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Sulla "lista Tsipras" italiana ...

par Aldo Giannuli

Publie le venerdì 7 febbraio 2014 par Aldo Giannuli - Open-Publishing
1 commento

Il mio vecchio amico Luciano Muhlbauer ha pubblicato un articolo sul suo blog a proposito della lista Tsipras, nel quale, fra l’altro, polemizza con me per il mio pessimismo in materia. Essendo una persona intelligente, Muhlbauer argomenta molto abilmente le sue posizioni e, pertanto, l’articolo merita d’esser letto per intero ed una risposta puntuale.

Articolo di Luciano Muhlbauer :

http://www.lucianomuhlbauer.it/blog/articolo.asp?articolo=1077

Per comodità espositiva e per favorire il dibattito, penso sia opportuno dividere la risposta in due pezzi che pubblicherò in rapida successione: il primo riguardante il giudizio sull’Europa, sull’Euro ecc, il secondo sulla proposta della lista e sulle possibilità di riuscita. Partiamo quindi dal giudizio sull’Europa.


Caro Luciano,

nel tuo pezzo riprendi il contenuto dell’appello di Spinelli, Flores, Gallino, Camilleri, Viale, grosso modo, sintetizzabile in questo slogan: Europa si, fiscal compact no. Dunque: vogliamo un’Europa dei popoli e dei diritti e siamo contro l’Europa tedesca dell’ “Austerità espansiva”, della demolizione del Welfare, del fiscal compact, del vincolo di pareggio ecc. E per questo una candidatura vincente di Tsipras alla presidenza del Parlamento Europeo è quello che ci vuole per cambiare passo e riformare l’Europa.

Di qui la proposta di una “terza via” fra i sostenitori dell’Europa attuale con le sue compatibilità e quelli del ritorno alle sovranità nazionali che auspicano la fine della Ue e dell’Euro. Insomma, “né Pasok né Front National”.

Questo ovviamente, presuppone che l’attuale Ue e la sua moneta siano effettivamente riformabili e che questo cambiamento possa partire da un diverso assetto del Parlamento Europeo.

Togliamo di mezzo il pezzo più semplice del ragionamento e cioè, che questa svolta possa partire dal Parlamento di Strasburgo: non conta nulla, ha poteri limitatissimi, mentre le decisioni si prendono in sede di Commissione, Consiglio di Europa e Bce. E’ la stessa architettura dell’Unione ad escludere questa possibilità. Quando si polemizza contro il ritorno alla sovranità nazionale, si dimentica che i soggetti principali di questa architettura di potere sono gli stati nazionali, la Bce e l’eurotecnocrazia. Cioè, ancora oggi a decidere sono gli stati nazionali di concerto fra loro e la parte di sovranità che hanno ceduto è gestita da apparati tecnocratico-finanziari, che sono quelli che propongono e sostengono la politica restrittiva, il fiscal compact ecc.

Se un’ influenza popolare c’è nella Ue, essa passa indirettamente attraverso i governi nazionali. Dunque, il Parlamento Europeo è del tutto impotente. Questo non vuol dire che votare per esso sia perfettamente inutile. Il valore dei risultati di questa consultazione sta nella funzione di indice degli umori popolari e nel conseguente effetto traino sulle successive elezioni nazionali. Per il resto, queste elezioni sono quello che gli americani chiamano “una gara di bellezza”, cioè una competizione di valore simbolico e di nessun effetto pratico (o quasi).

Dunque, spero che Tsipras abbia un buon successo a livello europeo perché questo poi lo aiuti a vincere le elezioni nel suo paese. Punto.

Ma veniamo alla questione del se la Ue sia riformabile e in che modo. Mi sembra che in certi appelli si diano per scontate troppe cose.

In primo luogo si ragiona come se la Ue fosse la realizzazione parziale del disegno progressista e democratico del Manifesto di Ventotene, ma si ignora che c’è stata un’altra influenza culturale, di ben diverso orientamento, come quella elitista di Richard di Coudenhove-Kalergi e che, semmai, è stata questa a prevalere nell’attuazione concreta del progetto. L’Unione europea è sorretta dalle sue fondamenta da un progetto aristocratico-finanziario, perfettamente sintetizzato dalla formula di Mario Monti della “democrazia a trazione elitaria”. Ed i governi nazionali di tecnici (da Monti a Samaras) non sono un incidente di percorso, ma il frutto di questa pianta, così come i governi di “unità nazionale” o “larghe convergenze” (Italia, Germania, per certi versi la coalizione conservatori liberali in Inghilterra) vanno esattamente in questa direzione. Né l’alternativa viene dai governi dell’Internazionale socialista come quello dell’inutile Hollande.

In secondo luogo, non è un caso che il Parlamento sia l’istituzione meno influente nell’architettura Europea: perché il progetto istituzionalmente è pensato per reggere su due gambe, quella dei governi nazionali, che incorpora la legittimazione democratica, e quella della èlite tecnocratico finanziaria che esprime lo spirito cosmopolita e sovranazionale del progetto. Il Welfare, in questo quadro, è una soluzione che poteva ben essere tollerata in epoca di keynesismo vincente, ma che non è funzionale nel mondo della globalizzazione neo-liberista; per cui, la Ue che è uno dei due principali pilastri dell’ordine neo liberista, è istituzionalmente vocata alla soppressione del Welfare. E, infatti…

In terzo luogo, questa configurazione della Ue non viene dal nulla ma da oltre mezzo secolo di trattati ed intese, che non hanno mai parlato alla ragione ed al sentire dei popoli europei, ma che hanno prodotto una costruzione totalmente autoreferenziale, pensata e realizzata dalle èlite diplomatiche, finanziarie e giuridiche europee, del tutto non interessate al parere dei rispettivi popoli.

In quarto luogo, la Ue è pensata totalmente all’interno del principio della partnership euro-americana e, pertanto, risponde ad un disegno geopolitico, che mette insieme tre pezzi (l’Europa del nord, quella mediterranea e quella orientale) senza alcuna attenzione per l’omogeneità culturale e politica e neppure economica, ma come puro calcolo di potenza. E c’è ancora chi pensa che si debba allargare il tutto alla Turchia anzi, fra gli aspiranti c’è anche il Kazakistan che si ritiene Europa perché per un tratto confina con il Mar Caspio che, come geografia fisica, è in Europa (infatti, il Kazakistan gioca in coppa Uefa).

In quinto luogo, la struttura basata sulla convergenza di stati nazionali esige che i cambiamenti di patto si concordino e, se da un punto di vista formale i paesi aderenti sono perfettamente uguali (o quasi), questo non è assolutamente vero dal punto di vista sostanziale, per il quale tutti sono eguali ma c’è uno molto più uguale degli altri: la Germania. La Ue (e prima ancora il Mec) esiste perché c’è stato un asse franco-tedesco; per fare l’Europa unita può non esserci l’Inghilterra o la Spagna o la Grecia o anche l’Italia o l’Olanda, ma non possono non esserci Francia e Germania, che sono il nocciolo strategico dell’operazione.

Per di più, a partire dagli anni novanta, con l’operazione Euro (di cui diciamo subito dopo) -una moneta pensata non a caso con una partità 1 a 1 con il marco- la Germania è diventata da sola la trave portante di tutta la costruzione. Se la Germania si ritira non c’è più l’Europa. Quindi, se vogliamo cambiare la Ue, Tsipras o non Tsipras, non serve vincere le elezioni in Grecia, Italia o Spagna, ma convincere la Germania. Ad esempio potrebbe essere utile che la Linke raggiungesse il 30%, ma la cosa non pare probabile.

L’orientamento rigorista di Berlino non dipende da un qualche “coefficiente di cruccaggine” che rende il governo tedesco poco flessibile o da un qualche invincibile egoismo nazionale, ma dal fatto che la compagine sociale tedesca si regge su certi equilibri monetari: la pace sociale, per la quale i sindacati hanno accettato una dinamica salariale così fredda, dipende in gran parte dalla stabilità dei prezzi e dei livelli occupazionali, che si reggono su quella moneta.

Allo stesso modo in cui gli imprenditori non vogliono sentir parlare di rischi di inflazione, perché il loro equilibrio si basa sull’acquisto “a buon mercato” delle materie prime di cui hanno bisogno, grazie all’euro. Allo stesso modo in cui le banche tedesche, che hanno in corpo belle fette di debiti pubblici italiani, greci, spagnoli, portoghesi ecc. non ne vogliono sapere di rischi di svalutazione della moneta, perché così si svaluterebbero i loro crediti. E’ chiaro?

Forse non ve ne siete accorti, ma in Alternative fur Deutschland non ci sono i descamisados de la patria ma un ex presidente della Confindustria e gente come lui. Ed a vigilare sulle scelte della Merkel non c’è solo Afd, ma, soprattutto, la Bundestbank e la corte di Karlsrhue, per cui facciamo così: fatevi un giro a Berlino e convincete la Merkel, la Buba e la Corte costituzionale e, quando lo avete fatto, mandateci un sms e fatecelo sapere: ne saremo felici.

Ma tenete presente che le attuali tendenze geo politiche non vanno nel senso dell’asse renano, ma al contrario, verso un’integrazione dell’economia tedesca a oriente. Dunque, la Ue non è una cosa che si può piegare come si vuole, ma una costruzione che ha una sua funzionalità precisa: voi, invece, volete iscrivere un ferro da stiro al premio di formula 1 di Monza e pretendete pure che abbia un buon piazzamento: volete anche un the freddo?

Infine. La Ue è un castello che sta in piedi su una roccia che si chiama Euro, se frana quella, frana tutto. E l’Euro non è una moneta qualsiasi, flessibile ad ogni politica monetaria, ma una scelta funzionale a determinati equilibri di potere. Per cui, piaccia o no, se volete l’Euro dovete tenervi anche il fiscal compact: bere o affogare.

Ma voi ragionate così: voglio il Welfare ma voglio anche la Ue, non voglio le politiche restrittive ma non voglio rinunciare all’Euro, la voglio cotta ma anche cruda… Cos’è? Una nuova versione del “ma anchismo” di Veltroni?

Dunque, il problema non è se volere l’Europa dei popoli o tornare all’angusto spazio nazionale, ma se tenerci questa Ue o no. Chi scrive è convinto della positività dell’integrazione europea ma c’è modo e modo e non è detto che questo esistente sia quello che vogliamo.

Insomma, se vuoi fare case popolari dove c’è una raffineria, è poco probabile che ci riesca ristrutturando la raffineria, mentre è molto più semplice smantellare la raffineria, demolire quel che c’è e poi costruire case ex novo.

Per concludere: c’è un filo di ragionamento che ritengo totalmente scorretto, per il quale: chi è contro la Ue è antieuropeista, chi è antieuropeista è senz’altro nazionalista, dunque fascista, per cui chi è contro la Ue non può che stare dalla parte dei nazisti come Alba Dorata.

Ma, in primo luogo, esiste la possibilità di una Europa diversa dal suo attuale assetto istituzionale concretato dalla Ue, in secondo luogo non tutte le opposizioni alla Ue sono di destra, perché c’è anche una sinistra anti-Ue (ad esempio il Kke) ed un movimento come il M5s non è etichettabile come destra, in terzo luogo non tutta la destra anti Ue è fascista: non lo sono certamente gli euroscettici inglesi, i Veri Finlandesi, non lo è il partito che fondò Pim Fortuyn, e non lo è nemmeno Afd in Germania. Il fenomeno, dunque è molto più complesso e non tollera soluzioni semplicistiche.

E sin qui parliamo della debolezza politica di fondo della ipotizzata lista Tsipras, nel prossimo pezzo parleremo degli aspetti più spiccioli.

E veniamo alla questione della fattibilità della lista Tsipras, sulla quale a te Luciano, pare che io sia pessimista e contraddittorio. Pessimista perché non ci credo, contraddittorio perché dico che uno spazio per una forza di sinistra anticapitalista c’è. Confermo: solo che lo spazio c’è teoricamente. Perché diventi spazio attuale, occorre che ci sia qualcuno pronto ad occuparlo e questo qualcuno non c’è.

Un soggetto politico non è un qualsiasi gruppi di onesti cittadini che si alzi di buon ora e si inventi come tale: troppo facile. Un soggetto richiede una cultura politica, una conseguente linea, una articolazione organizzativa, un tasso di riconoscimento sufficiente da parte di altri… Tutte cose di cui non c’è l’ombra.

Da trenta anni la sinistra –e quella radicale più di quella opportunista- non produce un grammo di cultura politica ma solo rimasticature di slogan, penose analisi prive di fondamento servite con linguaggio da imbonitore di fiera, discorsi che rivelano solo una profonda straccioneria intellettuale (e non dire che sono troppo duro, perché sai perfettamente che ho ragione e potrei documentare parola per parola quello che dico).

Da venti anni, la sinistra radicale è stata soffocata da un ceto politico cialtrone ed arrivista, che ha impedito che potesse nascere qualsiasi alternativa a sé e per fare questo ha impedito meticolosamente che ci fosse qualsiasi dibattito, qualsiasi iniziativa di formazione, qualsiasi centro di produzione di idee che non fosse un gruppo di “amici degli amici”.

Il danno peggiore, che rende tutto ancor più difficile oggi, è l’azione dei vari Ferrero, Vendola, Migliore, Diliberto ecc. ha provocato un devastante “effetto di sputtanamento” (per essere delicati) dell’idea stessa di sinistra radicale. Di conseguenza, quello spazio è stato occupato da altri che, se non altro, hanno mostrato maggiore iniziativa politica e fantasia comunicativa, anche se, sul piano della cultura politica, magari, hanno poche e ben confuse idee.

E nessuno di questi ineffabili dirigenti che accenni ad un minimo di autocritica. Per cui, questo ceto politico non va rottamato: va pattumierizzato. Dove vuoi andare in compagnia di Vendola o Ferrero? Chi vuoi che ti prenda sul serio?

Ma, mi dirai tu, la lista Tsipras nasce proprio dall’idea di superare questo ceto politico con una iniziativa che parta dalla società civile o, se preferiamo, sinistra diffusa. Benissimo: solo che qui non c’è nè l’una nè l’altra, se non come auspicio. Queste cose non si fanno in così poco tempo, Totò direbbe “E che ssò? Fiascki che si gonfiano?”

Siamo pratici (sai che io tendo alla concretezza), qui le cose stanno in questo modo: o al progetto aderisce Sel (o gran parte di Sel), ed allora la lista si fa ed ha qualche probabilità di fare il 4%, ma diventa una appendice di Sel, oppure Sel non aderisce e voi non riuscite manco a presentare la lista.

Ti ricordo che ci vogliono 75.000 firme autenticate (e questo è il meno) e che in ogni regione ce ne devono essere almeno 3.000. Mi dici come fate a raccogliere 3000 firme in Val d’Aosta dove il totale degli elettori è di 102.000? Per non dire di Molise e Basilicata. Bene che vada, ce la farete solo un due o tre circoscrizioni. La raccolta delle firme può essere evitata da chi abbia un parlamentare europeo o nazionale, che, per ora non mi pare che abbiate. Dunque, la soluzione è Sel che ha i deputati (oltre che un po’ di spicci per la campagna elettorale e un magro gruzzoletto di voti da mettere in comune).

Però, capisci che, a questo punto, loro sono i padroni di casa e voglio vedere come fanno Flores, Camilleri, Spinelli, viale ecc. a dire “Voi mettetevi da parte che le liste le facciamo noi”. C’è un’altra soluzione: che prescindendo da Sel, riusciate a trovare un deputato europeo o nazionale che firmi per la lista (magari un fuoruscito dei 5stelle). In questo caso avrete evitato la tagliola delle firme, ma il problema si ripropone in campagna elettorale, perché Sel non scompare nel nulla: se è con voi detta legge, se si presenta da sola vi elidete a vicenda e non prendete un accidenti nessuno dei due.

C’è poi un problemino da nulla: siamo a 4 febbraio e non si sa ancora se questa cosa si fa, con chi e come. Si vota il 27 maggio, esattamente fra 112 giorni, durante i quali dovreste (firme a parte):

a- mettervi d’accordo sul simbolo, sulle modalità di formazione della lista e sul programma politico

b- fare le liste, trovando i candidati e sbrigando le incombenze burocratiche

c- trovare un minimo di fondi per una campagna elettorale minimamente decente

d- fare la campagna elettorale facendo conoscere in poche settimane un simbolo mai presentato prima ed una proposta politica nuova.

Ancora una volta: se c’è Sel potete farcela (forse), ma la lista è solo poco più di Sel con il belletto, se non c’è siete automaticamente fuori conto.

Io vi auguro fraternamente di farcela, anche se so che, anche in caso di vittoria, la momentanea aggregazione si squaglierebbe in venti secondi, ma, sinceramente, come fai a dire che questa non è l’ennesima ribollitura di una zuppa rancida già troppe volte servita (Dp, Nsu, S.Arcobaleno, Sc)?

E non ti dà nessun sospetto il fatto che la cosa non convinca neppure uno come me, che è sempre stato di questa area, che ha militato per anni in questi partiti, che tuttora si dichiara militante comunista e cerca di mantenere rapporti con il movimento?

Carlo Luciano, auguri, sinceramente auguri..

Aldo Giannuli

http://www.contropiano.org/documenti/item/21979-ma-la-lista-tsipras-si-fa-o-no

Messaggi

  • LETTERA APERTA AI MILITANTI DI RIFONDAZIONE

    L’Unione Europea ha dimostrato nell’ultimo ventennio, in maniera sempre più chiara ed evidente, il suo vero ruolo di “gabbia per diritti dei lavoratori e lavoratrici” e di strumento formidabile al servizio delle decisioni prese negli anni dalla BCE, dal FMI e dal capitale finanziario per azzerare, in modo capillare e sistematico, le conquiste sociali, civili e politiche che hanno attraversato negli anni ’60 e ’70 la maggior parte dei paesi aderenti all’attuale Unione Europea.

    I trattati e gli accordi prodotti negli anni dagli organi superiori dell’Unione Europea, partendo da quello Maastricht del 1992 sulla sicurezza, giustizia, immigrazione e criminalità, passando per quello di Schengen sulla circolazione delle persone e delle merci nell’area U.E., da quello di Nizza del 2001 sulla regolamentazione degli organi istituzionali dell’U.E., sino al Trattato di Lisbona del 2009 con il “nuovo” testo di Costituzione Europea (bocciato nella sua precedente stesura tramite referendum dai cittadini francesi e olandesi), hanno confermato che la visione dei padri costituenti per una Europa dei Popoli, federalista e generalizzatrice dei diritti, conquistati dal dopoguerra in poi dal movimento operaio e dalle classi meno abbienti, è ormai un’illusione.

    Il Partito della Rifondazione Comunista, fin dalla sua nascita, è sempre stato in prima fila nelle diverse mobilitazioni che si sono succedute negli anni contro i trattati e gli accordi della U.E. che hanno progressivamente favorito l’impoverimento dei ceti popolari, sino ad arrivare, dopo la esplosione della crisi economico-finanziaria del 2007, a mettere sul lastrico intere classi popolari in Europa, prima fra tutte quella dei nostri fratelli e sorelle greci.

    Il Partito della Rifondazione Comunista ha deciso nel suo ultimo Congresso di operare per “disubbidire” ai trattati europei, per rompere la forma attuale di una Unione al servizio della Troika, valutando anche la messa in discussione della moneta unica, l’Euro, che dell’attuale Unione Europea è di certo il suo “frutto” più avvelenato e devastante.

    Il Partito della Rifondazione Comunista, parte costituente della Sinistra Europea, ha deciso di proporre e lanciare, già da ottobre scorso, il compagno Alexis Tsipras, vicepresidente della stessa Sinistra Europea e leader autorevole di Syriza in Grecia, a candidato per la presidenza della Commissione Europea, sostenuto in Italia con una lista dal Partito della Rifondazione Comunista e da tutti quegli altri partiti, movimenti e associazioni di cittadini che sono disposti a raccogliersi intorno a questa importante figura, rappresentativa nel suo paese della sinistra radicale e comunista, senza alcun bisogno di mascheramenti dell’ultima ora o restyling di facciata.

    Nei giorni scorsi, una lettera aperta a firma di Barbara Spinelli, Andrea Camilleri, Luciano Gallino, Paolo Flores d’Arcais, Marco Revelli, Guido Viale ha lanciato l’idea di una lista unitaria della sinistra a sostegno della candidatura di Alexis Tsipras a Presidente della Commissione dell’U.E. , ma nella stessa lettera, tra l’altro, viene precisato che: “… la responsabilità della composizione e della qualità della lista e del rispetto delle indicazioni è dei sei promotori…”, “…I tempi stretti a nostra disposizione – saremo probabilmente l’unica lista sottoposta al tour de force della raccolta delle firme – non consentono ulteriori forme di consultazione sulle candidature…” e “Si esclude fin da ora di rimetterle alla votazioni di assemblee esposte all’occupazione o alla prevaricazioni di ristretti gruppi organizzati e, tanto meno, a votazioni on-line che non garantiscono alcuna forma di discussione e di confronto tra i partecipanti.”.

    Così come già nel recentissimo passato per la negativa esperienza della lista Rivoluzione Civile, il Partito della Rifondazione Comunista ha dovuto sobbarcarsi del maggiore e straordinario impegno per la raccolta delle firme per la presentazione della lista, di certo, anche stavolta, lo stesso enorme peso graverà soprattutto sulle spalle dei nostri militanti che ormai, dopo diverse esperienze elettorali conclusesi con ripetute sconfitte, non accetterebbero di prestarsi nuovamente a fare da “manovalanza”, qualora si arrivasse ad una lista cosiddetta “unitaria” decisa da un nugolo di intellettuali e con un eventuale appoggio supino da parte di Rifondazione Comunista.

    Per la presentazione della lista “unitaria” a sostegno del compagno Tzipras, i militanti del nostro Partito dovrebbero anche stavolta veder sacrificato il proprio simbolo, la falce e martello sulla bandiera rossa, per andare a sostenere una lista a guida “esclusiva e privata”, mentre è essenziale che la lista a sostegno del compagno Tsipras sia, così come in Grecia, una lista che evidenzi alle prossime elezioni europee una reale natura di sinistra radicale e comunista, presente in Italia con Rifondazione, insieme agli altri partiti, movimenti e associazioni che in modo orizzontale sono disponibili per tale importante campagna elettorale.

    Tutte le forze della Sinistra Europea, presenti in maniera certamente molto più significativa che qui in Italia (come dimostrano, ad esempio, Syriza in Grecia e la Linke in Germania che con altri partiti fanno parte della Sinistra Europea), devono mobilitarsi unitariamente entro la metà di maggio, per arrivare ad una manifestazione a livello europeo, da svolgersi in contemporanea in tutte la capitali dove le nostre forze sono già presenti (Lisbona, Madrid, Bruxelles, Parigi, Berlino, Roma, Atene…). Una grande mobilitazione che esprima: 1) la propria contrarietà ai Trattati ed Accordi prodotti negli anni dall’Unione Europea; 2) la propria volontà di rompere con la forma attuale di una Unione al servizio della Troika; 3) l’impegno anche alla messa in discussione della moneta unica; 4) la determinazione nel sostenere la candidatura del compagno Alexis Tzipras a Presidente della Commissione Europea.

    Per permettere una mobilitazione attiva, motivata e consistente da parte dei nostri militanti non può essere minimamente accettata una cabina di “regia”, seppur composta da alcuni intellettuali rispettabili ma che non possono, di certo, applicare al nostro partito e quindi ai suoi militanti una formula che se non è il "Renzusconellum" alias "Porcellum-bis" di Renzi e Berlusconi, si configurerebbe come una richiesta di “bassa manovalanza” buona solo per andare a raccogliere le firme: “Abbiamo criticato giornalmente Grillo e Renzi per mancanza di democrazia, ma il primo almeno permette il voto online e il secondo organizza le primarie dentro e fuori il suo partito. Al confronto con i “sei saggi”, Grillo e Renzi sono dei campioni di democrazia.”.

    Tutto ciò premesso, le compagne ed i compagni che sottoscrivono la presente lettera aperta, si impegnano a portare avanti nelle diverse istanze e livelli del Partito tali posizioni politiche. Esprimendo, altresì, il proprio pieno sostegno per le prossime elezioni europee ad una lista “unitaria” della sinistra radicale e comunista, promossa dal Partito della Rifondazione Comunista, insieme ad altri partiti, movimenti e associazioni, a sostegno della candidatura del compagno Alexis Tzipras a Presidente della Commissione dell’Unione Europea, con delle candidature avanzate e discusse all’interno delle rispettive Federazioni del nostro Partito e che poi siano affiancate nei diversi collegi elettorali da quelle espresse dagli altri soggetti (partiti, movimenti e associazioni) che sosterranno la lista unitaria.

    Spiegando, inoltre, la propria contrarietà al percorso lanciato ed indicato nei giorni scorsi con la lettera aperta a firma di Barbara Spinelli, Andrea Camilleri, Luciano Gallino, Paolo Flores d’Arcais, Marco Revelli, Guido Viale, non ritenendo accettabile l’espropriazione del diritto democratico per i nostri militanti e per il nostro Partito di essere parte agente nella discussione, confronto e definizione della lista stessa; tenuto anche conto che la proposta di candidatura di Tzipras è stata fatta dal compagno Paolo Ferrero già da ottobre, poi assunta dalle forze della Sinistra Europea riunitesi a dicembre a Madrid e che la stragrande maggioranza delle firme da raccogliere graverà come sempre sulle spalle dei nostri militanti e non di certo, purtroppo, su molti altri.

    Impegnando, infine, le compagne e compagni che sono anche membri nella Direzione Nazionale ed al Comitato Politico Nazionale di sostenere, nei rispettivi organismi, la proposta di una grande mobilitazione unitaria delle forze della Sinistra Europea, da tenersi entro la metà di maggio e da svolgersi in contemporanea in tutte la capitali dove le nostre forze sono già presenti (Lisbona, Madrid, Bruxelles, Parigi, Berlino, Roma, Atene…) e che esprima: la propria contrarietà ai Trattati ed Accordi prodotti negli anni dall’Unione Europea, la propria volontà di rompere con la forma attuale di una Unione al servizio della Troika e ponga anche la messa in discussione della moneta unica, oltre a sostenere la candidatura del compagno Alexis Tzipras a Presidente della Commissione Europea.

    Roma, 7 febbraio 2014

    Claudio Ortale (CPN), Andrea Fioretti (CPN e Direzione Nazionale), Massimo La Bella (CPF Roma), Raul Mordenti, Renato Caputo (CPF Roma), Cinzia Di Napoli (CPF Roma), Andrea Ilari (CPF Roma), Patricia Tabares (CPF Roma), Roberto Villani (CPF Roma), Alberto Gandolfi (Circolo “Panzironi” Primavalle), Pasquale Vecchiarelli (Circolo “Torpignattara”), Tiziana Uleri (Circolo “Panzironi” Primavalle), Riccardo De Angelis (Circolo “Trastevere”), Laura Scappaticci (CPF Roma), Biagio De Masi (Circolo “L. Cicinelli” Roma XIII), Alessandro Vichi (Circolo “Panzironi” Primavalle), Giovanni Ammendola (CPF Roma), Rosalinda Renda (CPF Roma), Tommaso Roselli (Circolo “Panzironi” Primavalle), Claudio Simbolotti (Circolo “Primo Maggio” Corviale), Mauro Puliani (Circolo “Panzironi” Primavalle), Federica D’Alessandro (CPF Roma), Luigi Casinelli (Circolo “Panzironi” Primavalle), Anita Benassi (Circolo “Appio-Tuscolano”)…