problema di forme o di nomi. Pensare di uscire dalle nostre difficoltà attraverso un nuovo soggetto politico, senza affrontare il nodo del governo e di quale punto di vista si ha sul mondo e sulla società, rappresenta una scorciatoia.

Voterò il primo documento perché penso vada ripresa la strada del movimento contro la globalizzazione, per costruire una sinistra alternativa alla grande coalizione che governa l’Europa: Il Partito popolare e il Partito socialista europeo, che hanno condiviso fin qui l’impianto neoliberista e monetarista, funzionale agli interessi delle multinazionali e delle banche. Non è un caso che dal socialismo europeo provengano Pascal Lamy e Dominique Strass Khann, rispettivamente presidente dell’Organizzazione mondiale del commercio il primo e del Fondo monetario internazionale il secondo. Voterò il primo documento perché credo in una sinistra di trasformazione e di classe, con uno sguardo non eurocentrico sul mondo.

Perché di fronte alla crisi alimentare, alla guerra permanente, alla distruzione del pianeta, credo che non esistano spazi per il riformismo, ma che vada riproposta la questione della rivoluzione, del mutamento di paradigma rispetto ad un modello di sviluppo che produce solitudine e precarietà. Che cosa, come e perché produrre, sono domande per il futuro, non per il passato. La sfida della rifondazione comunista, del superamento del modo di produzione capitalista, è quindi attuale, oggi più che mai.

Liberazione del 10/06/2008