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I cittadini di Kharkov accorrono sotto il monumento a Lenin (video)

Publie le martedì 25 febbraio 2014 par Open-Publishing
7 commenti

Kharkov 3000 persone per proteggere la statua di Lenin ancora in piedi

Messaggi

  • Il rischio oggettivo è che l’Ucraina vada a finire come la Jugoslavia con una guerra civile fratricida su basi regional/nazionaliste, di lingua e di religione ....

    E senza "buoni" e "cattivi" ... anche questi che vanno a difendere il monumento a Lenin ( qualcosa di simile è avvenuto anche ad Odessa) non è che ci vadano in nome del "comunismo" ma in una logica russofona, regionalista, anche "etnica" .... del resto molte altre statue di Lenin e di personaggi similari della ex Urss le aveva già abbattute il governo di Yanukovic ....

    Il problema vero è che Nato e Ue, dando largo spazio a gruppi di veri e propri fascisti, hanno scelto, non importa quanto scientemente, di smembrare l’Ucraina ... e magari ora toccherà anche alla confinante Bielorussia .... in funzione anti-Putin .... una scelta veramente criminale e scellerata ...

    Ma non è che per questo possiamo far diventare Putin e Yanukovic " eroi" della rivoluzione proletaria e del comunismo ... come del resto non lo era Milosevic ...

    Attenzione quindi alle logiche "geopolitiche" portate alle estreme conseguenze .... generano regolarmente "mostri" ....

    • Arriverà un giorno in cui sarà chiaro a tutti che l’attacco a certi personaggi, Stalin incluso, non è altro che l’attacco al SOCIALISMO?
      Quando a Kiev nel dicembre scorso hanno abbattuto la statua di Lenin, col plauso planetario di buonisti progressisti sinistrati, non s’era capito dove andavano a parare con l’Ucraina? Non era bastata la rivoluzione arancione?
      Quindi c’è poco da biasimare il putinismo, questo non è altro che il frutto della disattenzione proprio di certi "comunisti", che in tutta confidenza... ma perché non se lo fanno e rivendicano un bel partito anticomunista? Eppure il panorama ne offre a iosa di lidi cui approdare.
      La storia... questa sconosciuta!

    • "Arriverà un giorno in cui sarà chiaro a tutti che l’attacco a certi personaggi, Stalin incluso, non è altro che l’attacco al SOCIALISMO? "

      Si, vabbè, manco all’ Hotel Lux di Mosca negli anni trenta del secolo scorso ...

      E comunque nè Yanukovic nè Putin sono comunisti, forse lo sono stati in gioventù ..... e le statue di Lenin le hanno buttate giù anche loro prima dei fasci ...

    • Un analisi di InfoAut un tantino più equilibrata ...


      L’impossibile vittoria di Piazza Maidan

      Dal patto siglato nel pomeriggio di venerdì 21 la crisi ucraina è rapidamente precipitata. Repentine manovre di palazzo hanno spodestato Yanukovich costringendolo alla fuga e sostituendo alla piazza in rivolta l’icona martirizzata di Yulia Tymoshenko. Infatti, già nella giornata di sabato, la Rada, il parlamento, scavalcava gli accordi del giorno precedente votando la decadenza di Yanukovich e proclamando le elezioni presidenziali per il 25 maggio. L’ex leader dell’opposizione Tymoshenko – sconfitta da Yanukovich nelle presidenziali del 2010 - veniva liberata dopo due anni di prigionia. Nel frattempo il presidente Yanukovich si dava alla fuga in elicottero.

      La “principessa del gas”, raggiungendo Kiev, ha pronunciato in piazza Maidan un accorato comizio che, inneggiando all’ “Ucraina libera” e alla necessità di “non fermarsi”, ha ricomposto attorno alla sua figura le tensioni irrisolte della piazza in rivolta contro il Presidente. Evidentemente la “soluzione politica” ricercata disperatamente da Yanukovich non garantiva sufficiente stabilità attraverso un accordo con l’opposizione dell’estrema destra nazionalista. La battitrice libera Tymoshenko è così tornata clamorosamente alla ribalta garantendo la continuità del blocco oligarchico ucraino, lasciando assaggiare ai rivoltosi solo il saccheggio della lussuosa villa di Yanukovich alle porte della capitale.

      I media main-stream occidentali proclamano la fase post rivoluzionaria. Maidan viene smobilitata. Il parlamento nomina lo speaker dell’aula, Oleksandr Turčinov, presidente ad interim. Turčinov, alleato di Yulia Timoshenko, stabilisce che entro il 25 febbraio il parlamento dovrà formare un governo di unità nazionale. Nel frattempo il Partito delle Regioni scarica Yanukovich accusandolo di aver tradito l’Ucraina, mentre il ministro dell’interno, Arsen Avakov, annuncia che è stato emesso un mandato d’arresto per l’ormai ex Presidente. Una rapida evoluzione dei fatti che condanna i germi delle possibili tensioni di classe contro lo strapotere delle oligarchie covate sotto le ceneri di Maidan a restare inespresse e a farsi passivamente spazzare via dal golpe della Tymoshenko, la quale non esita ad annunciare che si candiderà alle prossime elezioni.

      I piani si complicano strappando la crisi ucraina alla rivolta di Maidan e proiettandola quasi interamente sul livello alto delle influenze geopolitiche a garanzia degli interessi del grande capitale internazionale. La Russia inizia a mostrare un certa preoccupazione, sebbene la Tymoshenko non le risulti necessariamente avversa. Anzi, la grande magnate dell’energia contrastò, in quanto lesiva dei propri interessi finanziari, la politica filo-occidentale dell’ex presidente Yuschenko, culminata nella crisi del gas del 2006 con la Russia. Yuschenko fu già alleato della Tymoshenko durante la cosiddetta rivoluzione arancione del 2004. Allo stesso modo la Tymoshenko, viene corteggiata dalla BCE e dal FMI i quali si dicono pronti agli aiuti. Se il neo presidente ad interim Turcinov ha dichiarato che “L’Ucraina è sull’orlo del default”, la Presidente del FMI Lagarde ha posto le sue condizioni: “ci sono riforme economiche che erano sul punto di essere attuate, così da poter far partire gli aiuti della comunità internazionale”. La Merkel, dal canto suo, chiede alla rediviva leader ucraina di tenere unito il paese non tanto per amor di patria, quanto per non consegnare la parte orientale, la più ricca, alla reazione russa.

      Anche le formazioni della destra nazionalista e fascista, attivissime nella rivolta di Maidan e rafforzatesi in questa, con il ritorno della Tymoshenko si trovano espropiate del bersaglio presidenziale. Così le tensioni della rivolta contro Yanukovich vengono da queste re-indirizzate verso il basso nell’attacco agli ucraini russofoni che diventano, per estensione dell’eredità storica e simbolica della Russia sovietica, i filo-russi, le forze comuniste e di sinistra tout court. I livelli bassi dell’attivazione sociale contro Yanukovich, che pure in piazza Maidan al di là delle forze nazionaliste trovarono una nuova dimensione di appartenenza nello scontro diretto verso l’alto contro la corruzione della classe politica degli oligarchi, si trovano ora schiacciate in questa corsa al massacro. Due giorni fa il parlamento ha proclamato l’ucraino lingua ufficiale anche delle regioni russofone orientali e mentre in tante città le sedi delle organizzazioni di sinistra vengono devastate o date alle fiamme, in Crimea e in tante zone a est del paese si costituiscono “Brigate popolari” pronte a difendersi e a scontrarsi con le milizie nazionaliste ucraine.

      Insomma, un processo di rivolta certamente ambiguo e contradditorio, ma ricco in tanti passaggi di strade non praticate, viene ricondotto a una frattura inter-etnica piena di sedimentazioni storiche e culturali. Nel frattempo, con un abile colpo di mano, la Tymoshenko, si propone come la carta perfetta per molti nella partita giocata sui destini politici del paese: la figura delle mediazioni impossibili perché capace alla fine di Maidan di imporre prima di tutto la continuità del regime oligarchico in Ucraina.

      http://www.infoaut.org/index.php/blog/conflitti-globali/item/10802-ucraina-limpossibile-vittoria-di-piazza-maidan

    • E dove avrei scritto che sono comunisti?
      Sempre sto vizio di rigirare la frittata!
      I nomi sei sempre tu che li metti in ballo... ti mancano le Foibe e il quadro è completo!
      Ho scritto solo che a quelli come te è stata data grande gioia con l’abbattimento della statua di Lenin (e non solo la sua) quindi fatti una domanda e datti una risposta sul cosa significhi l’abiura dei simboli.
      Buttarla in caciara è la maniera più subdola per attaccare il socialismo, prassi dalla quale non riesci a liberarti.
      Peccato che non ti va mai liscia però.

    • A me francamente questo dibattito sembra pure follia.

      Che Usa e Ue utilizzino criminalmente qaidisti ( nei paesi musulmani ) e veri e propri nazisti come nel caso dell’Ucraina per i loro sporchi interessi geopolitici e geoeconomici è una cosa di una evidenza estrema ed incontestabile.

      Ma è altrettanto evidente ed incontestabile che una "sinistra" sdraiata sugli Assad o sugli Yanukovic, cioè su tirannelli e satrapi che nulla hanno a che vedere nemmeno da lontano non solo col marxismo ma nemmeno con una vaghissima idea di sinistra è segno di assoluta inadeguatezza.

      Lasciamo poi perdere ogni pretesa di addirittura riconoscere a Putin ( pretesa questa si in larga comunanza anche con parecchi fascisti o rosso/bruni che dir si voglia) un ruolo antimperialista.

      Tutto questo poteva avere un vago senso, anche se per me era profondamente sbagliato anche allora, quando al mondo c’erano i due blocchi contrapposti, Usa ed Urss ed in qualche modo la logica manichea del "o di quà o di là" era comprensibilmente diffusa pure se anche allora, a mio giudizio, questa logica costituì un grave errore di analisi.

      Già con l’entrata della Cina ancora di Mao nel gioco della politica di "potenza", questo schema era comunque subito morto e sepolto.

      Debbo ricordare che la Cina fu, ancora prima degli Usa, il primissimo stato che riconobbe il Cile di Pinochet ? E che solo qualche anno più tardi, nella stessa aberrante logica, sarà l’Urss a riconoscere per prima il regime dei generali argentini ? Infamie per le quali ancora oggi, in una America Latina pur fortunatamente in larga parte in mano a governi a vario titolo di sinistra, il termine "comunista", salvo in Cile, è di fatto bandito ?

      E tutto, in tutto questo, ancora ragioni, come giustamente già detto prima di me, come se stessimo ai tempi della Terza Internazionale ?

      E ammesso pure che sarebbe il caso di rifarla una nuova Internazionale, anche se per i motivi suddetti sarebbe assai difficile chiamarla "comunista" come dimostrano anche tutti gli anguillamenti intorno alla denominazione da dare alla improbabilissima "Lista Tsipras" italiana per le europee, chi vorresti metterci dentro, pure Putin, Assad, gli ayatollah iranian, gli Hetzbollah libanesi e magari pure il tizio che governa adesso la Bielorussia di cui mi sfugge il nome ? Più che una nuova Internazionale sarebbe una specie di cloaca massima, a mio giudizio.

      Il grande Vittorio Arrigoni diceva "restiamo umani" e già questo mi sembra, nella situazione odierna, uno slogan rivoluzionario.

      Ma io dico pure, pur nei limiti che a questa denominazione hanno dato scelte sciagurate del passato remoto ed anche più recente, "restiamo comunisti".

      Comunisti appunto, cioè seguaci di Marx, Engels e Lenin. E non altro.

    • Ciò che rende i dibattiti pura follia è la distorsione dei concetti espressi in apertura di detti dibattiti.
      Ora che "una sinistra sdraiata sugli Assad o sugli Yanukovic" ottenga cittadinanza nei quesiti argomenti non fa che imbrogliare ulteriormente qualsiasi pur deficitaria analisi.
      Non si evince nessun endorsement, almeno per quanto mi riguarda, a certi "personaggi", né se ne rimpiangerebbe la loro scomparsa, la questione è ben altra.
      Se "Comunisti appunto, cioè seguaci di Marx, Engels e Lenin. E non altro"
      vogliamo prenderla a chiosa dell’intero scambio d’opinioni, dobbiamo necessariamente capire perché si abbatte una statua di Lenin (non era questo uno dei motivi del contendere?) nell’indifferenza assoluta dei comunisti, ad opera di milizie nazifasciste foraggiate dalle "democrazie" vincenti, oggi più che mai in espansione... non è forse Lenin che dobbiamo ricondurre appunto a Engels e Marx? Come non vedere in questo una ragione per arrivare ai due, per osannarli forse?
      I due padri del Manifesto non ci sono più ma restano inattaccabili, ormai da decenni anche i più sfegatati capitalisti anticomunisti glissano su eventuali giudizi, la storia ha ampiamente collocato il loro pensiero al di fuori di ogni revisionismo... allora rimane Lenin, e poi ci sarà qualcun altro, e altri ancora, finché non arriveranno paradossalmente anche al citato Arrigoni.
      E’ un percorso obbligato, la storia ne offre ampia documentazione.
      E poi ci si infila pure Tsipras, Putin, Mao, e poi i blocchi della guerra fredda, e poi gli errori della sinistra, e poi e poi... e poi come al solito succede che si perde cognizione sul cosa si è e da dove si viene.
      Tralasciamo poi la storia dei "rosso bruni", una favola ben architettata dal revisionismo fascista, una favola che vorrebbe far passare per mezzi rossi e mezzi neri spudorati fascisti che di rosso non hanno neanche il sangue.
      E’ stucchevole solo starne a parlare, la storiella di fresco conio di Fusaro sta lì a testimoniare quanto sia ridicolo solo dargli importanza.