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Congresso PRC: a Parma tutti uniti, ma la 2 si divide

Publie le mercoledì 16 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

A Parma tutti uniti, ma la 2 si divide

Si è concluso oggi, 13 luglio, il Congresso provinciale del PRC di Parma. Al termine del dibattito sono stati presentati due documenti politici contrapposti. Quello sottoposto dai compagni di “Rifondazione Comunista in Movimento” ha ottenuto il 42,3%, un consenso superiore al 37,7% ottenuto nei congressi di circolo.

Il documento che ha raccolto la maggioranza è stato sostenuto congiuntamente da Falcemartello, dall’Ernesto e dalla mozione Vendola. Questa inedita alleanza ha portato alla spaccatura tra i sostenitori del secondo documento. Una parte ha deciso di non partecipare al voto, alcuni si sono astenuti e altri hanno deciso di votare a favore del documento presentato dai “Rifondazione Comunista in Movimento”.
Il documento presentato dai sostenitori di “Rifondazione Comunista in Movimento” è stato l’unico a prendere chiaramente posizione contro qualsiasi ipotesi di superamento del PRC, oltre ad affrontare in modo organico e con spirito unitario le questioni locali.

Di seguito riportiamo il testo del nostro documento.

Franco Ferrari

Coordinamento parmense della prima mozione

“Il Partito della Rifondazione Comunista si trova a confrontarsi sul proprio futuro all’indomani di una gravissima sconfitta elettorale che ha portato all’esclusione dal Parlamento dei comunisti e delle forze di sinistra, e dopo una crisi politica determinata innanzitutto dalla profonda delusione per l’esperienza del governo Prodi fra coloro che ci avevano sostenuto. Naturalmente la sconfitta è anche frutto di problemi e di difficoltà di più lungo periodo, di errori di direzione che hanno portato ad un indebolimento del radicamento sociale del partito.

Questa condizione di grande difficoltà si presenta, per qualche aspetto anche aggravata, nella realtà di Parma, come indicano la riduzione del numero degli iscritti, il calo della partecipazione al congresso provinciale, lo stato di difficoltà in cui si trovano molti circoli, il più generale appannamento della nostra iniziativa politica. Questo pur in presenza dello sforzo generoso di molti compagni e compagne affinché il partito sia presente e attivo nelle istituzioni, nei territori, nei conflitti sociali. Il Congresso anche se concentrato innanzitutto sulle scelte di prospettiva generale può e deve essere l’occasione per indicare alcuni elementi di discontinuità politica e organizzativa che consentano il rilancio del partito anche a Parma.

1) Il punto di partenza non può che essere il rifiuto di ogni ipotesi di superamento di Rifondazione Comunista. Si deve respingere con nettezza l’idea che la nostra esperienza politica sia conclusa e che possa essere ormai solo un trampolino per fare altro. Il Partito della Rifondazione Comunista deve continuare ad esistere, e questo impegno vale per l’oggi e per il domani.

2) Perché questo impegno non sia inteso come mera opzione di sopravvivenza occorre mettere in campo un processo reale di rinnovamento che si basi su di un bilancio critico di quanto è avvenuto in questi anni, non solo a livello nazionale ma anche nella nostra realtà, partendo dall’assunzione di responsabilità dei gruppi dirigenti ad ogni livello. Per questo dobbiamo guardare fuori di noi e al nostro interno.

3) Innanzitutto occorre un cambiamento radicale nel modo di essere del Partito a partire dal rifiuto della logica maggioritaria nella sua direzione. Questo ha condotto alla formazione di maggioranze precarie e fragili contrapposte a minoranze chiuse su stesse in una generale incapacità di riconoscere le ragioni reciproche e di far prevalere l’interesse comune di tutto il Partito. Questo Congresso propone di assumere l’obbiettivo della gestione unitaria della federazione unitamente ad una valorizzazione complessiva della democrazia interna. Tutti gli organismi dirigenti provinciali e di circolo e tutti gli strumenti di riflessone e di azione politica che possiamo darci devono essere orientati non alla conta permanente tra le correnti bensì alla produzione di proposte e di azione politica che ci porti fuori dalle sedi di partito, tra la gente, nei movimenti di lotta e ci renda protagonisti del dibattito politico-culturale della società parmense.

4) Dobbiamo assumere un atteggiamento più rigoroso nel rispetto delle regole, non per formalismo burocratico, ma perché esse sono garanzia per tutti del diritto a partecipare e a contribuire al dibattito e alla trasparenza nella formazione delle decisioni. Così come sono necessarie maggiore rigore e maggiore partecipazione nella selezione delle nostre presenze istituzionali, un rapporto più stretto e migliore coordinamento tra queste presenze e il partito nel suo complesso, il pieno rispetto delle regole relative ai contributi economici previsti dallo Statuto.

5) La priorità dei prossimi mesi deve anche essere la ricostruzione e il rafforzamento dei circoli territoriali. Diversi di essi oggi non avrebbero più i numeri per essere statutariamente riconosciuti. Va fatto ogni sforzo perché tutti i circoli attuali possano recuperare la dimensione prevista dallo Statuto e riprendere l’attività politica. Per quanto riguarda la città, dove esiste una debolezza complessiva del partito che ha pesanti conseguenze sul nostro radicamento sociale, è necessario prevedere una razionalizzazione dei circoli attraverso un loro raggruppamento. Altra priorità deve essere l’estensione della nostra presenza sui luoghi di lavoro e nella capacità di organizzare il lavoro precario e migrante.

6) Resta irrisolto il tema della composizione di genere del nostro Partito, in particolare a Parma, nel quale la presenza di compagne è rimasta de tutto marginale da punto di vista numerico. Una sola compagna presente in segreteria, nessuna in direzione, pochissime nel CPF e alla guida dei circoli o nei ruoli istituzionali. E’ evidente che questo è uno dei segnali più macroscopici della nostra inadeguatezza nel rappresentare la complessità della società, dei suoi conflitti e delle sue aspirazioni alla liberazione e al riconoscimento di nuovi diritti sociali e civili. Nuove aspirazioni che hanno trovato nei movimenti femministi, nell’intreccio tra lotta contro il patriarcato e contro il dominio del capitale sul lavoro uno degli elementi più avanzati. L’apertura del partito alla soggettività politica femminile a tutti i livelli è una delle condizioni per avviare un processo di discontinuità rispetto al passato.

7) Il perseguimento di questi obbiettivi può avvenire riprendendo e attualizzando le linee di azione previste nel documento unitario approvato dalla Conferenza di organizzazione provinciale del 2007 che ha consentito al partito di convergere su indicazioni di metodi e obiettivi di lavoro comuni. Quella proposta è rimasta purtroppo inattuata. Oggi dobbiamo riprenderne sia i contenuti che l’ispirazione mettendola a base della pratica politica quotidiana del partito.

8) Dobbiamo lavorare concretamente per costruire l’unità a sinistra, senza mettere in discussione la nostra come l’altrui sovranità e identità, partendo dalla costruzione comune di un’azione di opposizione alle politiche reazionarie del governo Berlusconi, sia sul terreno della legalità che su quello delle politiche sociali. Questa ricerca dell’unità si deve rivolgere sia alle forze politiche che si collocano a sinistra del Partito Democratico, come a tutte le realtà associative e di movimento che esistono a Parma.

9) Non possiamo nasconderci che il rapporto con il Partito Democratico, senza un cambiamento radicale di politica di questa forza che ha compiuto dalla sua fondazione una svolta in direzione moderata e neocentrista, non potrà che essere conflittuale e se necessario anche di aperta lotta politica. Un conflitto che deve mettere al centro i contenuti, senza cadere nel settarismo e quindi senza escludere la possibilità di convergenze nelle lotte di difesa della democrazia e della Costituzione contro il governo Berlusconi (anche se finora il PD si è dimostrato incapace di contrastare la destra anche su questo terreno minimo). Così come non si deve escludere la possibilità, a partire dalla centralità dei programmi, di poter condividere scelte di governo locale. Ciò non deve però andare a discapito della nostra autonomia politica e della nostra capacità di iniziativa.

10) La questione della nostra partecipazione all’Amministrazione provinciale è stata oggetto di dibattito e anche di divisioni politiche non sempre limpide in questi anni all’interno della Federazione di Parma. La proposta di verifica si è trascinata per lungo tempo senza che venissero individuati con necessaria chiarezza i temi sui quali realizzarla, né si è costruita una partecipazione larga del partito a definirne l’agenda. Nel tema del rapporto con l’Amministrazione Bernazzoli si sono intrecciati, a volte strumentalmente, anche elementi di conflittualità interna al partito. Il nuovo CPF dovrà compiere un bilancio serio dell’azione svolta dalla Giunta nel suo complesso in questi anni, dall’adeguatezza del nostro ruolo in Giunta e in Consiglio provinciale e avviare a tal fine un confronto largo con tutto il partito, il cui esito non può prescindere dalla volontà espressa dai circoli territoriali del PRC. In vista delle elezioni del prossimo anno dobbiamo individuare i modi con i quali rilanciare la nostra iniziativa su tutti i temi principali (ambiente, rifiuti, servizi, lavoro, precariato, gestione del territorio, ecc.) al fine di ottenere risultati concreti per i lavoratori e le lavoratrici della nostra provincia. Questo rilancio della nostra azione è la condizione politica necessaria per decidere come presentarci alle prossime elezioni provinciali e con quali alleanze, fatto salvo l’impegno che assumiamo fin da oggi, perché Rifondazione Comunista sia presente con il proprio simbolo e la propria lista.

11) Nell’azione politica dei prossimi mesi dobbiamo mettere al centro i temi sociali e della lotta di classe, a partire dalla difesa del contratto nazionale di lavoro come strumento centrale di garanzia per tutti i lavoratori, ma anche come condizione dell’unità del movimento operaio. Dobbiamo rilevare criticamente che oggi gran parte del sindacato confederale sta accettando una revisione della contrattazione che fa arretrare la condizione dei lavoratori sul piano dei diritti e della democrazia sindacale. Per questo sosterremo tutte quelle componenti sindacali che nella CGIL come fuori di essa si battono per un sindacalismo democratico, conflittuale e di classe. E’ proprio la divisione e la frammentazione del mondo del lavoro ad essere oggi l’obbiettivo di un vasto schieramento che vede in testa la Confindustria, ma che unisce gran parte dello schieramento politico non solo di centro-sinistra ma anche di centro-destra. Recupero salariale, lotta alla precarietà, difesa del servizio pubblico e dei beni comuni: questi sono alcuni dei temi sui quali dovremo sviluppare una iniziativa politica che coinvolga tutto il partito e attorno alla quale dovremo costruire il più vasto schieramento unitario possibile.

12) Anche a Parma si è registrata in questi anni una offensiva “revisionistica” tesa a mettere in discussione i valori della Resistenza e rilegittimare culture di ispirazione fascista e a cancellare la differenza fra chi durante la seconda guerra mondiale si è battuto per l’indipendenza, la libertà e la giustizia sociale, e chi invece a difesa di un regime oppressivo e razzista. Un importante lavoro di difesa della Resistenza, della sua storia e dei suoi valori è stato svolto dal Comitato antifascista. Pensiamo che tutto il partito debba impegnarsi più attivamente su questa battaglia politica e ideale rivolgendola in particolare alle nuove generazioni.

13) Il Congresso di Parma del Partito della Rifondazione Comunista ritiene che esistano le condizioni per il rilancio del nostro partito. Questo richiede un impegno comune che rompa con le logiche dello scontro e della rissa che hanno allontanato tanti compagni e compagne validi dalla nostra organizzazione. Possiamo e dobbiamo lavorare per un più forte Partito della Rifondazione Comunista attorno al quale aggregare una più forte sinistra alternativa e di classe. E’ questa una condizione indispensabile se vogliamo che nel nostro Paese venga sconfitta una destra reazionaria e razzista e si apra un processo di trasformazione sociale e democratica che riproponga nella attualità il tema del superamento del capitalismo e della costruzione del “socialismo del XXI° secolo”.