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Facciamo una pausa e parliamo un po’ di politica

Publie le martedì 8 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

Facciamo una pausa e parliamo un po’ di politica

di Franco Ferrari

Il Congresso di Rifondazione si sta avvelenando al massimo grado. Le accuse reciproche si fanno sempre più pesanti. La mozione uno ed anche le altre minori accusano i "vendoliani" di aver gonfiato il tesseramento in alcuni circoli per guadagnare centinaia di voti, ai quali non corrisponde alcuna adesione politica reale. I sostenitori della seconda mozione contestano il divieto a far votare nuovi iscritti in qualche circolo.

Un errore di ingenuità da parte della prima mozione è stato fatto consentendo di far votare tutti gli iscritti fino al decimo giorno prima della tenuta del congresso. Siccome le tre regioni controllate dai sostenitori di Vendola (Puglia, Calabria e Campania) hanno ritardato i congressi fino all’ultimo, quando intanto molti circoli del centro nord li avevano già tenuti, hanno potuto cambiare la platea congressuale, sapendo di quanti nuovi voti avrebbero avuto bisogno per vincere il congresso.

Alla base di questo processo degenerativo che rischia di cancellare definitivamente Rifondazione c’è un processo politico avviato a Venezia e la cui responsabilità ricade su Bertinotti. Quello di considerare i congressi terreno di scontro che si possono vincere anche con un voto in più, dopodichè si procede con la politica di chi vince. Le minoranze tendono poi a organizzarsi in modo sempre più rigido e a comportarsi di fatto come partiti separati, non avendo possibilità di incidere sulle scelte del partito.

Questa impostazione si è rivelata ancora più sciagurata dopo una sconfitta politica drammatica come quella dell’aprile scorso alla quale si deve aggiungere che lo scontro interno ha anche come posta in gioco la stessa esistenza di Rifondazione come soggetto politico autonomo. Altro elemento che contribuisce a comporre un quadro ancora più disperante il fatto che dopo le recenti elezioni il ceto politico del partito si era numericamente accresciuto e l’esclusione del parlamento ha reso scarse le risorse disponibili, quindi la lotta politica per qualcuno tende anche a diventare lotta per il controllo di queste risorse.

Al di là degli aspetti formali e regolamentari, a me pare evidente che il fallimento sia soprattutto politico e che la responsabilità principale vada attribuita alla destra del Partito che oggi si ritrova dietro la leadership (o il paravento) di Vendola e che ha puntato tutto sullo scontro congressuale pensando di avere in mano in numeri per prevalere comunque anche a costo di mettere a repentaglio definitivamente l’intera comunità politica di Rifondazione.

Ciò detto, mi sembra che la prima mozione debba evitare di abbandonare il terreno della lotta politica, dei contenuti, della prospettiva per spostare tutta la propria iniziativa sulla questione del tesseramento gonfiato, dei congressi in cui gli iscritti si moltiplicano come i pani e i pesci.

Il sito nazionale di Rifondazione Comunista in movimento da giorni, se non settimane non pubblica quasi più interventi politici, analisi sulla fase e interventi sulla prospettiva. Penso che sia un errore grave, con il quale si rischia di dare ai militanti l’impressione di uno scontro sempre più feroce fra gruppi dirigenti, nel quale i compagni e le compagne attive non abbiano alcun ruolo da svolgere. Da questo ne trarrebbero solo l’idea di un partito destinato inevitabilmente allo sfascio.