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Reggio Calabria: Perchè penso che sia giusto annullare quel congresso

Publie le martedì 8 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

Perchè penso che sia giusto annullare quel congresso

di Claudio Grassi

Il compagno Antonio La Rosa, segretario del Prc di Reggio Calabria, ha scritto domenica un lungo articolo su Liberazione in merito al congresso di Reggio Centro, annullato dalla Commissione nazionale per il congresso.
Avendo partecipato a quel congresso ed avendo presentato ricorso, credo sia giusto che i lettori di Liberazione possano conoscere anche l’altra versione dei fatti.

Prima di entrare nello specifico del congresso vorrei tuttavia dire la mia su molte considerazioni contenute nell’articolo di La Rosa che non hanno nulla a che fare con quanto è accaduto.

Si parla del lavoro positivo svolto dalla federazione, delle tante battaglie condotte in quella città dal nostro Partito, delle difficoltà che implica l’essere comunisti in quella situazione. Lo so bene. Credo di essere uno dei dirigenti nazionali di Rifondazione che più di altri ha fatto iniziative in quei territori. Quando tu, Antonio, parli di Michele di Cinquefrondi, di Peppe di Polistena, di Giovanni di Caulonia o di Demetrio e Omar di Reggio so di cosa parli, so chi sono, conosco le loro facce, so cosa hanno fatto e le intimidazioni che hanno subìto. Ed è proprio perché ho conosciuto questi e tanti altri bravissimi compagni e compagne della Calabria che mi sono sempre opposto alla politica dei commissariamenti che, negli anni passati, è stata usata come una clava dal gruppo dirigente nazionale contro di voi.

Ma tutto questo, caro Antonio, non c’entra nulla con quanto avvenuto il 28 giugno al congresso di Reggio centro. Anzi, lo svolgimento di quel congresso, è in netto contrasto con quella politica fatta di passione e di apertura che tu giustamente rivendichi come patrimonio della federazione che dirigi. Rischia di oscurare drammaticamente il tentativo di costruire un partito che fa della partecipazione e della democrazia un suo tratto costitutivo.

Veniamo quindi al congresso di Reggio centro, a come si è svolto, a cosa è successo. Una descrizione questa che tu, forse perché non eri presente, tralasci di fare nel tuo articolo.

I lavori concernenti la presentazione delle mozioni, il dibattito e le repliche sono iniziati alle 18.15, alle 19 erano già finiti. Nessun intervento dalla platea, nessun ospite esterno presente, nessun intervento di rappresentanti istituzionali, forze politiche o movimenti. Stiamo parlando di un circolo di 460 iscritti: ti sembra normale? Ti pare che una cosa del genere si possa chiamare congresso?

L’unica cosa che interessava era votare. Bisognava votare e farlo al più presto.

In quella situazione, a fronte del fatto che la votazione riguardava centinaia di persone e che dei 460 iscritti quasi 300 risultavano essere nuovi tesserati del 2008 ho chiesto, assieme al presentatore del quarto documento (il terzo e il quinto documento non erano presenti), che al momento del voto venisse esibita la tessera del partito. Una richiesta avanzata sulla base della circolare numero 18 della commissione nazionale del congresso. Mi è stato opposto un rifiuto. Ho chiesto che si convocasse la presidenza del congresso per una decisione formale. Si è votato: cinque contro, quattro a favore.

Ma solo dopo ho capito perché non si è voluto, a tutti i costi, che i nuovi iscritti mostrassero la tessera al momento del voto. Nessuno ne era in possesso! Tutti quelli con cui ho parlato nel corso della votazione, anche dirigenti del circolo stesso, mi hanno confermato che non solo non avevano la tessera, ma non avevano nemmeno versato la quota per poterne venire in possesso.

Ora io chiedo: non siamo di fronte ad una mancanza totale di rispetto del nostro regolamento?

Si può partecipare e votare ad un congresso di un partito senza essere iscritto e senza avere versato le quote minime? No, non si può. E questo, al contrario di quanto tu dici, non per “formalismo estremo”, ma perché senza regole vige l’arbitrio. E nell’arbitrio tutto può emergere tranne che il libero pronunciamento dei compagni e delle compagne di Rifondazione.
Ma ciò che giudico altrettanto grave è che nel tuo articolo rivendichi questo modo di fare i congressi. Sostieni – infatti - che in fondo la tessera la si può avere e la si può pagare anche in un secondo momento. Scrivi che hai partecipato ad un congresso in qualità di garante (!) dove hai fatto votare compagni che non avevano riscosso e pagato la tessera.
Ti è chiaro che se ciò vale per un congresso questo può valere anche per gli altri 2000 che stiamo svolgendo? A quel punto quali sarebbero le regole valide per stabilire i risultati? Sarebbe semplicemente impossibile.

Ecco, di fronte a tali e tante irregolarità ho trovato veramente gravi i pronunciamenti che ho letto contro la decisione della commissione nazionale sul congresso del circolo di Reggio centro.

Oltretutto una decisione assunta con il consenso di quattro mozioni su cinque.

Non si vuole negare a nessuno, ovviamente, il diritto ad avere una opinione e ad esprimerla. Ma tutti noi sappiamo che più sono importanti i ruoli che ricopriamo e più occorre equilibrio nello “schierarsi”. E sappiamo anche che se viene delegittimata la Commissione nazionale per il congresso – unico organismo preposto per dirimere i contenziosi – c’è il rischio di scivolare in un congresso difficile da governare.

Il pronunciamento durissimo di Liberazione contro la Commissione e la conferenza stampa dei compagni e delle compagne della seconda mozione dove si è sostenuto che si farà “disobbedienza” rispetto alla decisione presa, ci portano verso una deriva che sarebbe meglio fermare al più presto.