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Maggior frutta nei succhi? Fa male alla salute delle multinazionali

par zag(c)

Publie le giovedì 27 marzo 2014 par zag(c) - Open-Publishing
4 commenti

Si vuole avere un esempio di qual’è la logica, gli interessi prioritari del nostro sistema istituzionale e “rappresentativo”? La retorica vuole che siano gli interessi collettivi, il “bene della collettività”, la supremazia del “bene comune” rispetto agli interessi dei singoli o delle lobby. Cazzate! Lo sono sempre state, ma oggi ancora di più.
Esempi, dicevo. Tantissimi, ma l’ultimo in ordine di tempo , ma certamente non in ordine di importanza è stato la bocciatura di un emendamento presentato da deputati del Pd Nicodemo Oliverio e Michele Anzaldi in Commissione affari costituzionali della Camera, emendamento già approvato a gennaio contro il parere dell’allora governo Letta. Anche allora come oggi il rappresentante del governo il sottosegretario Sandro Gozi, anch’esso del PD, ha reso parere contrario, ottenendo la maggioranza e quindi la decadenza dell’emendamento. Di cosa si tratta?
Oggi la quantità minima di frutta presente nelle bibite, nei succhi e bevande analcoliche è del 12% . A sentire il parere dei medici, nutrizionisti, insomma i tecnici dell’alimentazione e dello stare bene in salute occorrerebbe che questa percentuale passasse almeno al 20%. Ed era appunto questo il contenuto di quell’emendamento. Ma è stato bocciato, come dicevo e la motivazione ufficiale è stata che questa norma avrebbe portato nocumento all’industria produttrice di bevande alla frutta e soprattutto alle multinazionali che hanno praticamente il monopolio in questo settore del mercato. L’incremento della quantità minima, porterebbe non solo danno all’industria, dicono le lobby dell’industria, ma vedremmo gli scaffali dei supermercati pieni di bevande di produzione estera E già questa la dice lunga sulla risibilità delle motivazione, Risibilità che rende sospetta le motivazioni, che naturalmente hanno altre radici.
Di parere contrario, naturalmente, c’è il buon senso, la logica e anche , in termini economici "Il parere contrario del governo alla quota minima obbligatoria di frutta nelle bevande analcoliche è una posizione che va contro il nostro comparto agricolo, i produttori di frutta e la salute dei nostri figli". E’ il commento della parte avversa che ha una ragionevole validità e coerenza. Da un lato gli interessi delle multinazionali, dall’altra quella della salute dei nostri figli e non solo, ma anche di un settore, quello dell’agricoltura che tutti si riempiono la bocca quando si tratta di fare comizi elettorale nelle nostre campagne. La Coldiretti ricorda che, con l’aumento al 20% del contenuto minimo di frutta nelle bevande analcoliche prodotte e commercializzate in Italia, 200 milioni di chili di arance all’anno in più sarebbero ’bevute’ dai 23 milioni di italiani che consumano bibite gassate. "L’Italia con il primato europeo nella qualità e sanità degli alimenti - conclude Moncalvo - ha il dovere di essere all’avanguardia nella battaglia per cambiare norme difese in Europa solo dalle grandi lobby industriali". Come dargli torto, questa volta? Questa volta che i suoi interessi coincidono con quelli della salute pubblica?

Ma chi è il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina? Rappresenta esattamente tutto quello che vi è di falso e menzognero nella campagna mistificatoria che vuole il giovane , di bella presenza, istruito, di buona famiglia come il plus non ultra per chi vuole fare della “buona politica” Neodem da sempre, prima nelle file di Franceschini, poi di Veltroni, e saltato sul carro dei renziani che lo ha accolto come modello da presentare nei salotti buoni. E certamente non gli fa fare brutta figura. E il suo parere contrario all’emendamento è certamente una sua carta vincente da includere nel suo curriculum vitae.

Ma dove sono le belle parole, le strombazzate del buonista Renzi, del suo fare a favore degli italiani e dell’Italia? Esattamente in questa bocciatura di quell’emendamento , che certamente non avrebbe cambiato il corso della nostra storia, ma che è sintomatico di quali sono i veri interessi da lui e dal suo entourage salvaguardati

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Messaggi

  • non sono d’accordo! Se venisse aumentata la percentuale di frutta obbligatoria semplicemente tutte le multinazionali abbandonerebbero l’Italia in quanto non sarebbe per loro conveniente produrre e/o importare nella sola Italia con grave danno per l’economia ed aumento della disoccupazione. Alla fine al supermercato ci sono succhi di frutta di tutti i generi con percentuali che arrivano al 100% di frutta ( anche se non capisco come facciano a dire che è il 100% se viene "rigenerato" da frutta in polvere), c’è il biologico, il fresco ed è il consumatore a scegliere se comprare una Fanta( tanto per dire una marca comune) al 12% o un altro al 50% o al 100%. Imporre per legge percentuali astruse, anche se fosse possibile visto che materia comunitaria e non italiana, è assurdo e mi pare pure retorica sostenere che lo si dice " per sostenere i coltivatori italiani" che invece sarebbe i primi danneggiati .
    michele

    • Quindi è preferibile mandare la frutta a KM 0 al macero piuttosto che utilizzarla per le bibite? Altrimenti le multinazionali andrebbero via! Ma che discorsi sono?. A parte il fatto che mandare la frutta al macero o lasciarla marcire sugli alberi ha un costo che nessuno contabilizza , ma che andrebbe fatto. Questo ragionamento fa il paio con quell’altro che dice o lavorate a salario da fame, senza diritti e senza dignità altrimenti le aziende vanno altrove. E anche il discorso della varietà di scelta al supermercato è una bufala. Si ha veramente possibilità di scelta quando si ha parità di prezzo. Se si imponesse per legge la percentuale al 20% ( per la salute di tutti e il benessere generale) tutti sarebbero costretti ad adeguarsi e quindi i prezzi si abbasserebbero. Se è vero quanto ci raccontano i testi sacri dell’economia di mercato. O è una bufale quel che ci raccontano?

  • Io di " economia di mercato" ne capisco pochissimo ma mi sembra che alzare ope legis la percentuale minima di frutta nelle bibite ( ripeto, solo per amore di discussione visto che è materia comunitaria e non italiana) non mi sembra un provvedimento che Pareto o Ricardo avrebbero approvato.Scherzi a parte è la logica di mercato che impone ad una azienda di andarsene quando le condizioni di mercato non gli fanno fare il profitto che si aspetta. E’ di tutta evidenza che imporre un costo esclusivamente sulla merce che vende in Italia avrebbe solo due possibili effetti: o lo scarica sul consumatore o chiude e se ne va " accontentandosi" di fare utili in tutti gli altri paesi d’Europa. Un’azienda non è un’azienda di beneficenza: investe del danaro nel suo funzionamento e deve fare un’utile che copra i costi più un minimo per la remunerazione del capitale investito (che si chiama R.O.E.). Se tu mettessi una tassa supplementare su un certo tipo di azienda ( per es. scarpe) l’azienda o aumenta il prezzo delle scarpe o le va a produrre in un altro paese .
    Per quanto riguarda la frutta che marcisce sugli alberi rem acu tetigisti perchè io produco un pò di frutta biologica ( niente di grandioso solo qualche quintale di mele, ciliege e pere) e marcisce sempre sugli alberi perchè i costi per raccoglierla sono superiori al prezzo pagato per cui alla fine ne raccolgo un pò per me ed i miei amici ed il resto, purtroppo marcisce o se la mangiano i cinghiali che hanno capito dove si possono mangiare delle ottime mele.
    Comunque alzare il contenuto di frutta nelle bibite è impossibile e lo prova il fatto che già qualche anno fa ( se non sbaglio una decina) fu fatta la proposta di legge ma fu bocciata dalla Comunità Europea.
    Perchè sarebbe una bufala la varietà di succhi di frutta nei super mercati? Io li ho visti, ne sono sicuro! Compra solo i 100% frutta e tutte le aziende si adegueranno.
    michele

    • Le aziende son libere di andarsene, se ritengono non profittevole il business, la politica , invece, DEVE, tutelare e pensare al bene comune e alla salute dei propri cittadini. La politica deve fare il proprio mestiere, come i capitalisti il proprio. La salvaguardia del Made in Italy , con cui tutti si riempiono la bocca passa anche da qui. Non solo! Ma accanto a questo la politica deve porsi il problema del cibo a KM 0. Il Laissez-faire del libero mercato abbiamo visto dove ci ha portato. E’ ora che la politica prenda e ponga le regole a che si riconducano le cose , ripeto, non per il bene dei capitalisti e del profitto, ma per il bene comune e la salute dei propri cittadini.
      E noi cittadini dovremo avere a mente quali sono le nostre esigenze e i nostri bisogni. e battersi per questi