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Se non ora, quando?

par zag(c)

Publie le venerdì 4 aprile 2014 par zag(c) - Open-Publishing

Dobbiamo collegare meglio lavoro e formazione perché c’è tutto un mercato che non ha competenze pronte ad essere spese. Dobbiamo fare noi un lavoro migliore, deve esserci un mercato più pronto e preparato ad accogliere questi giovani".
Cosi la il ministro per l’Istruzione, Stefania Giannini( anche se la presidente dell’Accademia della Crusca Nicoletta Maraschio ha sentenziato che i titoli devono essere declinati al femminile, se si tratta di donne. Quindi, la ministra)

E stiamo parlando del meglio che si possa trovare sul mercato, stante al mantra ideologico , femminista e afflitto da sindrome di Peter Pan, che ci pervade da alcuni decenni a questa parte. E’ donna ed è pure giovane.!
Il problema della disoccupazione secondo la ministra sta nel fatto che non ci adeguiamo sufficientemente al mercato. Il mercato chiede, ma noi non sappiamo rispondere. Quindi compito della scuola, delle università è insegnare e preparare per quel che chiede il mercato. Non per la cultura, non per rendere sufficientemente adeguati i giovani al senso critico, a capire, a comprendere ad affrontare la società e le sfide anche culturali che la società ci presenta. No! Ma preparare, adeguare i giovani a rispondere supinamente a quel che il mercato chiede!
Ma al di là di questo aspetto ideologico,( e qui per ideologico non si intende idealistico, ma concreto. Cioè teoria e praxis) , l’aspetto che voglio sottolineare è quello che vede la società completamente al di fuori della realtà. E questa visione, credo è dovuta a due cause.
O i politici dispongono di dati, di riscontri di dati oggettivi che noi non abbiamo, che gli economisti non hanno, che gli studi statistici ancora non hanno rilevato, che persino la Commissione Europea non dispone nelle sue analisi e studi.
Oppure che sanno quel che sappiano noi, ma poiché il loro obbiettivo è diverso da quel che professano a parole e poiché svelarlo apertamente sarebbe traumatico per la plebe , per noi poveri e facilmente impressionabili umani, allora cercano con rocambolesche mascherature, con giri di parole, di dirci che non è rosso quel che vediamo, ma solo una sfumatura di rosso quasi tendente al bianco, Anzi è proprio bianco.
Delle due l’una.
E fuor di metafora.
Anche la giovane e donna ministra naturalmente non si sottrae al compito che le è stata assegnata. Che ripeto non è come uno si potrebbe aspettare di rendere la scuola pubblica e l’istruzione, sempre più efficace ed efficiente, più adeguata alla modernità e alle sfide culturali del nostro tempo di crisi . Il suo compito, così si è impegnata a perseguire, è non solo tagliare i costi alla scuola pubblica tale da renderla sempre meno efficiente e quindi sempre meno pubblica , ma anche di trasformarla in una fabbrica di robot umani, di macchine pronte al lavoro e alle richieste ed esigenze del mercato. Tale da avere una scuola privata efficiente e aperta alla high class, per la preparazione della nuova classe dirigente, ed una pubblica per preparare le nuove giovani braccia, all’esigenza del mercato

E per rendere credibile questo suo compito trasforma la realtà e ce lo mostra come la fuori ci fosse un capiente e prosperoso ventre materno che è il mercato, che non aspetta altro che giovani e forti braccia e menti da accogliere nel suo seno per darli prosperità e serenità. Solo che noi non siamo adeguati, e la scuola con noi, non siamo sufficientemente preparati, ancora non ci meritiamo tutta questa bontà e questa magnanimità. Siamo, come declinavano i suoi predecessori, o troppo bamboccioni, o troppo choosy, troppo esigenti, poco disposti al sacrificio, non flessibili alle esigenze del mercato e cosi su questa rotta ideologica.
E’ questa la causa della crisi e dell’aumento dell’occupazione! Per fortuna che Renzi ci sta pensando per quanto riguarda le regole del lavoro, i lacci e laccioli con il suo Job Act, meno formalità e più sostanza; meno diritti e salario è più sudore della fronte. Alla ministra il compito di preparare fin da bambini a questa “nuova e moderna” mentalità.

In fondo la crisi serve anche a questo. Le rivoluzioni se non si fanno quando vi è la crisi , ma quando la faranno?

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