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Franco Frattini : Quella dell’Iraq è una missione che ha scopo emergenziale e umanitario

Publie le giovedì 22 aprile 2004 par Open-Publishing
1 commento

Guerre-Conflitti Governi Viviana Vivarelli

di Viviana Vivarelli

La missione militare italiana in Iraq è stata presentata così il 15
aprile 2003 dal nostro ministro degli esteri Franco Frattini.
«Quella dell’Iraq è una missione che ha scopo emergenziale e
umanitario».

E infatti il governo italiano finanzia un ospedale della Croce Rossa a
Bagdad e invia ben 27 carabinieri per difenderlo... poi già che c’è
invia altri 3000 militari a Nassiriya.

Ecco le cifre: l’ospedale a Bagdad costa...21 milioni 554 mila euro.
Il nostro contingente a Nassiriya costa...232 milioni e 451 mila euro.
La domanda è: ma perché il nostro intervento umanitario in senso
stretto è a Bagdad e invece i nostri soldati e le nostre risorse
stanno a Nassiriya? Che c’è lì di così tanto umanitario?

Il 22 ottobre 2003 i parlamentari italiani della commissione difesa
vanno a Nassiriya. Elettra Deiana, deputata di Rifondazione Comunista,
faceva parte della delegazione e ha ascoltato uno strano discorso.
«Abbiamo incontrato l’ambasciatore presso il governo provvisorio di
Bagdad Antonio Armellini, il quale ci ha detto che vi sono degli
interessi italiani in gioco in questa vicenda».

Interessi in gioco!

«Di conseguenza il calcolo è che i benefici saranno all’altezza
dell’impegno militare»

Benefici in cambio dell’impegno militare!

Ora in Iraq in generale e a Nassiriya in particolare ci sono
importanti giacimenti di...benefici. Ne sa qualcosa Benito Li Vigni,
un’ex dirigente dell’Eni. «Il governo iracheno accordò all’Eni lo
sfruttamento di un giacimento sul territorio di Nassiriya, nel sud del
Paese, con 2,5 / 3 miliardi di barili di riserve, un giacimento quinto
per importanza tra i nuovi che l’Iraq voleva avviare a produzione. Nel
suo territorio c’è una grande raffineria ed un grande oleodotto».

Guarda un po’, l’Eni aveva contratti petroliferi con l’Iraq che
riguardavano i pozzi proprio di Nassiriya! Che coincidenza! Ancora Li
Vigni. «I contratti che regolavano i rapporti tra la parte pubblica e
quella privata delle compagnie concessionarie, seguivano una formula
che nel settore era considerata la più vantaggiosa di tutte, che di
solito i Paesi produttori mediorientali fanno di tutto per evitare. E’
un contratto che consente di considerare come propria riserva una
quota della produzione. Di fatto la riserva accertata tra 2,5 e 3
miliardi di barili poteva essere iscritta in bilancio Eni».

Contratti vantaggiosi. Un peccato rinunciarvi!

In parlamento la senatrice Tana De Zulueta, del gruppo Occhetto - Di
Pietro, ha presentato un’interrogazione proprio su questa vicenda.
«Il fatto è che quando i soldati italiani sono arrivati a Nassiryia,
la loro prima base militare era ubicata proprio di fronte alla
raffineria che consentirebbe all’Eni di poter raffinare proprio lì il
petrolio estratto. Altra condizione che si aggiunge a un contratto che
in sé era estremamente vantaggioso. Dico "era" perché quel contratto è
in forse, nel senso che l’occupazione dell’Iraq e la caduta di Saddam
Hussein hanno fatto sì che le tre grandi concessioni siano congelate.
Noi abbiamo chiesto al governo se la scelta di mandare i nostri
militari in Iraq fosse motivata da un desiderio di tutelare quella
concessione, di garantircela per il futuro».

E noi ci siamo procurati la risposta del governo all’interrogazione
della parlamentare.

La nostra presenza in Iraq è frutto di prioritarie considerazioni di
carattere politico e umanitario». Prioritarie considerazioni di
carattere politico e umanitario. «La scelta di dislocare un
contingente a Nassiriya non è stata in alcun modo legata agli
interessi dell’Eni»

Ah, no?

«Le bozze di accordo per lo sfruttamento dei campi petroliferi a
Nassiriya tra Eni e le autorità competenti irachene non sono mai state
perfezionate attraverso la firma di un testo vincolante». E intanto il
governo ammette gli accordi. Il 23 febbraio 2003, un mese prima
dell’invasione, l’agenzia Ansa dà notizia dell’esistenza di un dossier
circa gli affari italiani in Iraq.

«L’Italia, che e’ già presente con le iniziative dell’Eni ad Halfaya e
Nassiriya, può giocare anch’essa un ruolo».

Ecco cosa dice l’amministratore delegato dell’Eni, un mese dopo la
caduta di Saddam.

«L’amministratore delegato dell’Eni Vittorio Mincato ricorda agli
azionisti come già nel passato il gruppo aveva messo gli occhi
sull’area irachena di Nassiriya»

Nassiriya!

Il nostro dubbio a questo punto è il seguente: è un caso che i nostri
soldati siano finiti a Nassiriya?
Ecco il sottosegretario alla difesa Filippo Berselli.

 Non posso essere d’aiuto, né confermando, né smentendo una notizia
che non so.

 Allora posso chiederle quest’altra cosa, più in generale: perché
siamo andati proprio a Nassiriya?

 Beh, a Nassiriya perché a Bagdad c’erano gli americani, c’erano
delle aree d’influenza ed è stata scelta Nassiriya, sarà una
coincidenza. Per quanto mi riguarda è assolutamente una coincidenza. -

Ah, una coincidenza. - Sì.

Ecco qua! Per il governo si tratta di una coincidenza.

E noi aggiungiamo: è una coincidenza umanitaria!

Messaggi

  • Le vecchie abitudini non finiscono mai.
    Si nega l’evidenza e ci si nasconde dieto a un "non so,non posso rispondere", quando le domande vanno al sodo.
    Allora io mi domando!!!
    Cosa otterrà PERSONALMENTE il "cavaliere" dalla dirigenza dell’ENI per i sarvigi alla causa del capitalismo Italiano?
    Mi piacerebbe che gli fosse chiesto questo ,di fronte a milioni di italiani in una trasmissione televisiva pubblica,magari Perta a Porta almena per una volta non accomodata ad uso e beneficio del"cavaliere",con un parco interlocutori scelto per capacita professionali e di critica giornalistica
    e non a Doc per portare false conferme alle manzognie che il medesimo "cavaliere"vuole
    spacciare agli italiani,con l’ormai servile consenso di un Bruno Vespa che assomiglia sempre
    piu allo scodinsolante cagnolino EMILIO FEDE.
    Temo però che non succederà mai!
    Il "nostro" Governo è libero di fare gli interessi dei suoi membri e parlamentari,mascherando il tutto di fronte ai cittadini, attraverso le falsità diffuse per televisione (ormai controllano l’intero sistema televisivo nazionale) sensa possibilita di contraddittorio.
    E la sinistra?
    Le sinistre?
    Perchè non esiste almeno una sinistra parlamentare che attraverso uno qualunque dei suoi membri piu auturevoli non coglie le occasioni (anche se poche) che a volte gli capitano per denunciare e chiedere pubblicamente conto al Governo di "coincidenze" particolari come questa che lega a triplo filo GOVERNO-SOLDATI ITALIANI-INTERESSI DELL’ENI IN IRAK ?
    Sono forse troppo buoni nei confronti di Berlusconi?
    Sono forse poco abituati alle telecamere?
    Sono forse all’oscuro di tali circostanze?
    Sono forse consapevoli ma ritengono che cio sia condivisibile viste che comunque li i nostri soldati ci sono?
    Forse non sono all’altezza di ricoprire il ruolo di oppositori del potere?
    O forse cè dell’altro sotto?
    Se qualcuno di loro mi spiegasse gli sarei veramente grato.
    Per me é dura da capire come è difficile capire lo scopo emergenziale e umanitario di una missione svolta con il mitra in mano e l’elmetto in testa.
    A me piace mettermi nei panni degli alti per capire cosa mi potrebbe passare per la testa se fossi al posto loro.
    Io credo che se in casa mia fossi in una grave situazione economica e sanitaria sarei disposto ad accettare l’aiuto di tutti, nell’interesse dei miei figli prima di tutto.
    Ma se gli aiuti arrivano da chi mi a ridotto in quello stato al solo scopo di entrare in casa mia con le armi in pugno, come è successo in Irak per rimanervi ed impossessarsi di ciò che cè di prezioso,non essendo io un pacifista ritengo che di fronte all’ingiustizia perpetrata dal forte contro il debole,dal mondo ricco contro quello povero,chi a il coraggio i mezzi o solo la disperazione sufficente deve lottare e ogni forma di lotta è legittima anche la piu estrema e non accetto che si chiami"TERRORISTA" un UOMO LIBERO / PATRIOTA/PADRE DI FAMIGLIA CHE VUOLE UN MONDO MIGLIORE PER I PRIPRI FIGLI ANCHE A COSTO DI MORIRE PER QUESTO.