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PRC/ RUSSO SPENA CONTRO VENDOLA: NO A ’PARTITO DEL CAPO’

Publie le sabato 5 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

PRC/ RUSSO SPENA CONTRO VENDOLA: NO A ’PARTITO DEL CAPO’

"Legalità e rispetto delle regole sono un limite invalicabile"

Roma, 4 lug. (Apcom) - "Vendola non può affermare ’la Cassazione è il nostro popolo’ facendo assumere ancor più alla propria candidatura una curvatura plebiscitaria che oscilla, come un pendolo, tra le forme estreme di americanizzazione e il tardo terzointernazionalismo del segretario come capo supremo al di fuori e al di sopra delle leggi (un ferro vecchio novecentesco)". Lo scrive Giovanni Russo Spena, esponente della prima mozione congressuale del Prc, in un intervento sul sito rifondazioneinmovimento.org.

"L’editoriale di Liberazione pubblicato oggi in prima pagina - scrive ancora Russo Spena - è figlio (forse inconsapevole, ma questo è peggio) di una cultura giustizialista ed emergenzialista che ha costituito la bancarotta di tanta parte del movimento comunista. Non è vero che l’unica alternativa al partito plebiscitario è il partito elitario, chiuso. Il partito sociale è, invece, proprio un sistema a rete che vive dentro le case della sinistra con un sistema di garanzie e regole".

"Rifiuto - dice l’ex capogruppo al Senato del Prc - l’appello a un popolo che si esprime solo nei pochi secondi di una votazione congressuale senza nemmeno ascoltare una sillaba della discussione in corso. E’ il massimo della delega, altro che partecipazione. Questa è la verità dei fatti; tutti l’abbiamo vissuta, con amarezza, a volte anche di segretari di circolo che aderiscono alla II mozione. Il resto è chiacchiera propagandistica che maschera, in alcuni casi, un’organizzazione capillare della delega al ’partito del capo’ come corto circuito che si illude di superare debolezza politica e sofferenza sociale.

Per Russo Spena "la legalità, il rispetto delle regole statutarie e regolamentari, è un valore in sé; da tutte e tutti noi deve essere vissuta come ’limite invalicabile’, come scriveva ieri Stefano Rodotà. Le votazioni non possono diventare ’un lavacro, che rende intoccabile l’unto dal voto popolare’. La sovranità popolare, nel nostro ordinamento costituzionale, non è assoluta; essa si esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione, come ci ricorda Ida Dominijanni. Ciò che vale per la statualità democratica tanto più deve valere per la legalità statutaria del Partito. Così vive la vera partecipazione; solo così - conclude - viene agito il protagonismo delle nostre iscritte e dei nostri iscritti".