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Senza speranza

Publie le martedì 17 febbraio 2004 par Open-Publishing

Guerre-Conflitti Partiti Viviana Vivarelli

di Viviana Vivarelli

Il Parlamento chiede il voto per trattenere in Irak i soldati italiani, ma maschera il fatto chiedendo un voto cumulativo su TUTTE le missioni italiane nel mondo.

Il Polo e’ compatto per il si’, la sinistra e’ sempre sciaguratamente divisa. Ha fatto la lista unica e questo e’ il primo voto in cui dovrebbe dimostrare unicita’ di intenti. Prodi si e’ dichiarato decisamente per la pace e per il rispetto del diritto internazionale. Ma la sinistra nicchia nei vecchi errori, dice che al Senato si asterra’ (cosa veramente odiosa l’astensione!) o uscira’ dall’aula (anche peggio!), ma al Senato almeno l’astensione vale come voto contrario. Il centrosinistra dice che fa questo per rispetto ai nostri soldati in Irak !!!?? Rispetto?!!! Li mandi a morte in una guerra falsa, contro ogni dichiarazione di organismi internazionali, e dici che li rispetti?! Ma cosa considerano ’rispetto’?

Il 30% dei DS vuole votare un NO chiaro. La maggioranza segue le contorsioni di D’Alema.
Sono per un NO deciso Rifondazione, Verdi e Comunisti Italiani, piu’ quel 30% dei DS ormai in rotta su tutte le decisioni dei vertici, e i popolari della Margherita (Rosy Bindi). Chi dice No ritiene che ritirando subito i nostri soldati si spingerebbe per una soluzione da parte dell’ONU.
Inutile dire che sono per il no centinaia di migliaia di pacifisti, Prodi, Cofferati, Gino Strada...

Zanotelli dice: "«I partiti sembrano orientati per l’astensione che è un gesto ancora più grave, perché spesso il voto si esprime come partito e sono proprio loro quelli incatenati al meccanismo economico e militare in cui ci troviamo».
La perversione di Berlusconi e’ che chiede un unico voto per situazioni molto diverse: per il mantenimento di TUTTE le missioni dei soldati italiani all’estero, accomunando quelle che svolgiamo per conto dell’ONU e quella dell’Irak che e’ stata deciso CONTRO l’ONU.

In Irak abbiamo mandato e manteniamo in armi 3000 soldati. Non e’ chiaro a fare cosa. Non e’ detto quale sia la loro missione. Non dipendono da generali italiani ma ingles, che nemmeno li aggiornano sulle loro decisioni e preferiscono riunirsi tra loro, tenendo i corpi d’armata italiani all’oscuro di tutto, come si fa coi servi. E del resto su piano europeo si ripete la situazione di un leader italiano ormai fuori dalle riunioni ai massimi livelli che continua a fare piccole operazioni di rappresentanza per nome e per conto di Bush o per interessi privati, come in Libia o con Putin. I nostri soldati sono chiamati soldati di pace quando nulla fanno per la pace e nessun rapporto hanno con l’ONU. Non sono di nessun aiuto alla popolazione ma supportano un esercito che non li considera pari.

Non decidono la loro strategia come si compete ad alleati ma ubbidiscono agli ordini anglo-americani come spetta a mercenari. Non hanno voce in capitolo sulle decisioni di Bush per l’Irak, decisioni che sia in USA che in Inghilterra promuovono inchieste sulla liceita’ di questa guerra e sollevano dibattito, mentre da noi si nega un’inchiesta e si censura qualsiasi dibattito che un’opposizione fiacca e restia non sembra nemmeno in grado di promuovere, mentre la stessa si arrotola attorno a sottigliezze che nessuno intende. Intanto la presenza di soldati in Irak (assente l’ONU) non aiuta in niente la pacificazione e la democratizzazione del paese, ma continua a produrre morti, bombardamenti e contaminazioni, mentre la pace si allontana e la situazione e’ piu’ simile a una palude di affondamento che a un dopoguerra di ricostruzione. Sta avvenendo lo stesso, se non peggio, dell’Afganistan, dove una volta arraffate le risorse che interessavano (gas o petrolio) il paese e’ caduto nel dimenticatoio.

Nelle altre nazioni civili la discussione mediatica e’ molto aspra, da noi tutto si spalma sul lifting di Berlusconi o sulle frivolezze del Grande Fratello. L’Italia rischia di uscire dalla comunanza degli stati che sanno prendere decisioni in proprio, per affondare nelle paludi dell’inconsistenza politica. Mentre da noi i politici si baloccano con videogiochi mentali, i generali americani dichiarano che la guerra durera’ altri dieci anni, e che dunque si profila un nuovo Vietnam, alimentatore di altro terrorismo, squilibri internazionali, miseria e stragi. In questo scenario il governo italiano non fa alcuna chiarezza, non si assume responsabilita’, non esprime una politica estera, limitando i rapporti alle telefonatine private o alle barzellettine, se ancora ci sono, tra Berlusconi a Bush. Il corpo di Nassirya e’ abbandonato a se stesso. Il leader si rifiuta persino di incontrarli. A meno che non vi sia un’altra strage, l’opione pubblica non deve sapere nulla di questi 3000 soldati, di cosa facciano, di quale siano i loro intenti.

Tutto vivacchia in un abbandono totale, senza strategia ne’ visione del futuro. Che su questi giovani, quando muoiono, si sventoli anche il tricolore sembra piu’ una beffa che un atto di orgoglio. Muoiono per una guerra non dichiarata e persino negata, una guerra ipocrita, come tutto quello che la attornia, dove nessuna cosa e’ chiamata col suo nome. Ma la loro sofferenza e la sofferenza degli iracheni e’ l’unica cosa reale e quando uno di loro muore, quella e’ l’unica cosa vera di questa disgraziata e incosciente situazione.

vivianavivarelli@aliceposta.it