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I numeri irreali del tesseramento in Calabria

Publie le martedì 8 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

I numeri irreali del tesseramento in Calabria

di Nicola Candido, portavoce uscente G.C. Fed. di Forlì

Caro Antonio,

ci conosciamo da tempo e abbiamo mosso assieme i primi passi nel partito (io a Caulonia, tu a Gioiosa Jonica), entrambi nella locride, entrambi nel medesimo periodo. Poi, io, come sai e come tanti altri ragazzi calabresi, sono emigrato, sono andato al Nord, prima, a studiare ed ora a lavorare.

Tu invece sei rimasto in Calabria e hai continuato quelle battaglie di legalità e trasparenza che per tante persone non calabresi è difficile comprendere appieno. La mia riconoscenza, per il tuo impegno, quindi, va al di là dell’appartenenza allo stesso partito-comunità. Mi ricordo le battaglie di noi della locride per una gestione del partito più aperta e libera, di rinnovamento e di forte radicamento sul territorio. Poi, tu sei diventato Segretario provinciale ed assessore in provincia e quando ci si rivedeva, per me era motivo d’orgoglio sapere che finalmente eravamo riusciti a fare la nostra piccola rivoluzione nella federazione, cercando di dimenticare i comitati politici provinciali veramente poco comunisti, dove a volte si è arrivati non solo agli insulti, ma si è rischiato anche allo scontro fisico.

Sono Calabrese, sono della Locride, non credo mi si possa accusare di “leghismo in salsa rossa”, perciò permetterai che io possa avanzare qualche considerazione e qualche critica sulla gestione del partito nel sud Italia, permettimi però anche di abbandonare la retorica e di parlare in modo semplice e schietto. Le cose infatti sono molto semplici, ma non per questo meno gravi e poco rispettose nei confronti degli iscritti del resto d’Italia. Per chi non conosce le battaglie del nostro partito nella provincia di Reggio Calabria è veramente indecoroso e fuori luogo fare degli accostamenti, tra ‘ndrangheta e compagni. Questa però, è un’altra cosa, questa è una battaglia di tutti noi e non riguarda il congresso in atto o il terreno politico sul quale ci dobbiamo confrontare.

Per commentare l’annullamento del congresso del circolo di Reggio vorrei partire da un altro punto di vista, non formale, lo sai, le regole contano se si inseriscono in un contesto condiviso, altrimenti diventano clave con cui battersi senza esclusioni di colpi. Il fatto grave è più sostanziale, più importante, è il tipo di tesseramento che viene effettuato al Sud, e conoscendo un po’ la nostra provincia, i numeri mi sembrano fuori dalla realtà. Basta confrontare gli iscritti delle grandi province come Torino, Milano, Bologna, Reggio Emilia, ecc., con una tradizione di partecipazione ben più copiosa della nostra, per rendersi conto che le cose non vanno. E lo so, non è una questione di mozione.

Io, del resto, la penso come te, il versamento delle quote delle tessere e le procedure formali sono delle mere cavolate, io se potessi le abolirei e metterei come criterio per essere iscritto e votare la partecipazione e il lavoro svolto dentro e fuori al partito. Il dramma della gestione dei tesserati è proprio questo. La realtà rispetto alla forma, la partecipazione concreta rispetto al numero di votanti ai congressi o al numero delle tessere. La maniera con cui si fanno le tessere, per chi non lo sapesse, è semplice. Non è illegale e nemmeno mafioso, figuriamoci.

È clientelare-familistico. Vengono iscritti al partito, dai compagni che effettivamente partecipano o ricoprono degli incarichi, tutti coloro che in qualche modo si conoscono e tutti i familiari, a prescindere dall’effettiva condivisione delle idee e delle pratiche che portiamo avanti. “Un piacere”, come si dice da noi, non si nega a nessuno. Si fa un semplice giro fra tutti i conoscenti e si chiede loro, a titolo personale, amicale, di farsi la tessera perché serve un sostegno per portare avanti le proprie posizioni dentro al partito.

Il meccanismo è semplice e ben oliato. Ovviamente, quasi mai si promettono favori o si degenera nel vero clientelismo affaristico, ma è una sorta di “clientelismo” per riconoscenza personale. Il dramma però è che queste persone vengono solo a votare e basta. Poi non si rivedono più. Il dramma è che quando nel 2007 (alle comunali) sono andato al comizio del compagno Giordano a Reggio Calabria i compagni mi hanno riferito che non c’era nessuno, su centinaia di iscritti, a fare attacchinaggio e che si dovevano pagare dei ragazzi per incollare i manifesti e per distribuire i volantini.

Ecco, caro Antonio, quello che ti contesto è il fatto che si sta “dopando” la vera partecipazione, si sta rendendo il partito plebiscitario e non partecipato. Ti ricordo, come ben conosci, il caso di Seminara dove i voti per la mozione numero 2 sono stati più numerosi di quelli alle politiche per la lista della Sinistra Arcobaleno. E questo sta nel meccanismo, perché fatta la tessera, molte di queste persone, che non hanno un vincolo ideale con il partito né con la Sinistra più in generale, si sentono libere di votare per qualsiasi formazione politica, anche di destra.

Caro Antonio, ho cercato di descrivere, per chiarezza, quali sono i meccanismi che spiegano i numeri veramente incredibili degli iscritti nel sud Italia, certo non credo di possedere la verità, figuriamoci, ma penso sia giusto almeno dissentire rispetto a questo modo di fare politica, lo dobbiamo alle nostre battaglie per la correttezza e la trasparenza dentro al partito fatte in passato, e soprattutto, penso sia doveroso per tutti i compagni che invece partecipano e lavorano concretamente per gli Ideali che portiamo avanti. Io adesso faccio politica a Forlì, una piccola federazione con 390 iscritti, con 5 nuovi tesserati e con solo 125 votanti al congresso, perché i compagni e le compagne sono un po’ schifati della lotta fratricida che sta avvenendo.

La differenza con quella di Reggio Calabria è abissale, voi avevate l’anno scorso 2770 iscritti, chissà quanti quest’anno, ma noi siamo contenti del nostro modo di partecipare e di fare politica. Abbiamo fatto, come nella provincia di Reggio Calabria, 4 feste di Liberazione e tantissime iniziative.

Forse sono ancora un sognatore e un irriducibile visionario, ma un giorno mi piacerebbe fosse il lavoro dei compagni e delle compagne, davanti ai fornelli e in tutte le vertenze territoriali, a contare veramente e ad essere utilizzato come unità di misura per pesare, da comunisti, ogni federazione.
Non nego che i problemi in Calabria siano numerosi e che questi si ripercuotano sul partito, ma mi rivolgo agli esponenti principali di tutte le mozioni, smettiamola di utilizzare frasi fatte e slogans e cerchiamo di utilizzare un po’ di sano buon senso, per il bene di tutti e per il bene del partito.

Perché si potrà vincere o meno il congresso, si potranno avere anche migliaia di iscritti, ma dopo la guerra non ci sarà la pace, ma solo il deserto, purtroppo anche di partecipazione.