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Paolo Ferrero: “Vendola sbaglia, mai alleati con questo Pd”

Publie le mercoledì 18 giugno 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

Paolo Ferrero: “Vendola sbaglia, mai alleati con questo Pd”

Intervista a Paolo Ferrero pubblicata su “il Riformista” del 14/06/2008

Ferrero, tra D’Alema e Bertinotti si parla chiaramente di alleanze. Lei è invece scettico sul Pd

“Anche io vedo che nel Pd c’è una diversità di approcci tra D’Alema e Veltroni. Mentre il segretario ha una certa attitudine all’omicidio della sinistra, D’Alema no, come ha mostrato la sua linea sullo sbarramento alle europee. E’ una differenza che apprezzo. Ma non è questo il punto.”

E qual è il punto?

“Nei contenuti non ho visto una diversità di approccio su come si fa opposizione a Berlusconi. Il Pd continua a proporre dall’opposizione lo stesso liberismo temperato di quando stava al governo.”

Con Pd, dunque, niente alleanze?

Non col Pd, ma con questo Pd niente alleanze. Trovo strano che Nichi veda le aperture di D’Alema come elemento che deve farci ricostruire le alleanze, mentre il problema è di contenuti politici. Il tema delle alleanze si pone se il Pd cambia linea.

Si spieghi meglio.

“Quando eravamo al governo la politica economica è stata la riduzione del deficit in tempi che più stretti non si poteva: una cosa pazzesca. Coi poteri forti, penso a Confindustria, Vaticano e banche c’è stata mediazione e non è stato rispettato il programma. Basti pensare alla legge 30, ai Dico, alla tassazione delle rendite. Di più: la mancata risposta al milione di lavoratori in piazza il 20 ottobre è stata una delle cause della sconfitta. Mi pare che di questo ci sia una sottovalutazione.”

Allora, da dove si riparte?

“Abbiamo subito una sconfitta più grave vissuta dalla sinistra negli ultimi 60 anni dopo essere stati al governo col Pd. La gente non ha capito a cosa servivamo. Da questa situazione non ne usciamo solo ricostruendo la relazione col Pd che è stata la causa della sconfitta. E la proposta che avanza Nichi non fa i conti con le ragioni della sconfitta. Dobbiamo ritornare nella società e ripartire dalla utilità sociale della sinistra. Quelli della Chiesa e dell’esercito sono due esempi chiari.”

La Chiesa e l’esercito?

“La Chiesa, dopo la sconfitta ai referendum sul divorzio e sull’aborto, è ripartita dagli oratori, dal lavoro sociale e ha vinto il referendum sulla fecondazione assistita. Ha saputo ricostruire la sua utilità nel sociale e lo stesso ha fatto l’esercito dopo l’antimilitarismo e il pacifismo degli anni ‘70, intervenendo in prima persona nei terremoti del Friuli e dell’Irpinia. L’utilità sociale della sinistra si ricostruisce soltanto con la sua reimmissione nella società. Non è propaganda. Dobbiamo dare risposte concrete alle condizioni materiali della nostra gente. Anche a questo servono le Case della sinistra che noi proponiamo. Il Partito del pomodoro olandese, che abbiamo invitato a un seminario, ha fatto le mense per i poveri. In Italia ci pensa la Caritas. Credo che dobbiamo farle anche noi.

Oltre al Pd lei critica Vendola perché, a suo giudizio, vuole sciogliere Rifondazione.

“In italiano la si può girare come si vuole. Ma se si fa una costituente per un nuovo soggetto politico alla fine non c’è più Rifondazione. Fava, che è il vero interlocutore, lo dice chiaramente: il progetto è una sinistra senza aggettivi”.

Lei all’aggettivo comunista non ci rinuncia?

“Dopo le elezioni sono sempre più convinto che dobbiamo tenere assieme il tema del comunismo, inteso come trasformazione sociale, e della rifondazione, ovvero dell’innovazione. I soggetti politici non si improvvisano. Servono riferimenti forti. La costituente di Vendola ricorda quella di Occhetto. Anche Occhetto, quando sciolse il Pci, parlava di un soggetto non più comunista, non più socialista, capace di “andare oltre”, che inseguiva il nuovo. Sono tutti termini che ritornano. Ma quella cosa lì non ha prodotto nulla”.

E la sinistra di governo?

“Io dico, anche al Pd, che si deve ripartire dall’opposizione sociale al governo Berlusconi. Su questo terreno si costruisce la nostra utilità. Il problema del governo si pone dopo che si modificano i rapporti di forza e la cultura egemone nella società. Altrimenti si va al governo ma il potere ce l’hanno gli altri come è già successo”.