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A proposito della "riflessione" di Bertinotti

Publie le giovedì 26 giugno 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

A proposito della "riflessione" di Bertinotti

di Aurelio Crippa

Dice F. Bertinotti: “Sono la stessa natura e profondità della disfatta a rendere la ricerca delle sue cause così impegnativa”.

Condivido.

Nel far questo, non concordo con il suo considerare “autocritica” una “brutta parola!” (significa capacità di giudicare e criticare se stessi, le proprie azioni, riconoscimento dei propri errori).

Al contrario, la reputo un “pregio”, caratterizzante di un far politica in positivo, distintivo dell’etica comunista (non apprezzo la non assunzione di responsabilità, anche personali – “l’io non c’ero e se c’ero dormivo”, - il “vezzo“ intellettualoide della “certezza del giorno dopo” che annulla quella del giorno prima, il “l’è tutto sbagliato” riferito al fatto/fare di altri, senza alcuna considerazione del contesto storico-politico in cui si è attuato).

Rispetto alla sua “riflessione” “La nascita, l’invenzione della SINISTRA, L’ARCOBALENO, è stata dettata da uno stato di necessità, da un frangente eccezionale, le elezioni con annessa soglia di sbarramento”, esprimo un’opinione altra.

Ho presente il “precipitare” elezioni e sue modalità, ma per i suoi fautori non è stata un’invenzione, dettata da uno stato di necessità, ma una precisa, voluta scelta politica, volontà di “utilizzare” il “frangente eccezionale, le elezioni” per condurre a compimento il progetto “nuovo soggetto unico della sinistra” superando così resistenze e contrarietà, presenti e consistenti, nel PRC ma non solo.

E’ reso manifesto dalle modalità adottate (assenza democrazia e partecipazione, tipo di candidature, ecc.) dalla “forzatura” posta in essere (mai discussa, né tanto meno decisa) di chiedere il voto a LA SINISTRA L’ARCOBALENO, come consenso al Partito unico della sinistra, in cui la presenza comunista era relegata a tendenza culturale (il pensiero, il “credo”, era vincere le riserve, resistenze, con il voto, a “furor di popolo”).

Noto era il “lavorio” da mesi e mesi in atto nel PRC e fuori di esso, per questo obiettivo (parlano di questo la SINISTRA EUROPEA, la sua sezione italiana, i cantieri vari, le case della sinistra ed altro ancora), l’interpretazione che era data alla giusta richiesta di unità del popolo di sinistra, quella di un Partito unico della sinistra, che così non era, come, purtroppo, drammaticamente registrato (chiedeva l’unità d’azione delle sinistre a sostegno di un progetto politico per il cambiamento).

E’ reso esplicito nella “riflessione” di F. Bertinotti “Quel che in più, rispetto alla povertà dello stato di necessità, viene allora immerso nella difficile impresa elettorale è la visione di ciò che non si è riusciti a costruire prima attraverso un processo partecipato e di società, la nascita di una nuova sinistra che sarebbe dovuta andare oltre i Partiti che avevano costituito LA SINISTRA, L’ARCOBALENO, aggregando tutte le forze, le energie, le soggettività, presenti nella società e disponibili a cimentarsi con la nuova impresa politica ed attraendo nuove forze ad essa disponibili”.

Conclusione: onestà intellettuale e politica, vorrebbe il prendere atto, autocriticamente, dell’errore politico di non aver letto correttamente la realtà del Paese, le aspettative vere del popolo delle sinistre.

Aggiungo che trovo “fuori luogo” il richiamo ad uno scritto del luglio 2007, nel quale veniva affermato a rischio l’esistenza della sinistra, presentato come “avvedutezza politica” (una sorta di giustificazione, “l’avevo detto”). Essendo stato F. Bertinotti protagonista per molti anni delle vicende politiche del Paese, della sinistra, con “alte” responsabilità politiche, avrei trovato più adeguata una “riflessione” sul perché “l’operato” di tutti questi anni, a tale “conclusione” l’ha portato.

Leggo, fra le righe, “è stata la mancata innovazione del modello organizzativo del Partito”, la “mancata sperimentazione del passaggio da una struttura verticale, piramidale, ad una struttura orizzontale, a rete, capace di esaltare il valore dell’esperienza e delle persone”.

Ma via, la realtà è altra: non si tratta di “mancate”, ma delle scelte fatte, presentate come altamente innovative, che hanno prodotto però, un lento e progressivo degrado dell’essere e dello stato del Partito, ben denunciato ed analizzato, autocriticamente, nella Conferenza d’Organizzazione di Massa Carrara (vedere documento V e VI Congresso).

La domanda (“riflessione”) da porsi è perché i suoi deliberati non hanno avuto piena attuazione, a partire da “Il Partito che si fa società”, e non si è fatto riferimento, nel procedere politico, al dato positivo registrato, la formazione su questo progetto di una maggioranza del Partito, diversa e più ampia, rispetto a quella del Congresso di Venezia.

Al contrario, al posto della democrazia e partecipazione, del conflitto sociale, ha preso piede l’idea del governo e della partecipazione ad esso, del superamento delle organizzazioni di massa, del PRC.

A termine: continuo a considerare “furbizia intellettuale” il cambio di terminologia, per “abbellire” la cosa, il problema, o altro.

Resto dell’opinione che “errare è umano, ma perseverare è diabolico” (questo soprattutto in politica), vedi “Costituente della sinistra”.