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Un miracolo laico in Rifondazione Comunista

Publie le lunedì 7 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

Un miracolo laico in Rifondazione Comunista

di Valdemaro Baldi

La proliferazione non dei pani e dei pesci, ma delle tessere

Nella storia dell’umanità i miracoli ci sono sempre stati. Il miracolo è definito dal vocabolario della lingua italiana dello Zingarelli come il “fenomeno straordinario che avviene al di fuori delle normali leggi della natura e che può verificarsi in oggetti naturali o in persone “. Lo stesso autore avverte che nella teologia cattolica il miracolo è il “fatto sensibile operato da Dio, fuori dell’ordine della natura creata e in virtù di un suo diretto intervento” e infatti Gesù Cristo, figlio di dio e insieme dio incarnato sulla terra, faceva i miracoli.

Ci sono dunque due interpretazioni del miracolo, quella laica che registra il fatto ed insieme l’impossibilità di darne una spiegazione con i mezzi della corrente conoscenza e quella religiosa che affida alla fede la verità del miracolo, imperscrutabile come la volontà di Dio.

Racconta Matteo nel Vangelo (Mt 15,32): “Allora Gesù chiamò a sé i discepoli e disse: ”Sento compassione per questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perchè non svengano lungo la strada”. E i discepoli gli dissero: “Dove potremo noi trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?”. Ma Gesù domandò: “Quanti pani avete?”. Risposero: “Sette, e pochi pesciolini”. Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò, li dava ai discepoli e i discepoli li distribuivano alla folla. Tutti mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte piene. Quelli che avevano mangiato erano quattromila uomini, senza contare le donne e i bambini”.

La bellezza di questo racconto è pari alla grandezza del miracolo.

Abbiamo riletto con gioia spirituale quel racconto evangelico dopo aver sentito di quel miserabile fatto che è la miracolosa proliferazione delle tessere in vista del congresso di Rifondazione Comunista.

L’esperienza fatta per tanti anni nel Collegio Nazionale di Garanzia mi consente di dire che, all’avvicinarsi dei Congressi, qualche piccola manovra sulle tessere quà e là per l’Italia c’è sempre stata, ma veniva altrettanto sempre contrastata e ridotta entro limiti strettissimi in modo che la platea congressuale non fosse falsata. Aiutavano a ciò anche le regole congressuali che invece questa volta non aiutano. Ma proprio perchè sul tesseramento il regolamento congressuale è di manica larga è tanto più necessario che si stia con gli occhi aperti e si fermino le mandragole, se ci sono.

Il direttore di Liberazione si indigna perchè la Commissione per il Congresso sta sul chi vive e non lascia passare quel che può di quanto ritiene irregolare; ma non è proprio il suo compito vigilare sulla regolarità dei Congressi? E allora perchè delegittimare quest’organo e questa attività definendola “pazzia”?

Mutatis mutandis, in Italia c’è un altro che si indigna perchè si applicano le regole, ma non è uno che si dichiara di sinistra.

Che c’entra con tutto ciò il miracolo.

C’entra, perchè la rappresentazione di una fase politica per cui si sarebbe avviata una corsa all’iscrizione al PRC addirittura a dimensione di massa, ad appena due mesi di distanza dalla pesante sconfitta elettorale di Aprile, equivale ad annunciare un miracolo.

E chi lo avrebbe fatto il miracolo di questa irresistibile attrazione di massa, la candidatura del Presidente della Regione Puglia alla Segreteria del partito?

Noi abbiamo sempre rispettato il principio della imperscrutabilità delle decisioni divine e siamo disposti a credere che la candidatura di tal Presidente sia frutto della Provvidenza, ma allora Rifondazione ha sbagliato a non candidarlo Premier (come si usa dire) alle elezioni di Aprile. Forse si vincevano le elezioni.

Anche il segretario della federazione di Reggio Calabria non pare apprezzare le regole e a proposito dei congressi della sua federazione ammette che nei congressi votano iscritti e non iscritti perchè “si è compagni di Rifondazione non tanto e non solo perchè si è pagato una tessera”. Strana idea di partito hanno costoro. “Abbiamo bisogno di un partito forte, radicato,aperto al contributo di tante e tanti anche assai diversi da noi, di un partito che accoglie a prescindere da tessere e cavilli formali, di un partito al servizio della sinistra italiana e dei suoi valori”, dicono.

Ma un partito così come lo rappresenta il segretario di Reggio Calabria non è un partito comunista, bensì una Associazione delle dame di “ San Vincenzo de’ Paoli” di benemerita memoria, e perciò tanto meno è “forte e radicato” come partito politico.

Fuor della celia, questo Congresso è decisivo per l’esistenza in Italia di un partito comunista proprio perchè al partito si vuol sostituire una “cosa” indefinita; c’è però anche dell’altro ed è il tentativo di sopravvivenza di quella parte del gruppo dirigente che rifiuta di riconoscere gli errori fatti e di correggerli e che perciò ripropone nella sostanza la stessa linea politica fallita con la Sinistra Arcobaleno. E’ per questo che il confronto interno imbarbarisce.

Le operazioni sulle tessere, chiunque le faccia, non sono segno di forza, sono segni di disperazione.