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14-15 marzo - Quando l’ingiustizia si fa legge ribellarsi è necessario

par Movimenti contro austerity e precarietà

Publie le martedì 11 marzo 2014 par Movimenti contro austerity e precarietà - Open-Publishing
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Gli ultimi provvedimenti giudiziari con le misure cautelari di Napoli e Roma che hanno colpito il movimento dei disoccupati e quello per il diritto all’abitare, ci restituiscono, nello spaccato sociale rappresentato dalle persone colpite, un profilo del conflitto decisamente nuovo. Non sono solo gli attivisti i soggetti coinvolti ma un numero ingente di uomini e donne impegnati/e in una lotta fortemente connotata nella difesa di diritti primari come la casa e il reddito. Così la scena del crimine si arricchisce di nuove figure che diventano protagoniste del copione repressivo al pari di chi è alle prese con i processi legati alla mobilitazione No Tav, alla manifestazione del 15 ottobre o alle giornate di Genova 2001.

Le pratiche di conflitto e l’irriducibilità ad una legalità imposta dentro un modello di sviluppo in crisi, sembrano i due nodi sul quale oggi si costruiscono trincee opposte. Da una parte una società sofferente per un disagio evidente e dall’altra un sodalizio di potere che intende uscire da questa fase storica senza perdere profitti e rendite di posizione. In questo contesto sembrano saltate le mediazioni sociali possibili e legittime rivendicazioni affermate con “eccessiva” forza vengono colpite duramente con lo strumento della privazione della libertà, monito e azione preventiva nello stesso tempo. Lo strumento della detenzione e le misure coercitive in genere, diventano la risposta istituzionale verso settori sociali sempre più larghi, con un’attenzione particolare sulla disponibilità a rispettare le regole: laddove non si percepisce ravvedimento la sanzione assume forme maggiormente dure. Questo avviene con l’uso di una legislazione che punta più alla repressione che alla definizione di strumenti sociali adeguati.

Le prigioni sono piene di giovani fermati per qualche grammo d’erba, di migranti, di chi sbarca la crisi fuori dalla legalità e a questi si vanno aggiungendo anche coloro che provano ad emancipare la loro condizione attraverso le lotte, come chi occupa una casa, difende il proprio territorio dal saccheggio della rendita o si pone in contrapposizione con la logica dei profitti legata ai flussi migratori. Uno spaccato al quale affiancare tutti coloro che sono colpiti a vario titolo da misure quali daspo, fogli di via, articolo 1, espulsioni. Un’affollata compagnia giudicata indisponibile e socialmente pericolosa. Un’altra caratteristica distintiva degli attuali percorsi giudiziari che colpiscono l’attivismo sociale è data dalla costituzione di gruppi di lavoro (pool) della Procura connotati in chiave anti-terroristica e anti-eversiva. Le lotte vengono indagate come ipotesi criminali e non come fenomeni sociali, quindi classificate, laddove più forti, come violente e delinquenziali. Con l’aggravante di associare insieme più soggetti potenzialmente pericolosi e in grado di “ricattare” amministrazioni e istituzioni. Una lettura utile per decidere poi le restrizioni necessarie ad impedire libertà di movimento e forme costituenti di contropotere sociale.

Tutto questo interroga non solo i movimenti sociali, il sindacalismo conflittuale, alle prese con il tema della democrazia e della rappresentanza che non sembra poi così distante dalle questioni sollevate sopra, e le forze politiche sensibili, ma investe anche il corpo giudiziario, avvocati e giudici compresi. Il tema della legalità e della legittimità delle pratiche di lotta, dei comportamenti individuali o collettivi di resistenza nella crisi, del diritto alla rabbia e alla rivolta, è centrale in questo momento storico. Così come si modificano i dispositivi del controllo e le azioni coercitive, anche gli strumenti da giustapporre devono avere maggior forza e consapevolezza dell’attacco subito.

Il diritto alla morosità e all’insolvenza, di resistenza ad uno sfratto, di un’occupazione per necessità, di bloccare una strada, invadere un municipio, sabotare un’opera invasiva e distruttiva per il territorio, coltivare una pianta di marijuana, fotocopiare libri, fare spesa sociale in un supermercato, interrompere i flussi delle merci per rivendicare diritti, scioperare fuori dalle regole concordate da sindacati complici, usare gratuitamente i mezzi pubblici, rifiutare forme di controllo come la tessera del tifoso. Tutte pratiche abbondantemente in uso e ampiamente contrastate nella quotidianità individuale e collettiva. Il contrasto che viene prodotto assume connotati repressivi comuni e tende ad impedire una possibile omogeneizzazione dentro ipotesi sociali plurali. La percezione di un diffuso rifiuto ad accettare di pagare i costi della crisi, porta all’adozione delle contromisure necessarie e le pratiche più o meno consapevoli di resistenza e riappropriazione devono essere fermate con ogni mezzo. Da qui le pesanti condanne, le rigide misure, le vessazioni e i provvedimenti cautelari preventivi. La sorveglianza nei confronti dei comportamenti dettati dall’esclusione sociale sia organizzati che individuali sta poi assumendo aspetti di disgregazione e isteria della sicurezza, utili ad alimentare spinte alla delazione, dal numero di targa a chi parcheggia sulle strisce alla denuncia di comportamenti anomali del vicino di casa. Una società dove chi sta bene denuncia chi sta male.

Nuove pratiche di cittadinanza e di “potere” altro si affacciano dentro la crisi e disegnano città e territori in rotta di collisione con l’attuale modello di sviluppo. L’impianto giuridico che fa i conti con queste pratiche e questi comportamenti va messo in discussione sia sul piano della mobilitazione di massa sia su quello strettamente legale.

Sabato 15 Marzo ore 12

Piazze tematiche

 "Sistema carcerario e controllo sociale"

Metro Rebibbia
Via Tiburtina 956

 "Frontiere e libertà di movimento"

Piazza Indipendenza

 "Territori contro le devastazioni ambientali"

Stazione Tiburtina

 "Precarietà abitativa e sociale contro l’austerity stop privatizzazioni, difendiamo i beni comuni"

ex deposito Atac (San Paolo)
Via Settimio Severo

Sabato 15 Marzo ore 15

Corteo Nazionale

da Metro Piramide
al Ministero della Giustizia

https://www.facebook.com/events/628781187197550/?ref=notif¬if_t=plan_user_joined

Portfolio

Messaggi

  • Sabato 15 Marzo 2014

    Roma, #15M: 5000 in corteo. Quando l’ingiustizia si fa legge ribellarsi è giusto!

    Dopo il partecipato e ricco dibattito nazionale "Legalità vs legittimità" tenutosi ieri pomeriggio, la due giorni romana è proseguita oggi con una giornata di iniziative per le strade della capitale.

    La mattinata si è aperta alle 12 con le quattro piazze tematiche dislocate per Roma che hanno portato temi e lotte differenti, da quello del sistema carcerario a quello dei migranti e della libertà di movimento (in continuità con le mobilitazioni contro i Cie delle scorse settimane), dalle lotte contro le devastazioni ambientali a quelle contro austerity e privatizzazioni.

    Successivamente le varie piazze sono poi confluite tutte a Piramide, dove alle 15 era fissato il concentramento per il corteo nazionale lanciato con lo slogan "Quando l’ingiustizia si fa legge, ribellarsi è necessario". Una manifestazione pensata non come momento rituale contro la repressione, bensì in continuità con la giornata dislocata nei territori dello scorso 22 Febbraio, un momento di lotta in cui riaffermare il diritto al conflitto da parte dei tanti movimenti sociali che quotidianamente si battono contro impoverimento, devastazioni, sfratti, reclusione e criminalizzazione dei migranti.

    Nonostante alcune provocazioni da parte delle forze dell’ordine - che hanno fermato e trattenuto due pullman provenienti da Napoli che stavano raggiungendo il corteo (ottenendo come bottino semplicemente il sequestro di qualche casco e l’identificazione dei compagni a bordo...), nel pomeriggio 5000 persone si sono mosse in corteo verso la meta annunciata del ministero della Giustizia.

    ore 19,30

    La manifestazione è tuttora in corso e poco fa il corteo è arrivato sotto il (blindatissimo) carcere di Regina Coeli al grido di "Liberi tutti, Libere Tutte!". Sotto il carcere c’è poi stato un breve intervento di Oreste Scalzone.

    ore 21

    Il corteo è terminato intorno alle 20 sotto il ministero della Giustizia, dove si sono susseguiti gli interventi delle tante realtà e movimenti che hanno animato la giornata di oggi e il dibattito di ieri e che hanno rilanciato tutti assieme verso i prossimi appuntamenti della fitta agenda di lotta primaverile, in particolare la mobilitazione nazionale del 12 aprile.

    http://www.infoaut.org/index.php/blog/prima-pagina/item/11020-roma-#15m-5000-in-corteo-quando-lingiustizia-si-fa-legge-ribellarsi-è-giusto