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LA TRISTEZZA ED IL CONGRESSO

Publie le sabato 21 giugno 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

LA TRISTEZZA ED IL CONGRESSO

Tiziano Loreti – Segretario provinciale
Alessandro Bernardi – Responsabile movimenti
Sergio Spina – Capogruppo in Provincia

La tristezza probabilmente non rientra nella categoria degli elementi politici, ma e’ proprio con profonda tristezza umana e politica che leggiamo e rileggiamo l’intervento di Quattrone che è comparso ieri su Liberazione.
Una tristezza umana e politica tanto simile a quelle di decine di compagne e di compagni di tutte le sensibilita’ che guardano con stupore l’utilizzo strumentale, in prospettiva congressuale, che viene fatto dei e delle migranti, che chiedono a noi uomini e donne native/i del Prc, di essere strumento di emancipazione a prescindere dalla nostra collocazione.
Pensiamo per questo – e crediamo di poter parlare per conto di quasi tutte e tutti gli appartenenti al nostro partito – che il Prc non meriti un simile contributo.

Proviamo ad uscire da questa sconfinata tristezza e ad analizzare la nascita e la crescita del circolo migranti.

Lo vorremmo fare per rendere giustizia a una esperienza politica che Quattrone utilizza per attaccare il Prc bolognese, il suo segretario e il gruppo dirigente di federazione (sport per altro preferito da Cofferati ).
L’idea del Circolo dell’Immigrazione nasce nel contesto delle lotte e della resistenza alle politiche securitarie del sindaco sceriffo che avevano come bersaglio principale gli immigrati, di qualunque condizione: i rom baraccati sul Lungoreno da sgomberare, i rumeni che delinquono “per cultura”, la piaga dei lavavetri da debellare ai semafori, i negozi di pakistani piuttosto che di bengalesi da fare rientrare negli orari della citta’ del coprifuoco che il sindaco immagina e vuole per i bolognesi.

E’ storia degli ultimi cinque anni, cominciata quando di Quattrone come di tanti altri non vi era ancora segno di presenza: non alle prime luci dell’alba quando venivano sgomberati i rom, al nostro fianco e a quello di un pugno di compagne e di compagni che cercavano di rendere almeno la testimonianza della tradizione solidale di una citta’ come Bologna, non allo smontaggio del Cpt, fatto per cui tanti compagni e compagne (anche del Prc tra cui Tiziano) sono oggi perseguiti da quella giustizia che non sa rispondere ai bisogni e alle domande di chi emigra e naufraga da noi, alla ricerca di una possibilita’ di vita, una giustizia che non sa rispondere quando non e’ nemica, come nel caso della Bossi-Fini.

E questa resistenza – umana e politica – l’abbiamo fatta quando troppi ci ingiungevano di essere moderati, di non rompere le scatole, di dimenticarci degli immigrati, di pensare agli interessi degli italiani, specie se costruttori che impiegavano mano d’opera immigrata in nero.

Che i migranti si organizzassero dentro e per il partito, come facevano nelle loro associazioni e nei sindacati, e’ stata l’idea che ci ha portato a sostenere la proposta di costituire il circolo dell’immigrazione a Bologna.

Uno strumento in piu’ per la battaglia dell’emancipazione e del riconoscimento pieno dei diritti dei nuovi cittadini, uno strumento in piu’ per la loro lotta senza confini, senza etnie.

Per questa idea abbiamo lavorato e ci siamo battuti affinché – superando le resistenze da parte di alcune/i compagne/i – il Cpf di Bologna approvasse la costituzione di quel Circolo tematico.

Ora ci troviamo accusati di volere distruggere questa esperienza, mentre quella che critichiamo duramente è la GESTIONE del Circolo. Una gestione “proprietaria”, che identifica le sorti del circolo – ma prima di tutto delle e dei migranti del circolo – con quelle dell’attuale segretario.

In questo modo si ripropone non la possibilità di trasformazione delle persone e della realtà, ma la pura ripetizione delle stesse pratiche così diffusi nei paesi dei tanti sud del mondo, passando da un “padrone” ad un altro.

Così il successo delle iniziative politiche sul terreno dell’immigrazione non è più merito collettivo del lavoro di tutte e tutti le/i compagne/i che vi hanno lavorato, ma il successo di una singola persona, di un novello “lider maximo” (ma senza un passato che ne giustifichi l’aura), che – a partire da questi “meriti personali” – richiede il voto di scambio per sè e per la mozione che ha deciso di sostenere.

D’altra parte alcuni fatti pongono domande: delle 111 tessere 2008 riconsegnate, solo 3 (tutte di italiane/i, tra cui quella del segretario attuale!) sono rinnovi.

Le 115 tessere 2008 avute dal Circolo (escluse 20) vengono ritirate e consegnate (per un totale di 111 – 63+48) nel giro di quest’ultimo mese e mezzo circa, improvvisamente dopo che il congresso e le mozioni erano state presentati e decisi.

Ci pare strano che Quattrone si presenti al congresso di un altro circolo per accompagnare – quasi per mano – sette dei dodici migranti iscritti a quel circolo a votare (ovviamente tutte/i per la stessa mozione di Quattrone).

Come ci pare altrettanto strano che Quattrone decida che il Circolo Migranti non aderisce al presidio anti-razzista in difesa dei rom e dei sinti convocato dalla Federazione Provinciale.

Ogni volta che abbiamo posto in discussione questo meccanismo - per lo meno sospetto – veniamo accusati di compiere gesti criminali nei confronti di quel circolo e di quella mozione. E’ ancora una volta strano che Quattrone dimentichi di citare il fatto che le proteste sul tesseramento “anomalo” vengono prima di tutto da altre/i iscritte/i native/i e non native/i del “suo” circolo.

Guarda caso negli altri circoli i cui segretari si sono schierati per la stessa mozione di Quattrone, vicende di questo tipo non avvengono, ma si procede, correttamente, prima a rinnovi e poi ai nuovi iscritti.

Mentre scriviamo queste sofferte righe, dalla cucina di cui è provvista la nostra federazione arrivano gli odori del cibo tradizionale preparato da uomini e donne della comunità romena (e del nostro partito) per il momento di ritrovo e festa che si terrà stasera nei nostri locali, come da loro espressamente richiesto.

Di loro non sappiamo “da che parte stanno”, sappiamo solo che sono nostre/i fratelli e sorelle e che assieme a loro abbiamo camminato nelle lotte per i loro ed i nostri diritti. Questo ci è sufficiente ed il fatto che continuino – nonostante le polemiche – a volersi mescolare a noi ci sembra bello ed importante.

Qualcosa di ben diverso dall’angusto, triste, indegno spettacolo di un tesseramento gonfiato in chiave pre-congressuale: l’unica volta in cui abbiamo visto diversi compagni e diverse compagne, sempre pronti/e ad alzare la mano per sostenere il vincitore, protagonisti/e e non gregari/e.

Leggiamo poi oggi sui giornali che Cofferati entra “a gamba tesa” nel nostro congresso dichiarando che la coalizione con la sinistra si può fare se c’è la scelta del governare e che non è detto che la mozione che vincerà a Roma, vinca anche a Bologna e questo potrebbe essere un problema.

Che non sia anche questa la spiegazione all’aumento delle tessere?

L’idea cioè di “normalizzare” l’esperienza bolognese che punta a costruire un percorso alternativo della sinistra rispetto al Partito Democratico, ritessendo i fili delle relazioni con i movimenti e ciò che si muove in città?