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Prc, la mozione 1 si ricompatta e rimanda il confronto al congresso

Publie le mercoledì 23 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

Prc, la mozione 1 si ricompatta e rimanda il confronto al congresso. Il nodo su Vendola segretario

«A Chianciano la nostra proposta»

di Angela Mauro

Nessuna spaccatura. Con una lunga riunione dai toni anche accesi, la mozione 1 del percorso congressuale di Rifondazione si ricompatta. Unica è la voce che al termine dell’assemblea racconta delle conclusioni cui sono giunti i ferreriani, gli esponenti dell’area Mantovani-Acerbo, quelli di Essere Comunisti. Forte del suo 40 e passa per cento conquistato nei congressi di circolo, il primo documento arriverà a Chianciano con una proposta da avanzare a tutte le altre mozioni nella commissione politica che verrà eletta domani, all’inizio dell’assise nazionale.

La piattaforma: no alla costituente della sinistra, rilanciare il Prc a partire dalle tesi della conferenza di organizzazione di Carrara (2007), presentarsi alle europee dell’anno prossimo con il simbolo di Rifondazione-Sinistra Europea (quello attuale), costruire l’opposizione sociale a Berlusconi in autonomia dal Pd. Claudio Grassi e Paolo Ferrero parlano la stessa lingua. Accetteranno l’invito ad un incontro bilaterale pre-congresso con la mozione Vendola (che ieri ha visto i firmatari dei documenti 4, Bellotti, e 5, De Cesaris-Russo, e oggi vedrà anche la tre di Giannini-Pegolo), ma per loro il nocciolo delle trattative inizia domani a Chianciano. «La partita è tutta aperta», dicono sia il leader di Essere Comunisti che l’ex ministro.

Lo è, evidentemente, anche su chi assumerà la guida del partito: se sarà Vendola (al momento unico candidato alla segreteria, gli altri documenti non hanno presentato nomi alternativi) o no. Da parte sua, Ferrero continua a rimandare la discussione: «Condivido Nichi quando dice che dobbiamo smetterla con le trattative sottobanco. La strada maestra è la commissione politica del congresso. Stiamo sulla individuazione della linea politica. Io mi fermo qui, non mischiamo i piani». Giovanni Russo Spena si spinge un po’ oltre: «Nichi Vendola ha legato la sua candidatura all’idea di costituente della sinistra, che non ha vinto. E’ deduzione coerente e obbligata che non potrà essere lui il segretario unitario». Grassi è invece esplicito sul fatto che «da Chianciano bisogna uscire con un progetto politico e un gruppo dirigente. Sarebbe un errore una mancanza di chiarezza in questo senso».

Nello stato ancora indefinito in cui versa il programma delle giornate chianchianesi (anche sul numero dei delegati solo oggi si avranno notizie certe), un punto chiaro c’è: la convocazione, per domenica alle 15, del comitato politico nazionale che dovrà eleggere il segretario. Come si svolgerà, è ancora tutto da vedere. Non si sa se in corsa oltre a Vendola ci saranno altri nomi o se la platea dovrà esprimersi solo sul governatore pugliese con un sì, no, astensione (per il numero legale è necessaria la presenza della metà più uno dei membri del cpn, passa chi prende più voti). Come dice Ferrero, «in mezzo c’è il congresso». Ma intanto nella mozione 2 è sempre più limpido il punto "irrinunciabile": Vendola segretario. Su di lui non si media, mentre la linea politica offre margini di trattative, una volta sgombrato il campo da ipotesi (che nessuno agita più) di scioglimento del partito.

E se dovesse succedere che le altre quattro mozioni non si compattano su un nome alternativo, è il ragionamento dei vendoliani, è possibile che la mozione 2 ce la faccia da sola ad eleggere il successore di Franco Giordano. Franco Russo della mozione 5, per dire, insiste sull’idea che «la soluzione più ragionevole sia quella di non avere segretari dopo Chianciano per sperimentare una fase di gestione collettiva del partito, magari una segreteria con due portavoce o un coordinamento». In ogni caso, aggiunge, «Vendola fa male a continuare a presentarsi come segretario alla ricerca di un plebiscito che è già fallito».

I giochi, quelli veri, inizieranno domani. In questa fase, ogni documento (sono cinque, ma arrivano almeno a sette se considerati in "aree") si lascia aperti margini di trattativa e tutte le mozioni tranne la 2 puntano alla "gestione unitaria" del partito. Esiti incerti, le domande sono tante. I vendoliani si accontenteranno solo del segretario? Chi tra le altre mozioni potrebbe votarlo (o astenersi), cosa chiederà in cambio? Dice Alberto Burgio di Essere Comunisti (mozione 1): «Il percorso congressuale ci ha consegnato un esito che ci rende prigionieri gli uni degli altri. Nessuno ha la maggioranza assoluta, nessuno può dettare la linea. Non che voglia evitare l’argomento, ma adesso non ci sono le condizioni per ragionare sul nuovo segretario del partito».

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