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Congresso Prc, fallita la pace: Ferrero contro Vendola

Publie le sabato 26 luglio 2008 par Open-Publishing
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Rifondazione: VII congresso

Si va alla conta, allo scontro insomma. La mediazione di Claudio Grassi della corrente "Essere Comunisti" non ha funzionato e Rifondazione comunista ora è più spaccata che mai. Al Congresso di Chianciano, iniziato giovedì con interventi distensivi di Nichi Vendola e dell’alfiere della mozione uno contrapposta a quella di Vendola, Maurizio Acerbo, venerdì notte si è consumata invece la spaccatura definitiva. L’ex ministro Paolo Ferrero si candida alla guida del partito in contrapposizione al governatore della Puglia Vendola, leader della seconda mozione.

È questo l’esito di una lunga riunione notturna all’Hotel Ambasciatori, tra le 22 e le 2 della notte. Il portavoce della mozione uno Maurizio Acerbo conferma che l’ex ministro della Solidarietà correrà per la segreteria: «Abbiamo fatto i calcoli- dice Acerbo- dovremmo farcela». I componenti della mozione uno durante la riunione in notturna hanno deciso di presentare un documento politico alle altre mozioni, sia quelle di minoranza, sia la mozione due che ha finora ottenuto il 47 percento dei consensi nei congressi locali.

Il documento ribadisce l’accantonamento del processo della costituente di sinistra inizialmente lanciato da Vendola, il rilancio di Rifondazione in quanto partito, la presentazione del Prc con il suo simbolo - e quindi la falce e martello -alle prossime elezioni europee, una netta cesura verso il Partito Democratico. Su questa piattaforma sarebbero in corso sabato mattina i primi contatti con i rappresentanti delle altre mozioni. Già sabato sera Ferrero ha incontrato Fosco Giannini della terza mozione, il quale ha detto al termine dell’incontro: «Le possibilità sono tutte aperte. Noi chiederemo garanzie ma di certo io non voterò mai Vendola».

C’è da dire che il discorso iniziale di Vendola, di apertura verso i "ferreriani" e le altre minoranze interne è stato aspramente criticato dal coordinatore della Sinistra Democratica Claudio Fava secondo il quale non aver citato in alcun passaggio dell’intervento il progetto di costituente di sinistra era da interpretare come «un netto passo indietro». «Una occasione persa», ha poi ribadito Fava esprimendo tutta la sua delusione in un’intervista di ieri ad Aprileonline.

«È un segnale negativo, ma lo è innanzitutto per il Prc. La costituente - dice Fava - è, infatti, un progetto la cui esigenza e urgenza sono oggettive e non dipendono dai desiderata del Prc o di Sd». «La costruzione di un’altra sinistra, rinnovata, capace di un ripensamento critico, con sguardo laico sul presente e sul futuro, in grado di non ripercorrere la ritualità dei recinti di appartenenza come luogo di identità - afferma l’esponente del partito Sd - è un bisogno del Paese, è una domanda politica che deriva dai tanti che il 14 aprile ci hanno chiaramente detto di essere stanchi del simbolismo museale e di un semplice cartello elettorale». Fava incassa il colpo e promette: «Il progetto della costituente non ha padroni né ospiti di casa, ma appartiene alla necessità di restituire un’altra idea di sinistra rinnovata a questo Paese, appartiene alla società, ai partiti, ai movimenti che ci credono. Per questo, non subirà alcuna moratoria». Insomma, con o senza Rifondazione o con un pezzo di essa, il progetto di unificazione verrà comunque portato avanti dalla formazione nata dalla costola dei vecchi Ds che non hanno aderito al Pd.

Unita

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