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Tu con chi stai?

Publie le mercoledì 25 giugno 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

Tu con chi stai?

di Pierluigi Sullo

Carta sta cercando di dar conto del dibattito o scontro congressuale di Rifondazione senza cadere nella tentazione di schierarsi, e allo stesso tempo cercando di pescare sul fondo i temi sostanziali. Anzi, il tema: se e quanto si sia consapevoli che, ben oltre la domanda sulla «linea politica», è l’intera civilizzazione della politica dei partiti e della democrazia rappresentativa a conoscere una crisi radicale, probabilmente terminale, più o meno come accade con la civiltà del petrolio. E certo, detta così la cosa fa cascare le braccia: che ci vogliamo fare? Non è meglio traghettare quel che resta della sinistra verso un porto meno esposto ai tifoni? A noi pare che quel porto però non esista, e che al contrario sembrerebbe semplice imparare, da quel che accade al livello del suolo, nella società, quali nuove forme della politica parti diverse della società vadano edificando.

L’abbaglio più disastroso l’allora leader di Rifondazione, Bertinotti, lo prese quando decretò che «i movimenti» non erano in grado di «fare massa critica»: modo gentile per dire quel che, a metà della penitenza governativa, tutti gli attuali contendenti nel congresso pensavano: ma quali movimenti, l’onda è rifluita e non resta che cercare un compromesso onorevole con i «riformisti». Attitudine che equivocava sia sulla parola «movimenti» che sulla parola «riformisti», ambedue fenomeni nuovi etichettati con definizioni vecchie. Fu inutile far notare che i soli compromessi onorevoli, o freni alla ruspa del capitalismo onnivoro, sono stati ottenuti da «formazioni politiche» del tutto inedite, principalmente le comunità resistenti [o costituenti]: la parabola di Vicenza ne è una prova.

Dunque, quando l’Arcobaleno fu spazzato via dalla tempesta avremmo potuto, come da tradizione, dire: e adesso arrangiatevi. Anche perché, se è vero come ha scritto Rossana Rossanda che le mozioni contrapposte sono l’unico tentativo di sinistra spiegarsi l’accaduto, è altrettanto vero che adoperare quei documenti come randelli non aiuta a cambiare registro. Difatti, Rossana ha distrattamente definito «metodologica» la quinta, e meno rilevante dal punto di vista numerico, mozione congressuale, che appunto chiede di seppellire l’ascia di guerra e di organizzare una discussione in pubblico, e non nelle sezioni a contar tessere. La scorsa domenica, addirittura, un gruppo di compagni – Michele Altomeni, Massimo Rossi, Paolo Cacciari e altri–si è riunito nelle Marche prendendo a spunto della riunione il fatto che tutti loro hanno partecipato, sostenuto, affiancato il lavoro di Carta e dei Cantieri sociali fin dall’inizio. Presumo che la cosa sia divenuta, nel frenetico chiedersi «tu con chi stai?» [come ha scritto su Liberazione Fiorino Iantorno, un amico di Siena], la prova che anche noi siamo schierati. Pure, nel numero in edicola c’è una ampia conversazione con Nichi Vendola, una simile con Paolo Ferrero abbiamo pubblicato qualche settimana fa, e molti altri amici di Rifondazione hanno scritto. Non solo, ma vantiamo soci di Carta, e molti, nei due principali «schieramenti».

E allora, dov’è il punto? Il punto sono due. Il primo riguarda la possibilità di mantenere una relazione positiva, non inquinata dal «con chi stai?», con moltissimi compagni contaminati – diciamo così – dai temi della critica allo sviluppo, dell’altra politica e della democrazia comunitaria, che pure sono impegnati nella «battaglia» congressuale, ma sui quali dalla fine del congresso in poi ricadrà la responsabilità di evitare che Rifondazione si riduca a una variabile dipendente del sistema politico «tal quale». Il secondo ha proprio a che fare con il «metodo», con una seria riforma del rapporto tra mezzi e fini, nella politica di sinistra. Senza di che, nel mondo di oggi e non in quello di ieri, ci si condanna ai compromessi disonorevoli o alla nostalgia.

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