Home > Ancora una volta bocciata Liberazione all’esame di giornalismo

Ancora una volta bocciata Liberazione all’esame di giornalismo

Publie le sabato 5 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

di Roberto Mapelli (Cpf di Milano)

Liberazione (o il suo direttore) vive su Marte? Oppure ci piglia per i fondelli?

Chiunque di buon senso e di minima esperienza politica rimane allibito nel leggere l’editoriale di oggi (senza firma), dove si prende posizione per la mozione 2 riguardo all’annullamento del congresso di Reggio Calabria. Si dice che siccome è impensabile la truffa, allora siamo di fronte alla partecipazione di massa; e che chiunque la metta in dubbio come tale fa male al partito e alla democrazia.

Quindi si dice che di fronte a congressi nel cui dibattito partecipano poche decine di persone e però alla cui votazione si presentano centinaia di iscritti (poco importa se regolari o illegittimi), che guarda caso votano tutti per una mozione, si è in presenza non di “cammellaggio” e in qualche misura di “voto di scambio”, ma si assiste al consenso di massa e alla democrazia partecipativa.

O si è su Marte o si è disonesti.

Non si tratta solo di rispettare la decisione di una commissione di garanzia in cui tutte le componenti sono rappresentate paritariamente (e che ha votato a larghissima maggioranza l’annullamento del congresso di Reggio), ma di valutare la lesione morale ed etica che il comportamento della mozione 2 sta provocando a tutti i livelli.

Non si tratta solo di dubitare di un congresso dove nella stragrande maggioranza delle federazioni una mozione vince e poi per il numero dei voti in poche altre, se non addirittura in pochi circoli, un altra prevale, cioè di un esito congressuale di fatto definito da una concentrazione locale di voto clientelare, ma di chiedersi seriamente quale levatura morale ed etica possono vantare gli autori di tali operazioni e di quale senso di responsabilità mettono in campo in una evidente opera di distruzione del partito.

E si, perché il partito forse può reggere la sua peggiore crisi di consenso (l’evidente motivo, dopo l’esito disastroso delle elezioni, del basso numero di voti espressi in tutte le federazioni, tranne qualcuna – dove evidentemente vige la strana proporzione inversa tra esito elettorale del Prc e iscritti), ma non può senz’altro sopportare il gioco al massacro fatto dalla disgregazione di ogni legame di fiducia nella condivisione delle regole comuni.

Di questo dovrebbe preoccuparsi il direttore di Liberazione, in primo luogo come giornalista. La notizia sta qui: la mozione Vendola sta cercando di distruggere il Prc, o disgregandolo prima del congresso o tentando di vincere in modo inaccettabile per tutti gli altri. Perché? Il serio giornalista comincia da qui la sua indagine, non la finisce con la sentenza religiosa sulla bontà aprioristica degli attori in campo.

Ancora una volta, come su Cuba e il Venezuela, Liberazione bocciata all’esame di giornalismo….