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Bertinotti sembra Obama e non si fa carico di Vendola

Publie le domenica 27 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

Bertinotti sembra Obama e non si fa carico di Vendola

di Alessandro Cardulli

Lacrime e applausi. C’è chi piange per tutto il tempo dell’intervento di Fausto Bertinotti e chi, nel battito delle mani quasi ininterrotto, si libera dalle ossessioni di un congresso che ormai sembra aver intrapreso una rotta diversa da quella che era data per scontata: la vittoria, comunque e in qualche modo, di Nichi Vendola, anche se privo della maggioranza assoluta dei consensi. Ha pianto Ciccio Ferrara, cercando di nascondere le lacrime, il segretario responsabile dell’organizzazione, che con Fausto ha vissuto tempi felici.

Lui, uomo macchina del partito, non immune da critiche, come capita a tutti gli organizzatori. Prima di intervenire, Bertinotti aveva ascoltato alcuni interventi che lo avevano amareggiato e innervosito. Lui, che ha sempre combattuto il “minoritarismo”, che ha traghettato Rifondazione comunista verso la non violenza, verso un rapporto stretto con i movimenti, ma anche verso il governo del paese e l’assunzione della terza carica dello Stato, doveva ascoltare parole che neppure Lotta Continua pronunciava.

Ma una volta salito sul palco, accolto dall’applauso generale, al nervosismo ha sostituito, il rapporto con il “suo popolo”, ha ritrovato sé stesso, dirigente del partito che non entra nel merito della disputa congressuale. Non nomina mai le mozioni, quasi non parlasse ad un assise che si avvia alla sua conclusione. Certo,ci pare di capire, non si fa carico di Nichi Vendola. Non lo scarica, ma nel suo intervento, perfino nell’uso delle parole, si notano differenze di non poco conto. Anzi fa una confessione che conferma quanto più volte affermato proprio dai firmatari della mozione Acerbo (Ferrero, Grassi, Mantovani): è vero che si pensava di sciogliere il partito. Ricorda Bertinotti, con il coraggio della verità, che se le elezioni politiche fossero andate bene, “avevo pensato che si poteva dar vita ad una nuova forza di sinistra in Italia” . Ma le cose sono andate diversamente e ora non ci sono più le condizioni, ma non si deve “buttare il bambino insieme all’acqua sporca”.

Preferisce non parlare di “costituente”, una parola “maledetta” e richiama i nuovi protagonisti del processo di costruzione, dal basso, della sinistra. Indica le Case del popolo, le Leghe, le società di Mutuo soccorso, parla di democrazia partecipativa e di autogoverno. Quale ruolo per Rifondazione dunque? “Innovazione e rinnovamento, nessuno torni sui suoi passi”, sollecita Bertinotti richiamando esperienze dell’America latina. Partiti, movimenti e associazioni, sono arrivati ad essere forze di governo e sperimentano forze di socialismo, dopo aver cambiato pelle, sulle ceneri di feroci dittature. Forse il paragone non calza proprio a pennello visto che, in quei luoghi, le forze d’opposizione erano state decapitate e risorgevano nella clandestinità, talora nella guerriglia. Ma il riferimento è utile a Bertinotti per dare conclusione a un discorso che guarda dentro la crisi della sinistra in europea e in Italia, dove ha subito una sconfitta “storica.

Si deve lavorare molto per costruire quell’opposizione che oggi “non c’è”, con la ribellione individuale che si sostituisce alla lotta organizzata. Ci vorrebbe uno sciopero generale, ma non ci sono le condizioni, lavoriamo perlomeno per promuoverle. E poi parla di “ crisi della moralità”, ricorda i fatti di Genova, dove nelle caserme si è “praticata la tortura” e di una cultura diventata minoritaria. L’opposizione non può essere Di Pietro, che “è di destra”, ma la vera opposizione è altro: conflitto sociale. Sono i “pensieri grandi e lunghi”, richiamati da Bertinotti, che servono per “rimettersi in cammino”: antagonismo, non minoritarismo, vocazione maggioritaria, lotta contro il capitalismo, il vero avversario, gli assi portanti di una ricerca per il socialismo del ventunesimo secolo. Queste le “parole della liberazione”.

Molti accenti ci sono sembrati riecheggiare gli ultimi discorsi di Obama, che proprio oggi chiude il suo viaggio in Europa. Come Bertinotti chiude il viaggio dentro Rifondazione, da “semplice delegato” di Cosenza, ama ricordare. Con qualche vezzo, che non gli manca mai.